Nr. 305
Pubblicato il 04/03/2025

Volodymyr Zelens'kyj

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Volodymyr Zelens'kyj è oggi una delle figure politiche più emblematiche e controverse della scena internazionale, protagonista di una traiettoria politica che lo ha visto trasformarsi da comico televisivo e outsider della politica a simbolo della resistenza ucraina e punto di riferimento nella difesa dei valori democratici contro l’aggressione russa. Eletto nel 2019 con uno schiacciante 73% dei voti, Zelens'kyj ha inizialmente incarnato la speranza di un rinnovamento profondo per l’Ucraina post-sovietica, promettendo la fine della corruzione endemica e una nuova stagione di pace nel Donbas. Tuttavia, il suo mandato è stato completamente ridefinito dall’invasione russa del febbraio 2022, evento che ha trasformato l’ex comico in leader di guerra, artefice della mobilitazione nazionale e interlocutore chiave delle democrazie occidentali.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

01 - Zelens'kyj ha creato un’eccessiva centralizzazione del potere e limitato le libertà

Zelens'kyj ha introdotto misure antidemocratiche volte a ripremere ogni forma di dissenso interno, sia con il controllo totale dei media sia vietando l'opposizione politica.

02 - Zelens'kyj è simbolo di resistenza e difesa dei valori democratici

Grazie al suo porsi in prima linea nella guerra, Zelens'kyj è diventato il volto simbolico della resistenza ucraina, non solo per il popolo ucraino, ma per l’intera comunità democratica internazionale.

03 - Zelens'kyj ha una gestione personalistica ed è impegnato nella lotta ai rivali interni

Zelens'kyj ha costruito un modello di leadership incentrato sulla sua figura personale e su un ristretto gruppo di collaboratori, con effetti destabilizzanti per il sistema politico ucraino.

04 - Zelens'kyj ha dimostrato abilità comunicativa e costruito un consenso globale

Zelens'kyj ha comunicato direttamente con cittadini, governi e opinioni pubbliche internazionali, con video messaggi sui social media e interventi straordinari, sfruttando i canali più moderni.

05 - L’Ucraina sta vivendo una crisi di legittimità e strumentalizzazioni

A maggio 2024 il suo mandato è formalmente scaduto. Non esiste una disposizione chiara che regoli la proroga automatica del suo mandato, creando un vuoto giuridico e politico.

06 - Zelens'kyj è un leader adattivo e pragmatico

Volodymyr Zelens'kyj ha la capacità di adattarsi rapidamente a contesti mutevoli, passando da comico televisivo a presidente, fino a leader di guerra.

 
01

Zelens'kyj ha creato un’eccessiva centralizzazione del potere e limitato le libertà

