Numeri identificativi per le forze dell’ordine
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
L’introduzione dei codici identificativi per le forze dell’ordine è un tema che ciclicamente torna a occupare il dibattito pubblico italiano. Per evitare che fenomeni di violenza nel corso di azioni di polizia possano rimanere impuniti, molti Stati europei hanno da tempo introdotto i cosiddetti collar number (numeri sul collo) o shoulder number (numeri sulla spalla). Si tratta di codici alfanumerici identificativi usati per riconoscere i singoli agenti di polizia in situazioni di confusione o in caso di travisamenti dovuti ad assetti antisommossa.
Secondo i sostenitori dei codici alfanumerici, questi permetterebbero di identificare gli agenti responsabili di violenze fuori controllo e di violazioni dei diritti umani. Favorirebbero, inoltre, una sorveglianza reciproca che servirebbe come deterrente a dissuadere da eventuali violazioni dei codici di comportamento. Anche l’Unione Europea e le Nazioni Unite si sono espresse favorevolmente all’introduzione nei singoli Stati di elementi che favoriscano il riconoscimento degli agenti di polizia. I detrattori, invece, ritengono che i codici personali esporrebbero eccessivamente gli agenti, aumentando i rischi a loro carico. La maggior parte degli Stati membri dell’Unione Europea ha introdotto già da tempo l’uso dei codici: Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
I codici identificativi sono una garanzia per i cittadini e per le forze dell’ordine
Amnesty International Italia ha lanciato una nuova campagna per chiedere i codici identificativi delle forze di polizia, dopo l’appello fatto nel novembre 2018 rivolto all’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini e al capo della Polizia Franco Gabrielli. Tra le forze politiche che maggiormente si sono battute negli anni per l’introduzione dei codici identificativi in Italia ci sono i partiti della sinistra. Sinistra Italiana e poi LeU hanno depositato diverse proposte di legge in merito. Anche il Movimento 5 Stelle, +Europa e i Radicali sono favorevoli all’introduzione dei codici. I pentastellati nel luglio del 2019 hanno presentato un emendamento, poi bocciato, al decreto Sicurezza bis che prevedeva l’uso di codici e bodycam per i servizi di ordine pubblico.
I sindacati di polizia si sono schierati contro le proposte di introduzione dei codici identificativi per gli agenti in servizio d’ordine pubblico. Il segretario generale del sindacato autonomo di polizia Stefano Paoloni ritiene che gli identificativi possono portare a lunghi procedimenti penali e a pericoli di schedature. Stesse posizioni sono state assunte da Valter Mazzetti, segretario generale dell’Fsp (Federazione sindacale di polizia) e da Giuseppe Crupi del Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia), secondo i quali i codici identificativi metterebbero a rischio la sicurezza dei reparti di polizia e l’incolumità degli agenti, esponendoli ad azioni di ritorsione mirate.
Fabio Conestà, segretario del sindacato di polizia Mosap, ha espresso invece soddisfazione per la bocciatura dell’emendamento al decreto Sicurezza bis presentato dal Movimento 5 Stelle nel luglio del 2019. Tra le forze politiche che si oppongono fermamente all’introduzione dei codici identificativi c’è la Lega. L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini ha più volte dichiarato pubblicamente la sua contrarietà.