Nr. 350
Pubblicato il 08/06/2025

USAID

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Nel corso di decenni, USAID ha attraversato fasi alterne, legate ai mutamenti della politica estera statunitense, ma ha mantenuto un’impronta distintiva: quella di combinare l’aiuto umanitario con lo sviluppo a lungo termine, attraverso un’infrastruttura capillare di uffici all’estero, reti logistiche, strumenti finanziari e un impianto normativo connesso al Congresso. La sua struttura operativa comprende oggi programmi in oltre 100 Paesi, con un portafoglio attivo che oscilla attorno ai 60-80 miliardi di dollari, articolato in settori strategici come sanità, istruzione, sicurezza alimentare, governance e resilienza climatica.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

01 - USAID è un motore dello sviluppo umano globale

USAID opera come strumento della diplomazia di sviluppo americana, contribuendo attivamente alla costruzione di capacità locali nei settori della sanità, istruzione, economia.

02 - I programmi USAID sono frammentati e hanno un’inefficienza sistemica

I programmi di USAID soffrono di frammentazione operativa, che spesso impedisce l'effettivo raggiungimento di impatti sostenibili su scala nazionale.

03 - USAID è uno strumento di stabilità geopolitica e d’influenza multilaterale

Il valore strategico di USAID si esprime anche nel suo ruolo di leva diplomatica e strumento di influenza geopolitica per gli Stati Uniti.

04 - La cooperazione USAID è instabile e vulnerabile alla politica

USAID dipende dagli orientamenti politici dell’amministrazione in carica, che rende la sua cooperazione altamente instabile e suscettibile di brusche interruzioni.

05 - USAID è garante della trasparenza, responsabilità e controllo anticorruzione

USAID contribuisce alla costruzione di sistemi pubblici responsabili, basati su trasparenza, legalità e accountability, grazie a una struttura interna unica tra le agenzie di cooperazione globale.

06 - USAID ha un impatto limitato sui sistemi pubblici locali

USAID ha una limitata capacità di rafforzare in modo duraturo le istituzioni pubbliche locali. I progetti finanziati sono spesso appoggiati a implementatori esterni.

07 - USAID è un promotore di innovazione sistemica e scalabilità degli interventi

USAID promuove soluzioni sistemiche scalabili, che superano la logica del progetto isolato per entrare in quella del cambiamento strutturale.

08 - La distribuzione dei fondi USAID soffre di squilibri geografici e priorità distorte

USAID genera squilibri nella distribuzione geografica dei fondi, spesso condizionata da interessi strategici statunitensi, non da un’analisi oggettiva dei bisogni umanitari.

09 - USAID è un’infrastruttura logistica e operativa globale in contesti di emergenza

USAID funge da “pronto intervento” globale che mobilita risorse e personale ancora prima che gli organismi multilaterali riescano ad attivarsi.

10 - USAID soffre di opacità nei rapporti con organizzazioni multilaterali e nella tracciabilità dei fondi

USAID ha difficoltà nel garantire la piena tracciabilità e trasparenza dei fondi trasferiti ad agenzie multilaterali, in particolare nel sistema delle Nazioni Unite.

 
01

USAID è un motore dello sviluppo umano globale

FAVOREVOLE

Fin dalla sua istituzione nel 1961, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) ha operato come principale strumento della diplomazia di sviluppo americana, raggiungendo oltre 100 Paesi e contribuendo attivamente alla costruzione di capacità locali nei settori della sanità, dell’istruzione, della governance e della resilienza economica.
Un primo ambito dove l'impatto USAID è misurabile è quello dell’istruzione. La World Bank, in un rapporto del 2025, ha sottolineato come gli interventi in partnership con USAID abbiano sostenuto un portafoglio educativo da 26,5 miliardi di dollari in 85 Paesi, con benefici diretti per oltre 305 milioni di studenti, tra cui 146 milioni di donne e ragazze. Questo sforzo ha contribuito a ridurre il divario di genere, aumentare le competenze di base in lettura e numeracy e sostenere le economie locali attraverso programmi professionali e tecnici in linea con le esigenze del mercato del lavoro globale.
Parallelamente, l’impegno sanitario di USAID ha generato risultati di rilievo. In Zambia, ad esempio, il supporto congiunto di USAID, PEPFAR e PMI ha garantito ogni anno la distribuzione di 14 milioni di trattamenti antimalarici e ha coperto il 25% dell’intera fornitura nazionale di antiretrovirali (ARV). Tuttavia, nel maggio 2025, un taglio di 50 milioni di dollari agli aiuti sanitari USA ha sollevato allarme sociale: il rischio concreto di carenze entro due mesi ha generato la campagna #DontPunishPatients, che ha raccolto migliaia di adesioni da parte di pazienti e operatori sanitari, preoccupati per l’accesso a cure essenziali.
L’impatto positivo di USAID si è esteso anche alla governance. In Ucraina, secondo l'OCSE, il sostegno tecnico e finanziario USAID ha facilitato la resilienza economica durante la guerra, permettendo l’implementazione di riforme fiscali, l’attivazione di meccanismi di trasparenza sugli investimenti e il coordinamento dell’aiuto estero. Dall’inizio della guerra, sono stati disbursati oltre 30 miliardi di dollari in Direct Budget Support (DBS), mentre il supporto USAID ha incluso 31 premi attivi in ambito sanitario, alimentare e di governance, come confermato dai rapporti trimestrali del Dipartimento di Stato e del suo Office of Inspector General.
USAID ha inoltre sostenuto transizioni responsabili. In Kosovo, il ritiro progressivo è stato accompagnato dal subentro dell’International Finance Corporation (IFC), che ha preso in carico programmi USAID nei settori energia, giustizia e fiscalità, garantendo continuità e rafforzando le capacità locali. Il valore complessivo dei progetti USAID in Kosovo ha toccato 144 milioni di dollari (circa 1,25% del PIL), secondo il Fondo Monetario Internazionale.
Nel monitoraggio e nella lotta alla corruzione, USAID si è distinta per rigore. Il suo Office of Inspector General (OIG) nel 2025 ha avviato 208 indagini attive su frodi e abusi in progetti USAID per un valore totale di 80 miliardi di dollari. Alcuni casi, come la frode di 240.000 dollari in Sudafrica o la rivendita di medicine donate in Zambia, hanno generato sospensioni ma anche nuove richieste di riforma, mostrando un sistema di controllo interno funzionale e trasparente.
Anche nel settore sanitario globale, l’approccio multilivello di USAID ha reso possibile il coordinamento con OMS, Global Fund e Banca Mondiale. Gli interventi in contesti critici come Siria, Iraq e Palestina hanno incluso cash transfer per alimenti, forniture mediche e assistenza clinica in emergenza, contribuendo alla stabilità di sistemi sotto pressione.
L’operato di USAID va oltre la logica dell’aiuto unidirezionale: costruisce competenze locali, promuove accountability, rafforza istituzioni e moltiplica l’impatto attraverso partnership multilaterali. La sua azione è oggi insostituibile in numerosi teatri geopolitici, umanitari e strutturali. La dismissione o riorganizzazione dell’agenzia avrebbe effetti sistemici e potrebbe compromettere decenni di progresso nei paesi partner.