FAVOREVOLE

Dall’inizio della guerra su larga scala nel febbraio 2022, il presidente Volodymyr Zelens'kyj ha progressivamente accentrato il potere nelle mani della presidenza e di un ristretto cerchio di collaboratori fidati. Sebbene una certa concentrazione di poteri sia fisiologica in tempi di conflitto, le misure adottate da Zelens'kyj hanno superato di gran lunga le necessità contingenti, sollevando preoccupazioni sul futuro democratico del Paese.
Uno degli aspetti più controversi è stato il controllo dei media. Con il pretesto di combattere la disinformazione russa, Zelens'kyj ha introdotto il cosiddetto "Telemarathon", una trasmissione continua che ha unificato le principali emittenti ucraine in un unico flusso informativo controllato dallo Stato. Questa misura, inizialmente giustificata dall’emergenza, è diventata nel tempo uno strumento di propaganda interna, escludendo sistematicamente le voci critiche e i canali indipendenti. Secondo un rapporto 2024 di Reporters Sans Frontières, l’Ucraina ha perso 15 posizioni nell’indice globale della libertà di stampa, segnalando un deterioramento preoccupante della pluralità informativa.
La repressione del dissenso ha colpito non solo i media, ma anche la società civile e l’opposizione politica. Dal 2022, almeno 11 partiti sono stati banditi, con la motivazione di presunti legami con Mosca. Se in alcuni casi il legame era evidente, in altri la dissoluzione di formazioni minoritarie è apparsa più come una misura preventiva per eliminare potenziali centri di dissenso. Tra i partiti colpiti vi sono non solo formazioni filorusse, ma anche movimenti nazionalisti e socialdemocratici che avevano espresso critiche alla gestione presidenziale.
Secondo Human Rights Watch, le ONG ucraine attive nei settori della trasparenza e della lotta alla corruzione hanno denunciato un clima di crescente intimidazione. Alcuni attivisti sono stati convocati per interrogatori dall’SBU (i servizi segreti ucraini) e diversi giornalisti investigativi hanno riferito di essere stati spiati o intimiditi da agenti dei servizi.
Un altro elemento che conferma la tendenza autoritaria è la gestione della magistratura e degli organismi di controllo. Nel 2023, Zelens'kyj ha sciolto la Commissione Elettorale Centrale, sostituendone tutti i membri con figure fedeli all’Ufficio Presidenziale. Anche il Procuratore Generale Andriy Kostin è stato costretto alle dimissioni nel 2024, sostituito da un magistrato vicino ad Andriy Yermak, il capo dell’Ufficio Presidenziale, che oggi esercita un’influenza senza precedenti su tutti gli apparati dello Stato.
La concentrazione di potere è particolarmente evidente nella gestione dei fondi internazionali. Pur ricevendo miliardi di dollari in aiuti, il controllo della spesa è rimasto in gran parte nelle mani di un gruppo ristretto di funzionari presidenziali. Diversi rapporti indipendenti, tra cui un’indagine pubblicata nel 2024 dalla Corte dei Conti ucraina, hanno evidenziato opacità nelle procedure di appalto per forniture militari e per la ricostruzione di infrastrutture danneggiate dal conflitto.
Questo contesto ha alimentato una crescente sfiducia da parte della popolazione. Un sondaggio condotto dal Kyiv International Institute of Sociology a gennaio 2025 ha rilevato che il 49% degli ucraini ritiene che il governo stia abusando della legge marziale per rafforzare il controllo politico interno, mentre il 61% ritiene che la pluralità politica e mediatica sia ormai gravemente compromessa.
L’approccio accentrato ha suscitato anche preoccupazioni tra i partner internazionali. Se nei primi anni di guerra i governi occidentali hanno accettato la necessità di misure straordinarie, oggi cresce il malumore per la mancanza di trasparenza e per la scarsa inclusione di figure indipendenti nei processi decisionali. In particolare, l’amministrazione Biden e la Commissione Europea hanno più volte sollecitato Kiev a garantire maggiore trasparenza nella gestione dei fondi e a presentare un piano credibile per la normalizzazione democratica al termine della guerra.
L’accumulo di potere da parte di Zelens'kyj e del suo entourage rischia di creare un sistema politico fortemente sbilanciato, dove le istituzioni di controllo risultano inefficaci e la società civile sempre più marginalizzata. In questo contesto, l’immagine di un’Ucraina baluardo della democrazia diventa sempre più difficile da sostenere, creando contraddizioni che potrebbero minare il sostegno internazionale a lungo termine.
Pur riconoscendo le eccezionalità della situazione bellica, il processo di centralizzazione del potere sotto la presidenza Zelens'kyj appare come una deviazione sostanziale dai principi democratici che lo stesso presidente aveva promesso di difendere nel 2019. Questa tendenza, se non invertita, rischia di lasciare in eredità un sistema semi-autoritario incapace di garantire una reale alternanza democratica al termine del conflitto.

