Termovalorizzatori
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
Il dibattito riguardante l'installazione dei termovalorizzatori sul territorio nazionale attraverso l'applicazione dell'articolo 35 del decreto Sblocca Italia riguarda uno dei punti centrali del dibatto politico italiano.
Un primo argomento su cui si dibatte riguarda l'impatto ambientale e sulla salute della popolazione. Se in molti sostengono un impatto pressoché innocuo da parte dei termovalorizzatori, altri sottolineano la pericolosità degli impianti per il territorio, l'atmosfera e la salute dell'Uomo.
Altro argomento riguarda la questione economica e la risoluzione del problema rifiuti. Da un lato c’è chi afferma che l'Installazione dei termovalorizzatori rappresenterebbe un notevole risparmio per le casse dello Stato e una soluzione efficace per lo smaltimento dei rifiuti, dall'altro c’è chi ritiene che gli impianti siano fortemente diseconomici e superflui rispetto a quanto si potrebbe fare attraverso altri metodi come la raccolta differenziata.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
Per alcuni i termovalorizzatori hanno un impatto ambientale trascurabile, per altri sono pericolosi per il territorio, l'atmosfera e l'Uomo. In disaccordo anche sull’aspetto economico: c’è chi afferma che l'Installazione dei termovalorizzatori porterebbe un risparmio per lo Stato e una soluzione per lo smaltimento dei rifiuti, e chi ritiene che siano diseconomici e superflui.
La grande diffusione in Europa di impianti di alta tecnologia per il trattamento dei rifiuti urbani è il risultato di decenni di studi, che hanno permesso di adeguarli alle direttive europee, interpretate e tradotte in norme nazionali e regolamenti dai singoli Stati che devono imporne il rispetto.
Il recupero energetico dei rifiuti solidi urbani è già di per sé un valore aggiunto per l'ambiente e per la salute. L'apporto di un termovalorizzatore sull'inquinamento è dell’1% e, a confronto con le vecchie discariche, c'è una notevole diminuzione delle emissioni di CO2 nell'atmosfera. Le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale ne monitorano continuamente gli impianti e le emissioni.
Il termine termovalorizzatore è fuorviante, si tratta sempre di inceneritori. Studi scientifici sostengono che con la combustione dei rifiuti vengono emesse sostanze tossiche, quali ossidi di azoto e di zolfo, polveri fini e ultrafini, diossine, furani ecc. Le micro-polveri possono causare patologie quali cancro, malformazioni fetali, Parkinson, Alzheimer, infarto e ictus.
Per ammortizzare i costi di costruzione di un inceneritore deve essere garantita per decine di anni una congrua quantità di rifiuti da bruciare. La raccolta differenziata è la soluzione più valida. Essa può arrivare al 70%, mentre il 30% rimanente può ridursi al 15-20% tramite la bioessiccazione, trattamento che rimuove l'umidità e produce Combustibile Solido Secondario e Pellet.
La differenziata non può essere l'unica strada da seguire per lo smaltimento dei rifiuti. Installare altri 8 termovalorizzatori in Italia garantirebbe la formazione di una rete di smaltimento dei rifiuti nazionale, utile al raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Europa. In tal modo risparmieremmo 75mila tonnellate di petrolio all’anno e più di 40 milioni di euro dalla bolletta energetica.
Molte argomentazioni contro i termovalorizzatori derivano da informazioni errate
La grande diffusione in Europa di impianti di alta tecnologia per il trattamento dei rifiuti urbani è il risultato di molti decenni di studi ed esperienze, che hanno permesso di adeguarli alle direttive sempre più severe emanate dalla Comunità Europea, interpretate e tradotte in norme nazionali e regolamenti dai singoli Stati che devono imporne il rispetto.
I termovalorizzatori hanno un impatto ambientale e sulla salute umana notevolmente basso e sono costantemente monitorati
Il recupero energetico dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti assimilabili svolto dai termovalorizzatori è già di per sé un valore aggiunto per l'ambiente e per la nostra salute.