Nina Celli, 8 giugno 2025

 
02

I programmi USAID sono frammentati e hanno un’inefficienza sistemica

CONTRARIO

Nonostante gli obiettivi dichiarati, una delle critiche più frequenti mosse a USAID riguarda la frammentazione operativa dei suoi programmi, che spesso impedisce l'effettivo raggiungimento di impatti sostenibili su scala nazionale. Diversi report internazionali e valutazioni indipendenti mostrano come i progetti finanziati da USAID tendano a essere discontinui, ridondanti e scollegati tra loro, con un forte turn-over di implementatori, poco coordinamento interistituzionale e risultati limitati nel tempo.
La “Brookings Institution”, in un’analisi del maggio 2025, ha evidenziato che l’approccio a “progetti a termine” frammentati, spesso disegnati senza reali meccanismi di integrazione nei sistemi pubblici nazionali, produce effetti scarsamente duraturi. La campagna “Transformational Scaling”, nata proprio come risposta a questi limiti, denuncia decenni di aiuti spezzettati e non scalabili, dove le best practice restano confinate in contesti pilota senza diventare politiche pubbliche strutturali.
Anche la revisione strategica promossa da USAID nel 2024 ha ammesso criticità interne: in molte missioni di cooperazione, i programmi mancano di una visione unificata, sono affidati a contractor con obiettivi divergenti e non sempre condividono dati, strumenti e metodologie. L’Office of Inspector General (OIG) ha più volte raccomandato l’adozione di sistemi interoperabili tra missioni, ma la lentezza nella digitalizzazione e nella governance dei dati ha ostacolato tali riforme.
A livello di efficienza, il problema è amplificato dalla moltiplicazione dei livelli decisionali: Washington, missioni locali, implementatori, subappaltatori, ognuno con i propri standard di monitoraggio. Questo crea una “governance multilivello non coordinata” che rallenta l’azione e moltiplica le spese amministrative. In alcuni programmi sanitari, come quelli condotti in Uganda e Nigeria, è stato documentato che fino al 35% del budget è stato assorbito da spese generali di gestione.
Nei contesti ad alta instabilità – Siria, Palestina, Etiopia – questa frammentazione ha avuto conseguenze dirette. Le missioni USAID spesso si affidano a ONG locali o internazionali con limitata capacità gestionale, e la mancanza di un quadro unificato ha causato doppioni, sovrapposizioni e conflitti tra operatori. Il rapporto trimestrale USAID sul Medio Oriente ha riportato casi in cui più implementatori lavoravano, senza saperlo, sugli stessi gruppi target, utilizzando approcci opposti.
Il blocco imposto nel 2025 dall’amministrazione Trump ha esposto le vulnerabilità di questa architettura: in molti casi non è stato possibile valutare l’impatto dei progetti sospesi, perché non esistevano sistemi centralizzati di reporting aggiornato. In Ucraina, ad esempio, 27 premi sono stati cancellati senza una valutazione finale pubblicata; 11 sono stati riattivati, ma senza continuità metodologica né strumenti di monitoraggio integrati.
La frammentazione ha anche compromesso la fiducia dei partner multilaterali. La Banca Mondiale, nell’allocazione dei fondi postbellici per l’Ucraina, ha espresso preoccupazione sull’allineamento dei criteri USAID rispetto ai sistemi nazionali. Anche l’OCSE ha chiesto maggiore integrazione tra donor, segnalando che la mancanza di armonizzazione nei modelli operativi riduce la capacità di attrarre investimenti privati in co-finanziamento.
Nonostante la sua dimensione globale, quindi, USAID soffre ancora oggi di una struttura progettuale dispersiva, centrata su un modello a breve termine, poco orientato alla continuità istituzionale. Senza una profonda riforma della sua architettura operativa, l’agenzia rischia di diventare un “finanziatore episodico” anziché un partner di sviluppo sistemico.

