Riforma costituzionale
Sabino Cassese

Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, nell’intervista rilasciata alla testata Pro\Versi, dà un giudizio incoraggiante e sostanzialmente positivo della riforma costituzionale, che sarà oggetto del quesito referendario previsto per l’autunno prossimo.

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In riferimento alla ridefinizione del nuovo Senato, il giudice emerito afferma: “penso che le ragioni del bicameralismo siano da tempo superate e quindi non ci sia bisogno di due assemblee parlamentari che svolgono la medesima funzione. Ci sarebbe bisogno di questo soltanto qualora i due elettorati fossero diversi. In parte, questo avviene nella riforma costituzionale […]. Io chiamo il sistema che è stato scelto un sistema di ‘monocameralismo temperato’ dall’esistenza di un piccolo Senato che partecipa ai processi di decisione esclusivamente per le materie che sono più rilevanti o che interessano comunque le Regioni”.

Alla domanda se, secondo lui, con la nuova riforma l’approvazione delle leggi sarà più rapida e i governi più stabili, Sabino Cassase esprime un giudizio molto equilibrato: “Non c’è dubbio che se bisogna passare al vaglio di una sola Camera invece che due l’approvazione delle leggi sia più rapida, anche se vi sono alcune leggi che debbono passare ugualmente […] all’esame di quel che resta del Senato”, ma, per quanto riguarda l’eventuale maggiore stabilità dei governi, afferma che può essere, appunto, un’eventualità, ma “questa non è un’automatica conseguenza della riforma costituzionale”.

In risposta a chi sostiene che il fatto che il Senato non possa più revocare la fiducia la governo renda l’esecutivo eccessivamente forte, il prof. Cassese afferma: “Il potere dell’esecutivo è altrettanto forte se c’è un ramo o due rami, se c’è una stessa maggioranza in tutti e due i rami, cosa che è accaduta fino ad adesso, perché i partiti erano egualmente rappresentati nei due rami del Parlamento. Quindi, non credo assolutamente che un contrappeso alla forza dei governi possa essere costituito da un doppio ramo del Parlamento, lo è, invece, un contrappeso reale, oggi, qualcosa che non c’era nel 1948, quando è entrata in vigore la Costituzione repubblicana, e cioè il complesso dei contrappesi che derivano dall’esistenza delle Regioni e dal Parlamento europeo”.

In riferimento alla modifica dell’art. V della Costituzione, infine, il prof. Cassese la valuta “una ridefinizione molto ragionevole, che ristabilisce degli equilibri tra centro e periferia; equilibri che poi andranno […] ulteriormente ridefiniti, anche periodicamente, col cambiare delle tecnologie, del modo di organizzarsi della pubblica amministrazione, del modo di organizzarsi dello Stato”.