Nina Celli, 4 marzo 2025

 
02

Zelens'kyj è simbolo di resistenza e difesa dei valori democratici

CONTRARIO

Volodymyr Zelens'kyj è diventato il volto simbolico della resistenza ucraina, non solo per il popolo ucraino, ma per l’intera comunità democratica internazionale. La sua elezione nel 2019, con un clamoroso 73% dei consensi, rifletteva inizialmente la speranza di un cambiamento radicale rispetto all’oligarchia post-sovietica che aveva caratterizzato la politica ucraina. Tuttavia, è stata la guerra su larga scala scatenata dalla Russia nel febbraio 2022 a ridefinire completamente il suo ruolo, trasformandolo da presidente riformista in comandante in capo di una nazione sotto assedio.
Sin dalle prime ore dell’invasione russa, Zelens'kyj ha scelto di restare a Kiev, rifiutando offerte di evacuazione e mostrando al mondo intero la determinazione di un presidente che, invece di rifugiarsi all’estero, si è posto fisicamente in prima linea. Questa scelta ha avuto un impatto profondo sulla percezione internazionale di Zelens'kyj, trasformandolo da figura semi-sconosciuta a icona globale della lotta per la libertà e la sovranità.
Secondo i dati del Kyiv International Institute of Sociology, aggiornati a febbraio 2025, il 65% degli ucraini continua a sostenere Zelens'kyj, nonostante l’aumento delle difficoltà economiche e sociali interne. Un altro sondaggio condotto dal Rating Group conferma che il 70% dei cittadini è favorevole al prolungamento del suo mandato durante la legge marziale, considerando che lo svolgimento di elezioni regolari in tempo di guerra sarebbe logisticamente impossibile e politicamente destabilizzante.
Zelens'kyj ha saputo incarnare non solo la difesa del territorio ucraino, ma anche la lotta più ampia per la democrazia contro l’autoritarismo. Questo è stato evidente nella sua capacità di costruire una narrazione che ha collegato il destino dell’Ucraina alla tenuta dell’ordine internazionale basato sulle regole, un messaggio costantemente ribadito nei suoi discorsi ai parlamenti di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Giappone.
L’impatto diplomatico della sua leadership è stato particolarmente rilevante nella costruzione e nel mantenimento di una vasta coalizione di sostegno militare ed economico. Dal 2022 al 2025, l’Ucraina ha ricevuto oltre 86 miliardi di dollari di aiuti dagli Stati Uniti e più di 40 miliardi di euro dall’Unione Europea, senza contare l’assistenza bilaterale di singoli stati come Polonia, Canada e Giappone. Secondo analisi del Center for Strategic and International Studies (CSIS), questa capacità di attrarre aiuti è direttamente collegata alla percezione di Zelens'kyj come leader credibile, capace di amministrare efficacemente gli aiuti ricevuti e di garantire che ogni arma, ogni dollaro, venga utilizzato per la difesa della libertà europea.
Alexander Stubb, presidente della Finlandia, nel suo intervento al vertice europeo di Londra del marzo 2025, ha definito l’Ucraina "un test esistenziale per l’Europa democratica", sottolineando che la leadership di Zelens'kyj rappresenta la linea di demarcazione tra una resistenza efficace e la frammentazione di tutto il sistema di sicurezza europeo. Stubb ha evidenziato come la Finlandia, storicamente esposta all’aggressività russa, riconosca nella determinazione di Zelens'kyj una qualità essenziale per contenere l’espansionismo di Mosca.
A livello interno, pur con critiche crescenti su corruzione e gestione autoritaria, Zelens'kyj è percepito come l’unico garante della continuità statale. La sua leadership è vista come indispensabile per mantenere la coesione tra le forze armate, i governi locali e la popolazione civile, in un contesto in cui la guerra ha frammentato profondamente la società ucraina e messo sotto pressione l’intero sistema amministrativo. Lo stesso Valerii Zaluzhnyi, pur diventato un suo potenziale rivale, ha più volte riconosciuto che senza l’azione immediata e incisiva di Zelens'kyj nei primi mesi di guerra, la resistenza ucraina sarebbe probabilmente crollata.
Zelens'kyj ha saputo trasformare la sua inesperienza iniziale in una leadership efficace in tempo di guerra, adattando il suo stile comunicativo e decisionale a un contesto di emergenza senza precedenti. Pur tra errori e scelte contestate, il suo ruolo di simbolo della resistenza è indiscutibile. È grazie a questa percezione globale che l’Ucraina ha potuto superare le prime fasi critiche della guerra e continua a mantenere un canale privilegiato con le principali democrazie occidentali, consapevoli che il destino di Kiev è intimamente legato alla tenuta dell’intero ordine mondiale.