Nina Celli, 8 giugno 2025

 
03

USAID è uno strumento di stabilità geopolitica e d’influenza multilaterale

FAVOREVOLE

Oltre all’impatto economico e sociale, il valore strategico di USAID si esprime nel suo ruolo come leva diplomatica e strumento di influenza geopolitica per gli Stati Uniti. In un mondo multipolare, dove la competizione per la leadership si gioca anche sul campo dell’assistenza allo sviluppo, la presenza USAID in contesti vulnerabili ha rappresentato una forma efficace di soft power. Lo evidenzia in modo netto un’analisi del Center for Strategic and International Studies (CSIS): il taglio di oltre 5.000 progetti USAID nel 2025, inclusi 211 in collaborazione con agenzie delle Nazioni Unite, ha ridotto drasticamente l’influenza diplomatica statunitense a livello multilaterale. La Cina, in parallelo, ha accelerato la sua presenza nelle sedi ONU, occupando spazi lasciati vacanti dagli Stati Uniti. Il ritiro USAID ha compromesso la guida statunitense in agenzie chiave come UNICEF e WFP, storicamente dirette da funzionari statunitensi.
Il legame tra influenza geopolitica e aiuto allo sviluppo non è solo simbolico. Secondo CSIS, il budget di USAID in cooperazione con il sistema ONU rappresentava un asset cruciale per mantenere la capacità decisionale americana nei consessi multilaterali. Cancellare quei fondi ha significato rinunciare a centinaia di voti “di alleanza” da parte dei Paesi beneficiari, minando il peso relativo degli Stati Uniti su dossier globali come sanità, cambiamento climatico, diritti umani.
L’impatto è stato percepito anche a livello regionale. In Palestina, Iraq e Siria, la sospensione di programmi USAID per stabilizzazione, ricostruzione e servizi sanitari di emergenza ha indebolito la presenza americana in zone strategiche, lasciando spazio all’espansione di potenze rivali. In Colombia e Venezuela, la riduzione degli aiuti ha ostacolato politiche migratorie e reso meno efficace la strategia americana contro il narcotraffico e le reti criminali transnazionali. Secondo un articolo pubblicato su “Foreign Policy” nel maggio 2025, la sospensione dei programmi umanitari USAID in Colombia ha avuto conseguenze dirette per decine di migliaia di migranti venezuelani, privati dell’accesso a cure mediche essenziali e servizi di base. La discontinuità degli interventi ha aumentato l’instabilità sociale nei territori di confine, compromettendo l'efficacia delle politiche migratorie statunitensi.
A livello tecnico, USAID non si limita a fornire risorse: costruisce anche la capacità locale di gestione, con impatti misurabili sulla stabilità. In Ucraina, ad esempio, la presenza USAID è stata fondamentale per garantire la continuità delle istituzioni pubbliche e il coordinamento tra riforme fiscali, anticorruzione e pianificazione di investimenti esteri. L’OCSE sottolinea che, in assenza di tale supporto, molti strumenti multilaterali (es. trust fund della Banca Mondiale) non sarebbero stati attivati o non avrebbero raggiunto efficienza operativa.
In ambito sanitario, la riduzione della presenza USAID ha creato vuoti operativi che hanno indebolito la capacità globale di risposta alle epidemie. In Zambia, i fondi USAID coprivano una quota significativa dei piani contro HIV, malaria e tubercolosi. La loro sospensione ha messo in discussione la resilienza sanitaria locale, aumentando il rischio di epidemie non controllate. L’OMS ha avvertito che anche brevi interruzioni nella somministrazione di antiretrovirali possono causare il ritorno di ceppi resistenti e compromissione delle reti di prevenzione.
USAID, quindi, non è solo una leva per lo sviluppo, ma anche un asset strategico nella competizione globale per l’influenza politica e diplomatica. Ridimensionarla significa rinunciare a uno dei pochi strumenti a disposizione degli Stati Uniti per costruire alleanze stabili, promuovere valori democratici e garantire la sicurezza collettiva in aree chiave del mondo.

