Nr. 15
Pubblicato il 18/06/2015

Ruolo della Banca Mondiale

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Il ruolo della Banca Mondiale è andato ampliandosi nel corso degli anni. Nata su iniziativa degli Stati Uniti, sul finire della seconda guerra mondiale, al fine di promuovere la ricostruzione postbellica in Europa e il progresso economico nei paesi più poveri, la Banca Mondiale è oggi la principale istituzione internazionale nel campo dello sviluppo.
Ad una prima funzione, più prettamente finanziaria, che si traduce nel trasferimento di denaro per agevolare lo sviluppo dei paesi più poveri, si sono poi affiancate quelle dirette alla costruzione di infrastrutture nonché alla erogazione di fondi per istruzione, salute e alimentazione.
L'impegno della Banca Mondiale in settori diversi, dalla concessione di denaro all'elaborazione di programmi per lo sviluppo e al monitoraggio delle situazioni esistenti nella parte più povera del pianeta, porta all'acquisizione, in capo alla Banca stessa, di una conoscenza approfondita delle economie in cui opera, oltre alla capacità di una visione d'insieme dei problemi che affliggono gran parte dei paesi poveri. Ed è proprio in tale ruolo che la Banca Mondiale intende continuare ad aiutare le popolazioni più svantaggiate del pianeta, valorizzando le proprie conoscenze affinché si traducano in pratiche positive.
Tuttavia, gli obiettivi che l’istituzione si prefigge di raggiungere rimangono ancora un miraggio, così come è rappresentato dalla scritta all’ingresso della sede di Washington, che recita: “Il nostro sogno è un mondo senza povertà”.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

Nata su iniziativa degli Stati Uniti sul finire della seconda guerra mondiale, al fine di promuovere la ricostruzione postbellica in Europa e il progresso economico nei paesi più poveri, ancora oggi gli obiettivi che la Banca Mondiale si prefiggeva rimangono un miraggio, come rappresentato dalla scritta all’ingresso della sede di Washington: “Il nostro sogno è un mondo senza povertà”.
01 - Gli aiuti finanziari donati ai paesi in via di sviluppo risultano più efficaci nella riduzione della povertà rispetto ai finanziamenti

Nel 1996 ha preso avvio l'iniziativa HIPC che ha portato alla cancellazione del debito di 33 paesi in via di sviluppo. In seguito, i paesi del G8 hanno approvato un alleggerimento del debito dei paesi in via di sviluppo. Alcuni negano l'efficacia delle donazioni in denaro, in quanto avrebbero l’effetto di incentivare un rapporto di tipo assistenziale con popolazioni interessate.

02 - I grandi progetti infrastrutturali aiutano lo sviluppo dei paesi poveri nei quali vengono realizzati

La Banca Mondiale vuole favorire la produzione di energia idroelettrica presso paesi in via di sviluppo, programmando un aumento dei prestiti ai grandi progetti idroelettrici e ai gasdotti. A chi teme il rischio di disastri ecologici, risponde: “Non si tratta più delle dighe dei vostri nonni”, la costruzione delle opere è preceduta da approfondite analisi, volte ad ottenere i migliori risultati.

La società civile globale si oppone alla costruzione di grandi opere. La costruzione di mega-infrastrutture annulla le conquiste ottenute in merito alla tutela ambientale e creerebbe un pericoloso precedente per le istituzioni locali e globali. Inoltre, vi è il dubbio che le grandi opere finanziate dalla Banca Mondiale possano non rivelarsi efficaci dal punto di vista della produzione energetica.

03 - Gli interventi della Banca Mondiale hanno ridotto la povertà nel mondo

Il traguardo degli “Obiettivi di Sviluppo del Millennio” di dimezzare la quantità di persone che vivono in povertà è stato raggiunto. Ciò fa ben sperare sulla possibilità che nei prossimi decenni la povertà venga eliminata. La Banca Mondiale, con l'intento di sradicare la povertà e rendere capaci di autodeterminarsi le popolazioni più povere, concede prestiti agevolati e donazioni.

Thomas Pogge, direttore del Programma di Giustizia Globale, criticando l'attività della Banca Mondiale: “responsabili per il devastante problema della povertà sono i governi dei paesi più potenti […] Poiché questi governi […] sono stati scelti da noi come nostri rappresentanti, in ultima istanza siamo noi cittadini dei paesi più influenti ad avere la responsabilità della povertà mondiale”.

 
01

Gli aiuti finanziari donati ai paesi in via di sviluppo risultano più efficaci nella riduzione della povertà rispetto ai finanziamenti

FAVOREVOLE

Nel 1996 ha preso avvio l'iniziativa HIPC (Heavily Indebted Poor Countries), che ha portato alla cancellazione totale del debito di trentatre paesi in via di sviluppo, seguiti nel loro percorso di affrancamento dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale.
A seguito dei positivi risultati ottenuti, i paesi del G8 hanno approvato, in occasione del vertice di Gleneagles del giugno 2005, un’ulteriore iniziativa per l’alleggerimento del debito estero dei paesi in via di sviluppo, denominata Multilateral Debt Relief Initiative (MDRI).
Tali azioni sono mosse dalla consapevolezza che è necessario che gli aiuti per i poveri arrechino effettivamente un vantaggio per le popolazioni e non solo per i governi.
Tuttavia, alcuni negano l'efficacia delle donazioni in denaro a favore dei paesi poveri, in quanto tali aiuti avrebbero come effetto indesiderato quello di incentivare un rapporto di tipo assistenziale con popolazioni interessate, mentre sarebbe certamente preferibile instillare nelle stesse il desiderio di produrre e crescere autonomamente.