Nina Celli, 4 marzo 2025

 
03

Zelens'kyj ha una gestione personalistica ed è impegnato nella lotta ai rivali interni

FAVOREVOLE

Fin dall’inizio del suo mandato, Volodymyr Zelens'kyj ha costruito un modello di leadership fortemente incentrato sulla sua figura personale e su un ristretto gruppo di collaboratori di fiducia. Questa tendenza si è accentuata con lo scoppio della guerra su larga scala nel 2022, trasformando la presidenza da organo di coordinamento istituzionale a centro decisionale pressoché esclusivo, con effetti destabilizzanti per il sistema politico ucraino.
Uno degli episodi più emblematici di questa deriva è la rimozione del generale Valerii Zaluzhnyi, ex comandante in capo delle forze armate, avvenuta nel febbraio 2025. Zaluzhnyi, figura chiave della resistenza ucraina e fortemente popolare, era considerato da molti osservatori internazionali e dalla stessa popolazione come un potenziale rivale politico di Zelens'kyj. Secondo un sondaggio condotto dal Kyiv International Institute of Sociology a gennaio 2025, Zaluzhnyi godeva del 58% di fiducia pubblica, superiore al 52% attribuito a Zelens'kyj nello stesso periodo. La sua destituzione, mascherata da avvicendamento tecnico, è stata letta come un atto preventivo per eliminare una possibile alternativa politica, confermando la tendenza di Zelens'kyj a gestire la competizione interna con strumenti autoritari.
La concentrazione di potere non ha riguardato solo la sfera militare, ma anche il controllo diretto sulle istituzioni civili e giudiziarie. Andriy Yermak, capo dell’Ufficio Presidenziale e considerato il vero eminenza grigia del governo Zelens'kyj, ha progressivamente assunto un ruolo di controllo trasversale, intervenendo nelle nomine chiave non solo nell’amministrazione, ma anche in enti regolatori e organi di vigilanza. Nel 2024, il 73% delle nomine di alto livello è stato effettuato direttamente dal presidente o dal suo ufficio, con procedure opache e senza reali consultazioni parlamentari.
Parallelamente, la magistratura è stata oggetto di una vera e propria purga, con decine di giudici rimossi o trasferiti per presunte inefficienze o mancanza di allineamento politico. La sostituzione del Procuratore Generale Andriy Kostin, accusato di connivenza con figure dell’opposizione, è avvenuta con modalità che hanno sollevato l’allarme delle principali organizzazioni per la trasparenza, tra cui Transparency International Ucraina, che ha definito la rimozione una “manovra politica per neutralizzare ogni controllo autonomo sulla presidenza”.
Anche sul fronte parlamentare, Zelens'kyj ha ridotto progressivamente lo spazio di manovra per i partiti di opposizione. Sebbene alcuni partiti filorussi fossero oggettivamente legati a interessi ostili, il governo ha esteso misure di interdizione anche a forze filo-occidentali critiche, come Holos e alcune componenti dell’ex coalizione di Poroshenko. Nel 2024, il parlamento ucraino ha operato con una maggioranza de facto composta quasi esclusivamente dal partito presidenziale Servitore del Popolo, riducendo il dibattito legislativo a una mera ratifica di decisioni prese altrove.
Un aspetto ulteriore della gestione personalistica riguarda il controllo sulle risorse economiche. Il flusso imponente di aiuti internazionali, oltre 86 miliardi di dollari dagli USA e 40 miliardi di euro dall’UE tra 2022 e 2025, è stato gestito attraverso meccanismi straordinari e comitati d’emergenza direttamente sotto la supervisione dell’Ufficio Presidenziale. La Corte dei Conti ucraina ha più volte segnalato opacità nella selezione dei fornitori e nell’attribuzione dei contratti, denunciando una crescente influenza di oligarchi legati alla cerchia presidenziale.
La sostituzione di figure indipendenti con fedelissimi ha generato un circolo vizioso: ogni forma di critica interna è stata interpretata come minaccia al governo di guerra, e dunque repressa o marginalizzata. Questo ha reso impossibile l’emergere di un reale confronto democratico, anche su questioni cruciali come la gestione della mobilitazione militare e la distribuzione degli aiuti umanitari.
Il risultato è una presidenza che, al di là della retorica patriottica e della necessità di unità nazionale, ha progressivamente costruito una verticalizzazione del potere senza contrappesi. La riduzione degli spazi di dibattito interno e la criminalizzazione della critica politica, anche moderata, pongono interrogativi seri sul futuro della democrazia ucraina, non solo nel contesto bellico ma anche nella prospettiva di una futura normalizzazione post-bellica.
La presidenza Zelens'kyj, dunque, ha costruito una struttura di comando e controllo che, se da un lato ha garantito un’efficace conduzione della resistenza militare, dall’altro ha progressivamente svuotato le istituzioni democratiche di reale autonomia, compromettendo la capacità del sistema politico di rigenerarsi e di affrontare con strumenti democratici la fase di ricostruzione.