Nina Celli, 8 giugno 2025

 
04

La cooperazione USAID è instabile e vulnerabile alla politica

CONTRARIO

Una delle principali debolezze strutturali di USAID è la sua dipendenza dagli orientamenti politici dell’amministrazione in carica, che rende la sua cooperazione altamente instabile e vulnerabile a brusche interruzioni. Questo meccanismo mina la fiducia dei partner locali, riduce la continuità degli interventi e compromette la coerenza della politica estera degli Stati Uniti. Il caso più emblematico è rappresentato dall’ordine esecutivo firmato il 20 gennaio 2025 dal presidente Donald Trump, che ha imposto una pausa di 90 giorni su tutti i programmi di assistenza estera, con eccezioni limitate. L’effetto è stato devastante: l’83% dei progetti USAID attivi è stato sospeso o annullato, causando il blocco di contratti, il licenziamento di migliaia di operatori, l’interruzione di forniture mediche salvavita e il congelamento di centinaia di milioni di dollari in crediti già approvati.
In Colombia, la sospensione improvvisa dei programmi ha interrotto servizi sanitari e sociali per migranti venezuelani, con impatti drammatici sulla continuità terapeutica di malati cronici e sull’accesso a beni essenziali. In Palestina, progetti di stabilizzazione civile e rafforzamento istituzionale sono stati congelati nel momento di massima instabilità regionale, compromettendo anche gli sforzi multilaterali dell’ONU.
Questo livello di instabilità ha effetti strutturali. A differenza di agenzie multilaterali come l’UNDP o la Banca Mondiale, USAID non gode di un sistema autonomo di governance né di un mandato legale indipendente. I suoi fondi sono legati al bilancio federale e possono essere riassegnati o bloccati con ordini esecutivi o iniziative del Congresso. Ciò genera incertezza permanente per i partner implementatori, che non possono pianificare oltre il ciclo annuale di finanziamento.
La politicizzazione non si limita ai fondi. Anche il personale USAID, incluso il livello dirigenziale, è soggetto a turn-over in funzione del ciclo elettorale. Questo ha generato discontinuità nella leadership, perdita di expertise, disallineamento tra missioni e sede centrale e lentezza nel processo decisionale. La sostituzione di diplomatici esperti con profili nominati politicamente ha prodotto in alcuni casi la de-professionalizzazione della cooperazione.
L’impatto sulla reputazione degli Stati Uniti è stato notevole. Il rapporto CSIS del 2025 sottolinea che la sospensione dei finanziamenti USAID ha ridotto l’influenza americana nel sistema delle Nazioni Unite, aprendo spazi a Cina, Russia e altri attori regionali. Molti paesi partner hanno iniziato a diversificare le loro alleanze, ritenendo USAID un partner inaffidabile e esposto a fluttuazioni interne.
Nel settore sanitario, l’effetto è stato devastante. In Zambia, il taglio di 50 milioni di dollari agli aiuti sanitari ha bloccato una rete nazionale di distribuzione di farmaci contro HIV, malaria e tubercolosi. Secondo l’OMS, i ritardi potrebbero generare ceppi resistenti e crisi epidemiche locali. Altre agenzie, come il Global Fund, hanno congelato le tranche successive in attesa di garanzie sulla continuità, paralizzando l’intero settore.
Inoltre, la mancanza di un meccanismo interno di salvaguardia ha esposto USAID al rischio di essere strumentalizzata per obiettivi elettorali o ideologici, più che come architettura di cooperazione. In alcuni casi, i fondi sono stati bloccati non per inefficienze, ma per motivi politici legati a posizioni dei governi beneficiari o a dinamiche interne del Congresso USA.
L’instabilità e la politicizzazione di USAID compromettono la sua efficacia come attore di lungo termine. Senza una riforma strutturale che garantisca autonomia operativa e protezione dagli shock politici, l’agenzia rischia di trasformarsi in un vettore di incoerenza internazionale, più che in uno strumento affidabile di sviluppo globale.

Nina Celli, 8 giugno 2025

 
05

USAID è garante della trasparenza, responsabilità e controllo anticorruzione

FAVOREVOLE

Uno degli aspetti meno visibili ma più determinanti dell’impatto USAID è il suo contributo alla costruzione di sistemi pubblici responsabili, basati su trasparenza, legalità e accountability. Questo è reso possibile da una struttura interna unica tra le agenzie di cooperazione globale: l’Office of Inspector General (OIG), un organo indipendente che supervisiona contratti, programmi, fondi e comportamenti in tutte le sedi dove USAID è attiva. Nel 2025, secondo i dati ufficiali, l’OIG ha gestito oltre 208 indagini attive su un portafoglio da 80 miliardi di dollari, toccando ambiti critici come sanità, ricostruzione postbellica e servizi umanitari. Tra le indagini più rilevanti c’è quella sul programma volontario di circoncisione medica in Nigeria, con denunce di uso improprio di fondi sanitari globali, e un’inchiesta in Sri Lanka su una rete di subappalti opaca. Anche in Siria, Etiopia e Ucraina sono stati rilevati casi di utilizzo illecito di fondi da parte di implementatori locali o internazionali. Un caso emblematico è quello del Sudafrica, dove una direttrice di progetto USAID è stata condannata per una frode da 240.000 dollari, ottenuta falsificando ricevute di affitto mai sostenute per nove anni. Questo episodio, oltre a dimostrare la capacità investigativa dell’OIG, ha generato nuove linee guida per i rimborsi e rafforzato i requisiti di controllo interno nei progetti internazionali.
La trasparenza promossa da USAID non si limita però alla repressione. L’OIG lavora anche con strumenti proattivi, tra cui ispezioni dirette nei paesi, audit periodici, collaborazioni con agenzie ONU (sebbene queste ultime – come WFP o UNRWA – siano spesso riluttanti a condividere dati), e strumenti digitali per tracciare flussi di fondi e forniture. In contesti ad alto rischio, come Gaza, USAID ha utilizzato monitoraggio di terze parti (TPM) per verificare la distribuzione degli aiuti: in un trimestre, l’unico contratto TPM attivo ha permesso solo una visita su oltre 20 previste, mostrando i limiti ma anche l’impegno dell’agenzia.
Nella risposta alle frodi sistemiche, come quella emersa in Zambia nel 2023–2025, il ruolo USAID è stato duplice: da un lato ha sospeso 50 milioni di dollari in forniture mediche (ARV, farmaci antimalarici, antibiotici), dall’altro ha preteso azioni penali contro le reti di rivendita illegale di medicinali contrassegnati “USAID donation – Not for sale”. L’impatto reputazionale è stato forte, ma ha anche generato una riflessione interna nei Paesi coinvolti: in Zambia sono state avviate riforme di filiera, audit indipendenti, tracciabilità logistica e iniziative di comunicazione pubblica (#DontPunishPatients).
Nei Paesi dove USAID è operativa, la presenza dell’OIG contribuisce a rafforzare le istituzioni locali, che imparano a replicare processi investigativi, audit e sistemi di allerta precoce. In Kosovo, l’assistenza USAID ha permesso la creazione di unità antifrode all’interno del Ministero delle Finanze. In Ucraina, i dati tracciati da USAID hanno supportato l’accesso al credito multilaterale e la gestione dei fondi Banca Mondiale in modo verificabile.
Non meno importante è l’effetto deterrente: la semplice esistenza di un sistema di controllo attivo, visibile e con potere investigativo – come quello rappresentato dall’OIG – scoraggia pratiche fraudolente a tutti i livelli. È anche per questo che i partner multilaterali, come il FMI, continuano a citare positivamente i meccanismi USAID quando discutono di riforme istituzionali.
USAID si distingue quindi per avere non solo una rete operativa efficiente, ma anche uno dei sistemi di controllo anticorruzione più avanzati del settore pubblico internazionale. Dismetterla o indebolirla significherebbe privare la cooperazione globale di un modello efficace di vigilanza, tutela dei fondi pubblici e promozione della fiducia nei processi democratici.