CONTRARIO
 
02

I grandi progetti infrastrutturali aiutano lo sviluppo dei paesi poveri nei quali vengono realizzati

FAVOREVOLE

La Banca Mondiale dichiara di voler favorire, con il finanziamento di grandi dighe sui corsi d’acqua che attraversano i paesi più poveri del pianeta, la produzione di energia idroelettrica, assicurando che questa sia l'opzione più appropriata per il loro sviluppo.
Dal luglio 2013 la Banca Mondiale ha adottato un nuovo programma energetico per aumentare i prestiti ai grandi progetti idroelettrici e ai gasdotti. Ha finanziato più di 600 grandi dighe in 60 anni e supporta attualmente 150 progetti in corso nel settore idroelettrico.
La Banca Mondiale risponde a chi teme il rischio di disastri ecologici: “Non si tratta più delle dighe dei vostri nonni” ha affermato il 3 luglio 2013 Julia Bucknall, responsabile del settore idrogeologico dell'istituto (Development Banks Step Up Lending for Hydropower, Sustainability Remains Focus, “internationalrivers.org”, 3 luglio 2013). Oggi la costruzione delle opere è preceduta da approfondite analisi, volte ad ottenere i migliori risultati sia dal punto di vista energetico che ambientale.
L’Europa che accoglie con favore la politica energetica della Banca Mondiale ed esprime tale indirizzo nella Risoluzione del Parlamento Europeo del 17 febbraio 2011.

CONTRARIO

La società civile globale si oppone alla necessità di costruire grandi opere sul territorio e sostiene che la proposta di nuove politiche di salvaguardia ambientale e sociale avanzata dalla Banca Mondiale sia ben lontana da quelle regole necessarie per proteggere l’ambiente e rispettare i diritti delle comunità impattate, dei lavoratori e dei popoli indigeni. Le proposte di costruzione di mega-infrastrutture annullano di fatto le conquiste ottenute in merito alla tutela ambientale negli anni e creerebbero un pericoloso precedente per le istituzioni nazionali, regionali e globali.
Inoltre, anche non volendo considerare la tutela dell'ambiente come priorità sulla strada che porti ad assicurare lo sviluppo dei paesi più poveri, vi è il dubbio che le grandi opere finanziate dalla Banca Mondiale possano non rivelarsi efficaci dal punto di vista della produzione energetica.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia ha dimostrato che l’elettrificazione in rete ottenuta dai grandi progetti idroelettrici non è efficace per le zone rurali, che non sono densamente popolate. Sono efficaci invece le energie rinnovabili e decentrate, ma in questo senso non sono ancora stati fatti grandi investimenti.

 
03

Gli interventi della Banca Mondiale hanno ridotto la povertà nel mondo

FAVOREVOLE

Il presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim ha dichiarato che “il mondo ha fatto molti progressi nell’ultimo quarto di secolo nel ridurre l’estrema povertà, riducendola di due terzi, e ora abbiamo l’occasione di mettere fine all’estrema povertà in meno di una generazione” (Banca Mondiale: ancora un mld di poveri, “Ansa.it”, 8 ottobre 2014).
Il traguardo fissato dagli “Obiettivi di Sviluppo del Millennio” di dimezzare la quantità di persone che vivono in povertà è stato raggiunto. Infatti, almeno 700 milioni di persone sono state rimosse dallo stato di povertà estrema fra il 1990 e il 2010: questi risultati fanno ben sperare sulla possibilità che nei prossimi decenni la povertà mondiale sarà eliminata.
Nonostante le difficoltà che incontra, la Banca Mondiale procede con l'intento di sradicare la povertà e rendere capaci di autodeterminarsi le popolazioni che abitano le zone più povere del pianeta.
Per procedere in questa direzione, essa concede prestiti agevolati e, quando necessario, effettua donazioni in favore dei paesi poveri. Inoltre, grazie al know how acquisito durante gli anni di attività, elabora progetti di intervento e segue quelli intrapresi dalle aziende locali.

CONTRARIO

Thomas Pogge, filosofo tedesco e direttore del Programma di Giustizia Globale, sostiene, criticando l'attività svolta dalla Banca Mondiale: “grandemente responsabili per il devastante problema della povertà sono i governi dei paesi più potenti, i quali decidono tra loro i regolamenti sovranazionali. Poiché questi governi […] sono stati scelti da noi come nostri rappresentanti, in ultima istanza siamo noi cittadini dei paesi più influenti ad avere la responsabilità della povertà mondiale. La maggior parte dei cittadini, però, non si sente affatto toccata da questa responsabilità; ciò è dovuto al fatto che essi solitamente evitano di informarsi sul problema della povertà globale in modo più preciso e approfondito, nonché ai tentativi di occultamento della verità abitualmente compiuti dai nostri governi e dalle loro istituzioni operanti a livello internazionale” (Thomas Pogge, Lo scandalo della fame, “Micromega”, 2012, 3, p. 132).
I dati statistici sulla crescita economica di un paese, per essere attendibili, devono valutarne tutti gli aspetti. Spesso, invece, la misurazione del benessere viene effettuata esclusivamente sul dato numerico del reddito e ciò porta a conclusioni errate.

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