Nina Celli, 4 marzo 2025

 
04

Zelens'kyj ha dimostrato abilità comunicativa e costruito un consenso globale

CONTRARIO

Volodymyr Zelens'kyj ha saputo sfruttare al massimo le potenzialità della comunicazione moderna, trasformando il conflitto ucraino in un tema globale quotidiano. Fin dalle prime ore dell’invasione russa, ha scelto di comunicare direttamente con cittadini, governi e opinioni pubbliche internazionali, attraverso video messaggi pubblicati sui social media e interventi straordinari nei parlamenti di mezzo mondo.
Dal 2022 al 2025, Zelens'kyj ha partecipato virtualmente a oltre 20 sessioni parlamentari e conferenze globali, parlando direttamente a leader e popoli di Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e Giappone. I suoi interventi, spesso emotivi e diretti, hanno ottenuto milioni di visualizzazioni e una copertura mediatica senza precedenti per un leader in guerra. Secondo il Center for Strategic and International Studies (CSIS), la pressione costante esercitata da Zelens'kyj sui media occidentali è stata un fattore chiave nel mantenere alta l’attenzione globale sul conflitto, nonostante la crescente fatica da guerra in molti Paesi occidentali.
Oltre ai discorsi ufficiali, Zelens'kyj ha utilizzato i canali social in modo innovativo: i suoi video registrati tra le macerie di Kiev o negli edifici governativi danneggiati dalle bombe sono diventati simbolo di resistenza. Su Twitter e Telegram, la sua squadra di comunicazione ha creato contenuti che mescolano appelli politici, aggiornamenti sul campo e storie umane di soldati e civili, umanizzando il conflitto e rendendo tangibili le sofferenze della popolazione ucraina.
La sua capacità di comunicare non si è limitata ai canali istituzionali: Zelens'kyj ha stretto partnership con aziende tecnologiche e influencer, coinvolgendo attori, musicisti e personalità pubbliche internazionali nella campagna di sensibilizzazione globale. Questa strategia ha portato non solo sostegno morale, ma anche aiuti concreti: milioni di dollari raccolti tramite campagne di crowdfunding per l’acquisto di droni, kit medici e aiuti umanitari.
Il suo utilizzo strategico della comunicazione ha avuto un impatto diretto sulle decisioni politiche di governi e istituzioni internazionali. La costante pressione mediatica esercitata su singoli parlamentari e leader ha costretto molte capitali occidentali a mantenere, rinnovare e perfino aumentare il sostegno militare ed economico a Kiev. In sintesi, Zelens'kyj ha ridefinito il ruolo del leader in guerra, trasformandolo in un vero e proprio comunicatore globale capace di mobilitare risorse, alleanze e solidarietà ben oltre i confini nazionali.