Nina Celli, 8 giugno 2025

 
06

USAID ha un impatto limitato sui sistemi pubblici locali

CONTRARIO

Uno dei problemi strutturali più gravi dell’architettura USAID riguarda la sua limitata capacità di rafforzare in modo duraturo le istituzioni pubbliche locali. In molti casi, i progetti finanziati dall’agenzia si sono appoggiati a implementatori esterni – ONG internazionali, contractor privati, enti religiosi – che operano in parallelo ai governi, riducendo l’ownership nazionale e la possibilità di trasferire competenze sistemiche.
Questa dinamica è stata osservata in diversi contesti. In Perù, ad esempio, la digitalizzazione dei dati sanitari è stata sostenuta da USAID ma gestita da contractor esterni, con impatti disomogenei e difficoltà a mantenere i sistemi attivati una volta conclusi i finanziamenti. In molti casi, le infrastrutture tecnologiche restano isolate, non integrate nei sistemi ministeriali e i funzionari locali non ricevono formazione sufficiente per gestire gli strumenti introdotti.
Il problema è amplificato nei contesti ad alta fragilità. In Ucraina, pur con una significativa assistenza tecnica USAID, l’OCSE ha segnalato che i meccanismi di accountability fiscale sono ancora parziali e dipendono fortemente dalla presenza di consulenti esterni. La capacità di pianificazione autonoma delle istituzioni locali rimane bassa e la gestione dei fondi multilaterali avviene spesso tramite trust fund separati, non pienamente integrati nei sistemi nazionali. In Palestina, Siria, Iraq e Sudan, USAID ha adottato una strategia che privilegia ONG e soggetti esterni, bypassando le amministrazioni pubbliche per ragioni di sicurezza e rapidità. Tuttavia, questa scelta ha prodotto una vera e propria “economia parallela” dell’aiuto, in cui servizi essenziali (sanità, educazione, alimentazione) vengono gestiti da enti privati senza creare capacità durature nei ministeri e nei governi locali. Il risultato è un sistema dove gli impatti sono limitati nel tempo e fortemente dipendenti dalla presenza fisica e finanziaria di USAID. Quando i fondi si esauriscono o vengono sospesi, come accaduto nel 2025, le strutture collassano: ospedali restano senza forniture, sistemi informativi si interrompono e personale formato da ONG viene disperso. La continuità istituzionale viene messa a rischio, con ripercussioni dirette sulla resilienza dei servizi pubblici.
La Global Costing Task Force (GCT), avviata da Brookings con il supporto USAID, ha rilevato che in molti Paesi non esistono sistemi nazionali in grado di gestire costi, proiezioni e dati sull’erogazione dei servizi. Le informazioni restano in mano ai donor o ai contractor, senza essere integrate nei bilanci pubblici. Questo limita la trasparenza, la capacità di pianificazione e la possibilità di accountability verso i cittadini.
Secondo il rapporto dell’Office of Inspector General del 2025, solo una minima parte dei progetti USAID include componenti strutturate di trasferimento delle competenze. Molti programmi sanitari o educativi si concentrano sull’erogazione rapida, ma non prevedono moduli di capacity building o meccanismi per il passaggio di responsabilità alle autorità locali. In Kosovo, il trasferimento di progetti all’IFC è stato un caso virtuoso, ma resta un’eccezione più che una regola.
Questo uso massiccio di subappaltatori e il turn-over dei partner esterni compromettono la memoria istituzionale. Anche nei contesti in cui si tenta di integrare i sistemi, la rotazione degli attori e la mancanza di archiviazione standardizzata ostacolano la replicabilità e il miglioramento continuo.
L’approccio USAID, quindi, centrato su implementazione esterna e risultati a breve termine, tende a produrre “isole di eccellenza” che non si trasformano in sistemi nazionali. Senza un impegno più deciso nella costruzione di capacità pubbliche locali, l’agenzia rischia di rafforzare la dipendenza strutturale e di vanificare i propri obiettivi di sviluppo sostenibile e di scalabilità.