Inoltre, l'apporto di un termovalorizzatore sull'inquinamento prodotto dal traffico è dell’1% e, a confronto con le vecchie discariche, c'è una notevole diminuzione delle emissioni di CO2 nell'atmosfera.
Le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale sono costantemente collegate ai sistemi di monitoraggio degli impianti e visualizzano continuativamente le emissioni.
L'esempio svedese (il progetto Waste-to-energy), dove al netto della prevenzione, del riuso e del riciclo, rimane solo l'1% dei rifiuti da gestire tramite 32 termovalorizzatori, che producono energia termica per circa 950mila abitazioni ed energia elettrica per altre 250mila, è la migliore alternativa alle discariche, con un minore impatto ambientale, tenendo conto sia dei sottoprodotti dell'incenerimento che delle emissioni che derivano dal trasporto.
Il termine termovalorizzatore è fuorviante, si tratta sempre e soltanto di inceneritori.
Esiste ormai una corposa letteratura scientifica a sostegno della tesi secondo la quale dalla combustione dei rifiuti vengono emesse sostanze tossiche e cancerogene, quali ossidi di azoto e di zolfo, polveri fini e ultrafini, diossine, furani, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti, nonché enormi quantità di scorie, ceneri e fanghi.
Da una tonnellata di rifiuti vengono prodotti fumi e 300 kg di ceneri solide e altre sostanze. Le ceneri solide vengono smaltite in una discarica per rifiuti tossici nocivi (estremamente più pericolose delle vecchie discariche). I fumi contengono 30 kg di ceneri volanti cancerogene e 25 kg di gesso. L’incenerimento produce 650 kg di acque inquinate da depurare. Le micro-polveri derivanti dall’incenerimento se inalate dai polmoni giungono al sangue e, di conseguenza, negli organi.
Patologie derivanti dall’inalazione sono: cancro, malformazioni fetali, Parkinson, Alzheimer, infarto e ictus.
L’installazione di nuovi termovalorizzatori non abbatterebbe il costo di smaltimento dei rifiuti: vanno incentivati raccolta differenziata e riciclo
Non porsi il problema di realizzare i termovalorizzatori per risolvere il grave problema dello smaltimento dei rifiuti è un grave errore. La differenziata non può in alcun modo essere l'unica strada da seguire.
Un esempio di questa inefficienza è offerto dalla Capitale, che riesce a gestire poco più della metà dei rifiuti che produce, inviando il resto al Nord Italia o all'estero a dei costi esorbitanti (degli autocarri che trasportano tonnellate di rifiuti).
Installare gli 8 termovalorizzatori necessari su tutto il territorio italiano garantirebbe la formazione di una seria rete di smaltimento dei rifiuti a livello nazionale, utile a contrastare le infrazioni comunitarie a cui l'Italia è sottoposta in questo momento, per arrivare al raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Europa.
I risparmi sarebbero notevoli: 75 mila tonnellate di petrolio all’anno e più di 40 milioni di euro dalla bolletta energetica italiana. La generazione elettrica è di 350 mila megaWattora all’anno, sufficienti per 175 mila famiglie. Oppure si può usare il calore della centrale in parte per produrre elettricità e in parte per il teleriscaldamento.
I termovalorizzatori sono stati finanziati con il 7% della bolletta dell’Enel. Senza tale tassa sarebbero diseconomici.
Inoltre, per ammortizzare i costi imponenti di costruzione di un inceneritore deve essere garantita per decine di anni una congrua quantità di rifiuti da bruciare.
L'alternativa della differenziata è tutt'ora la soluzione più valida per lo smaltimento dei rifiuti. Ne è un esempio la città di Berlino, dove attraverso la differenziata sono stati ridotti, in sei mesi, i rifiuti del 50%.
La raccolta differenziata può arrivare al 70% dei rifiuti, mentre il 30% rimanente, ovvero la parte dei rifiuti non riciclabili, non deve passare per la combustione. Può invece ridursi al 15-20% tramite la bioessiccazione, trattamento di digestione aerobica che rimuove l'umidità e che produce Combustibile Solido Secondario e Pellet, che in termini economici conviene di più.