Nina Celli, 4 marzo 2025

 
05

L’Ucraina sta vivendo una crisi di legittimità e strumentalizzazioni

FAVOREVOLE

La legittimità di Volodymyr Zelens'kyj rappresenta uno dei temi più delicati e divisivi della sua presidenza, soprattutto a partire dal maggio 2024, quando il suo mandato quinquennale è formalmente scaduto senza che si potessero indire nuove elezioni a causa della legge marziale. Sebbene la Costituzione ucraina preveda la continuità del potere in caso di guerra, non esiste una disposizione chiara che regoli la proroga automatica del mandato presidenziale, creando un pericoloso vuoto giuridico e politico.
Questa ambiguità è stata prontamente sfruttata dalla Russia, che ha reso la presunta illegittimità di Zelens'kyj uno dei pilastri della sua propaganda internazionale. Vladimir Putin e i suoi portavoce, come Dmitry Peskov, hanno ribadito che qualsiasi trattativa di pace dovrà necessariamente considerare la questione della legittimità del presidente ucraino. Presentare Zelens'kyj come un usurpatore senza mandato elettorale serve a indebolirne la posizione negoziale e a minare la coesione interna ucraina.
Tuttavia, il problema della legittimità non è solo una costruzione propagandistica esterna. All’interno dell’Ucraina, diverse figure politiche e istituzionali, tra cui l’ex presidente del Parlamento Dmytro Razumkov, hanno messo in discussione la mancata apertura di un dibattito pubblico su come garantire la transizione democratica al termine del conflitto. Razumkov e altri esponenti moderati sostengono che la proroga indefinita del potere presidenziale senza un chiaro mandato popolare rischia di trasformarsi in una deriva autoritaria permanente.
Un sondaggio del Kyiv International Institute of Sociology (KIIS) di febbraio 2025 ha mostrato che il 57% dei cittadini ucraini ritiene giustificata la proroga del mandato presidenziale in tempo di guerra, ma il 32% auspica che venga fissato un calendario chiaro per il ritorno alle elezioni. Questo dato evidenzia una spaccatura crescente tra chi considera Zelens'kyj indispensabile per la sicurezza nazionale e chi teme che l’accentramento del potere degeneri in un regime personalistico.
In parallelo, la retorica della legittimità è stata ripresa da alcuni settori del Partito Repubblicano statunitense, soprattutto dopo la vittoria di Donald Trump nelle presidenziali 2024. Trump ha definito più volte Zelens'kyj un “dittatore senza elezioni”, rilanciando di fatto la propaganda del Cremlino. Questa convergenza retorica tra Trump e Mosca ha effetti diretti sul sostegno americano a Kiev, già fortemente ridotto nel 2025, con la sospensione di diversi programmi di aiuto militare.
Anche in Europa si osserva una crescente inquietudine per la mancanza di un percorso chiaro verso la normalizzazione democratica dell’Ucraina. Se inizialmente la proroga del mandato era stata accettata come necessità tecnica, oggi alcuni governi, soprattutto quelli dell’Europa occidentale, cominciano a sollevare interrogativi sul rischio che l’Ucraina perda credibilità come democrazia emergente. Stefan Meister, analista del German Council on Foreign Relations, ha avvertito che senza un chiaro impegno a ripristinare il processo elettorale, l’Ucraina potrebbe perdere parte del sostegno politico europeo, soprattutto in un contesto di crescente "stanchezza da guerra".
A livello interno, la gestione della legittimità presidenziale si intreccia con la crescente concentrazione di potere nelle mani di Zelens'kyj e del suo entourage, guidato da Andriy Yermak. L’eliminazione politica di figure indipendenti, come Valerii Zaluzhnyi, e la soppressione di partiti di opposizione durante la legge marziale, creano un sistema in cui il controllo delle istituzioni è sempre più monolitico. Questo consolidamento del potere avviene senza alcun contrappeso istituzionale, poiché il Parlamento è stato progressivamente marginalizzato e ridotto a semplice organo ratificatore delle decisioni presidenziali.
Parallelamente, la mancanza di trasparenza su come e quando sarà ristabilito un processo elettorale libero crea un clima di crescente sfiducia. I tentativi di sollevare la questione in Parlamento sono stati sistematicamente soffocati, con l’argomentazione che aprire un dibattito su nuove elezioni indebolirebbe il fronte interno e darebbe un segnale di divisione all’esterno. Questo atteggiamento, sebbene giustificato dalla necessità di unità nazionale, contribuisce a erodere progressivamente la legittimità percepita della presidenza.
La crisi di legittimità è aggravata dalla mancanza di un quadro giuridico chiaro per la gestione della transizione post-bellica. L’assenza di una roadmap condivisa, di un accordo politico tra maggioranza e opposizione e di garanzie sul ritorno alla normalità democratica alimenta la percezione che Zelens'kyj possa voler perpetuare lo stato di emergenza per consolidare un regime semi-autoritaro anche dopo la fine delle ostilità.
La questione della legittimità di Zelens'kyj è il risultato di un intreccio di fattori interni ed esterni. È frutto della propaganda russa, ma anche di scelte politiche interne che hanno progressivamente eroso la separazione dei poteri e il pluralismo. È una fragilità che potrebbe avere conseguenze a lungo termine, non solo sulla stabilità dell’Ucraina, ma anche sulla sua credibilità come Nazione democratica in cerca di integrazione euro-atlantica.