Nina Celli, 8 giugno 2025

 
07

USAID è un promotore di innovazione sistemica e scalabilità degli interventi

FAVOREVOLE

Oltre alla fornitura diretta di servizi, USAID si distingue nel panorama della cooperazione internazionale per la sua capacità di promuovere soluzioni sistemiche scalabili, che superano la logica del progetto isolato per entrare in quella del cambiamento strutturale. Questo approccio, spesso denominato “transformational scaling”, è stato al centro di una proposta lanciata da Brookings Institution nel 2025 e sostenuta da reti internazionali di practitioner e policy maker. Secondo Brookings, l’approccio tradizionale di USAID – basato su una sequenza di progetti a termine, spesso scollegati tra loro – ha mostrato limiti evidenti in termini di sostenibilità. Tuttavia, negli ultimi anni l’Agenzia ha adottato nuove logiche di partnership locale, co-progettazione e scaling regionale. L’iniziativa “Scaling Community of Practice”, avviata con il sostegno USAID, mira a lanciare una campagna globale 2026–2030 per rendere strutturale l’integrazione della scalabilità nei programmi di sviluppo globale. Un esempio concreto di questa evoluzione è offerto dai progetti USAID in Kosovo, dove interventi nei settori giustizia, digitalizzazione fiscale ed energia sono stati disegnati per essere assorbiti da attori locali e multilaterali. Il passaggio di consegne all’International Finance Corporation (IFC), con la piena continuità operativa dei progetti, è un caso raro di “exit strategy” efficace, basata su una reale trasferibilità del know-how e sulla creazione di capacità autonome nei governi beneficiari.
La logica sistemica è evidente anche nei programmi educativi e sanitari. In Perù, ad esempio, USAID ha supportato la digitalizzazione del sistema sanitario (SIS) e la costruzione di una base dati nazionale interoperabile, sfruttata per migliorare la pianificazione delle risorse e monitorare le performance cliniche. Questo intervento non si è limitato alla mera donazione di fondi, ma ha generato un salto di qualità nel modo in cui lo Stato peruviano gestisce l’erogazione della salute pubblica.
In ambito educativo, gli investimenti USAID nella raccolta e uso di dati per la misurazione dell’apprendimento e il targeting degli interventi sono stati determinanti per molteplici paesi in via di sviluppo. Il supporto alla Global Costing Task Force (GCT), avviato da Brookings nel 2025, ha sottolineato l’importanza della trasparenza dei costi per rendere sostenibile l’espansione dei servizi educativi. Il GCT, sostenuto da USAID, lavora per fornire ai governi strumenti metodologici per costruire piani nazionali basati su dati, migliorando l’efficacia della spesa pubblica e rendendo replicabili modelli di successo.
Questi interventi si collocano all’interno di una strategia USAID che mira ad abilitare effetti moltiplicatori: ogni dollaro investito serve non solo per l’erogazione diretta, ma per costruire le condizioni di scalabilità, ownership locale, mobilitazione di capitali esterni e innovazione digitale. In Ucraina, questo approccio ha permesso l’attivazione di trust fund multilaterali per oltre 20 miliardi di dollari, attivati grazie alla trasparenza e ai sistemi gestionali condivisi promossi da USAID. Secondo OCSE e Banca Mondiale, la chiave della sostenibilità negli interventi internazionali è proprio questa capacità di “mainstreaming” sistemico, ovvero di portare innovazioni locali dentro le politiche pubbliche nazionali. E in questo, USAID ha spesso anticipato altri donor, dotandosi di standard tecnici, modelli digitali e partnership pubblico-private replicabili in contesti diversi.
Alla luce di queste evidenze, si può affermare che USAID non sia solo un ente di erogazione, ma un architetto istituzionale. Promuove riforme, produce dati, coordina sistemi e mette in condizione i governi di gestire autonomamente interventi complessi. Ridurre il suo ruolo significherebbe indebolire una delle poche architetture esistenti che coniuga innovazione, trasferibilità e impatto su scala.

Nina Celli, 8 giugno 2025

 
08

La distribuzione dei fondi USAID soffre di squilibri geografici e priorità distorte

CONTRARIO

Un’ulteriore criticità strutturale dell’azione di USAID è rappresentata dagli squilibri nella distribuzione geografica dei fondi, spesso condizionata più da interessi strategici statunitensi che da un’analisi oggettiva dei bisogni umanitari e dello sviluppo sostenibile. Questo orientamento crea una cooperazione selettiva e sbilanciata, che rischia di escludere regioni ad alta vulnerabilità solo perché meno centrali dal punto di vista geopolitico o mediatizzato.
Le assegnazioni di USAID sono infatti strettamente legate alla politica estera degli Stati Uniti. Il caso dell’Ucraina è emblematico: dal 2022 al 2024, USAID ha erogato oltre 30 miliardi di dollari in fondi diretti (DBS), più altri 20 miliardi tramite trust fund Banca Mondiale. Sebbene la guerra abbia certamente giustificato un intervento eccezionale, questo ha comportato il dirottamento di risorse da altre aree, come l’Africa subsahariana o il Sud-Est asiatico, dove si registrano carenze strutturali croniche. In Zambia, ad esempio, il taglio di 50 milioni di dollari nel 2025 ha messo a rischio l’intera catena nazionale di distribuzione di antiretrovirali, malarici e antibiotici. Secondo l’OMS, tali fondi coprivano il 25% del fabbisogno nazionale di ARV e garantivano l’accesso a cure per oltre un milione di pazienti HIV+. La sospensione ha generato una crisi sanitaria e proteste internazionali (#DontPunishPatients), dimostrando come le scelte USAID siano talvolta reattive e incoerenti rispetto alla vulnerabilità reale. Un altro esempio è rappresentato dal blocco ai finanziamenti per programmi educativi nella prima infanzia in contesti post-conflitto, come in Sud Sudan o in Siria. Nonostante evidenze sul valore degli investimenti precoci in capitale umano, questi interventi sono spesso sottofinanziati a favore di progetti più visibili, legati a obiettivi di sicurezza o migrazione. L’educazione, che riceve meno del 2% dell’assistenza globale, continua a essere trascurata anche in paesi partner storici.
Brookings ha evidenziato nel 2025 che meno dell’1,2% dei fondi globali per lo sviluppo è destinato all’educazione nella prima infanzia, nonostante le prove scientifiche sul suo impatto moltiplicatore. La mancanza di un criterio trasparente per la definizione delle priorità strategiche nei finanziamenti USAID compromette la coerenza complessiva dell’approccio e rafforza la percezione di una cooperazione orientata più a logiche di visibilità politica che a reali bisogni strutturali.
Anche in America Latina, storicamente area di influenza USA, i tagli degli ultimi anni hanno lasciato scoperti settori critici come la salute materna e il contrasto alla violenza di genere. Secondo Devex, organizzazioni come World Vision hanno licenziato oltre 3.000 operatori globali, con impatti negativi sulle reti territoriali di protezione e sulla resilienza comunitaria. I progetti per migranti, già sottodimensionati, sono stati ulteriormente ridotti.
A livello macro, l’allocazione dei fondi USAID risente di fattori interni come lobbying congressuale, pressioni diplomatiche e interessi strategici. A differenza di agenzie multilaterali, USAID non utilizza modelli di allocazione oggettiva basati su indicatori compositi di vulnerabilità, ma segue spesso priorità negoziate caso per caso tra missioni locali, dipartimenti di Stato e ambasciate. Questo limita la prevedibilità e l’equità dei finanziamenti, penalizzando regioni meno influenti ma ad alto rischio.
Questa assenza di trasparenza nei criteri di selezione e la scarsità di meccanismi partecipativi nelle decisioni strategiche contribuiscono a rafforzare una visione “nord-centrica” dell’aiuto, dove gli interessi dei donatori prevalgono su quelli dei destinatari. In molti Paesi, questo alimenta sfiducia, rallenta l’adesione delle comunità e indebolisce l’efficacia complessiva dei programmi. Gli squilibri geografici e le distorsioni nelle priorità di finanziamento mostrano che, senza un ribilanciamento fondato su criteri di equità, impatto e vulnerabilità, USAID rischia di diventare uno strumento di diplomazia selettiva piuttosto che un’agenzia di sviluppo globale equa e coerente.

Nina Celli, 8 giugno 2025

 
09

USAID è un’infrastruttura logistica e operativa globale in contesti di emergenza

FAVOREVOLE

Uno dei ruoli meno visibili ma essenziali di USAID è quello di infrastruttura logistica, operativa e tecnica nelle crisi globali. Dalle emergenze sanitarie alle catastrofi naturali, dai conflitti armati agli shock climatici, USAID funge da “pronto intervento” globale che mobilita rapidamente risorse, personale e meccanismi di risposta, spesso prima ancora che gli organismi multilaterali riescano ad attivarsi.
Nel primo trimestre del 2025, durante l’Operation Atlantic Resolve, USAID ha gestito 31 premi umanitari attivi in Ucraina per un valore di quasi 1 miliardo di dollari, erogando assistenza alimentare, forniture mediche, cash transfers e servizi clinici d’emergenza. In parallelo, ha continuato a gestire il programma BHA (Bureau for Humanitarian Assistance) nonostante l’ordine esecutivo che aveva congelato l’83% dei progetti. Grazie a deroghe, alcuni programmi vitali sono proseguiti anche in condizioni estreme. A livello operativo, USAID ha coordinato una rete di monitoraggio sul campo, supportata da Disaster Assistance Response Teams (DART), che hanno effettuato 8 missioni ispettive durante il trimestre, mentre il personale locale ha monitorato il canale di distribuzione dei farmaci antiretrovirali per pazienti HIV, assicurando la continuità della terapia anche in condizioni di guerra.
L’efficienza logistica di USAID è frutto di un’infrastruttura globale con magazzini avanzati, contratti quadro già attivati, e una rete di partner implementatori pronta all’uso. Questo le consente di mobilitare aiuti umanitari, kit sanitari e forniture alimentari entro 24–48 ore in aree colpite da crisi improvvise. In Siria, durante l’arresto delle attività imposto nel 2025, la sospensione dei contratti con i fornitori USAID ha causato interruzioni nella catena di approvvigionamento dei campi profughi, mettendo a rischio la vita di migliaia di persone.
In ambito sanitario, USAID gestisce fondi, personale e forniture per programmi in oltre 70 paesi. Nel caso del taglio ai fondi sanitari in Zambia, l’OMS ha documentato il rischio di uno stock-out nazionale di antimalarici e ARV entro 2 mesi, con ripercussioni su 1,3 milioni di pazienti HIV+. Questo ha dimostrato quanto la presenza USAID sia critica non solo per fornire beni, ma per garantire continuità terapeutica e sostenibilità di sistemi fragili.
Inoltre, la capacità di USAID di operare in ambienti a elevato rischio – come Sudan, Gaza, Etiopia – è supportata da sistemi avanzati di sicurezza, accordi diplomatici multilivello e uso di terze parti locali e internazionali. Dove le agenzie ONU non riescono a entrare o operare, spesso USAID riesce, grazie a partnership con ONG locali, agenzie faith-based e contractor privati già autorizzati.
Nel 2025, l’impatto sistemico della sospensione di migliaia di progetti USAID ha avuto ripercussioni anche sulla tenuta di reti logistiche globali: diversi operatori logistici e ONG hanno dovuto licenziare personale, disdire magazzini e chiudere centri di distribuzione. Il “Washington Post” ha riportato che circa 3.000 addetti alla logistica sanitaria in Africa sono rimasti senza contratto a causa della chiusura forzata dei progetti USAID.
USAID, dunque, non è solo un’agenzia che finanzia. È una macchina operativa globale, progettata per intervenire in emergenza con velocità, efficienza e adattabilità. La sua esistenza consente agli Stati Uniti di rispondere a crisi complesse con una rete operativa distribuita e modulabile. Ridurre questo asset significa non solo limitare l’efficacia dell’aiuto, ma anche privare il sistema internazionale di una delle sue principali capacità di risposta rapida coordinata.

Nina Celli, 8 giugno 2025

 
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USAID soffre di opacità nei rapporti con organizzazioni multilaterali e nella tracciabilità dei fondi

CONTRARIO

Una delle criticità più rilevanti emerse dai rapporti dell’OIG nel 2025 riguarda la difficoltà di USAID nel garantire la piena tracciabilità e trasparenza dei fondi trasferiti ad agenzie multilaterali, in particolare all’interno del sistema delle Nazioni Unite. La cooperazione indiretta – cioè gestita tramite UNHCR, WFP, UNRWA o altre agenzie – è spesso priva di meccanismi efficaci di controllo, monitoraggio e verifica. Secondo l’OIG, in molti casi le agenzie ONU non forniscono dati completi, né accesso alle informazioni necessarie per le indagini. Alcune missioni USAID hanno segnalato tempi di risposta che superano i 12–24 mesi, mentre altre si sono viste negare l’accesso ai dati per “motivi di sicurezza” o “riservatezza contrattuale”. Questo rallenta o impedisce indagini su frodi, uso improprio dei fondi o inefficienze sistemiche.
Nel report trimestrale di aprile 2025, l’OIG ha chiesto al Congresso di vincolare i fondi multilaterali a clausole di trasparenza e audit obbligatori. In particolare, ha invocato l’applicazione della sezione §7048(h) del Consolidated Appropriations Act 2024, che richiede cooperazione piena da parte delle agenzie internazionali nell’ambito delle indagini statunitensi. Tuttavia, l’assenza di un protocollo standardizzato limita l’efficacia delle azioni correttive.
In Palestina, l’impossibilità di verificare l’uso dei fondi USAID trasferiti a UNRWA ha sollevato preoccupazioni bipartisan al Congresso, alimentando richieste di sospensione dei finanziamenti. Lo stesso è accaduto per alcuni programmi di emergenza in Siria, dove USAID ha sborsato fondi tramite il WFP senza poter controllare la reale destinazione delle forniture alimentari nei campi profughi.
Il problema non è solo operativo, ma anche reputazionale. L’uso inefficiente o opaco dei fondi trasferiti ad agenzie internazionali mette a rischio la legittimità dell’intero meccanismo multilaterale, alimentando narrative ostili nei confronti dell’aiuto pubblico e riducendo la fiducia dei contribuenti nei paesi donatori. La percezione che parte dell’assistenza venga dispersa, deviata o non monitorata genera erosione del consenso democratico nei confronti della cooperazione.
Dal punto di vista dei partner multilaterali, la pressione USAID per ottenere accesso ai dati è percepita come un’ingerenza. Tuttavia, l’assenza di criteri condivisi e sistemi interoperabili ha impedito la costruzione di un vero ecosistema di trasparenza multilaterale. Al contrario, USAID si trova spesso isolata nel chiedere standard più elevati, generando tensioni diplomatiche che riducono la collaborazione operativa. L’effetto finale è un cortocircuito. USAID, per raggiungere obiettivi rapidi in contesti complessi, è costretta a passare attraverso agenzie terze, ma non riesce a garantire accountability. Questo crea un circolo vizioso di sfiducia reciproca: da un lato, i donatori mettono in discussione l’efficacia; dall’altro, le agenzie locali e multilaterali percepiscono USAID come un partner esigente e poco flessibile.
Pertanto, senza una riforma radicale dei protocolli multilaterali e una definizione condivisa degli standard di trasparenza, l’azione USAID continuerà a soffrire di un deficit strutturale di controllo e tracciabilità. Questo non solo compromette la qualità dell’intervento, ma mina anche il principio di accountability che dovrebbe fondare ogni forma di cooperazione pubblica.

Nina Celli, 8 giugno 2025

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