Nina Celli, 4 marzo 2025

 
06

Zelens'kyj è un leader adattivo e pragmatico

CONTRARIO

Uno dei tratti distintivi di Volodymyr Zelens'kyj è la sua capacità di adattarsi rapidamente a contesti mutevoli, una qualità che ha plasmato la sua evoluzione da comico televisivo a presidente, fino a leader di guerra. Se inizialmente la sua campagna elettorale del 2019 era basata su messaggi di pacificazione e lotta alla corruzione interna, l’invasione russa del 2022 ha imposto una metamorfosi radicale.
In pochi giorni, Zelens'kyj è passato dal ruolo di mediatore e volto del cambiamento a quello di comandante in capo, assumendo toni e comportamenti da leader di guerra. Questa rapidità di adattamento è stata uno degli elementi che hanno permesso all’Ucraina di organizzare una difesa efficace, senza il vuoto di potere che Mosca aveva previsto. I suoi video dalla capitale sotto assedio, girati con uno smartphone e pubblicati sui social media, hanno contribuito a creare un’immagine di coraggio personale che ha avuto un impatto diretto sulla mobilitazione della popolazione.
La sua capacità di costruire un dialogo costante con i partner internazionali, calibrando ogni messaggio in base al destinatario (parlamenti, opinioni pubbliche, leader politici), ha consolidato il suo ruolo di mediatore tra esigenze interne e pressioni esterne. Questa flessibilità gli ha consentito di affrontare non solo l’emergenza bellica, ma anche le crescenti difficoltà economiche e sociali. Ad esempio, nel 2023 ha avviato un vasto programma di digitalizzazione della pubblica amministrazione per migliorare la trasparenza, dimostrando la volontà di mantenere vive alcune delle promesse riformiste nonostante la guerra.
Zelens'kyj ha anche mostrato capacità di adattamento nella gestione della sua squadra. I frequenti rimpasti di governo, criticati come sintomo di instabilità, sono stati anche interpretati come il tentativo di sostituire figure inefficienti con tecnici o militari più preparati alla gestione di un’economia di guerra. Sebbene alcune scelte abbiano suscitato perplessità, come la crescente centralizzazione del potere nelle mani di Andriy Yermak, Zelens'kyj ha mantenuto un equilibrio delicato tra le diverse anime del potere ucraino.
La sua leadership pragmatica è emersa anche nei negoziati internazionali. Pur ribadendo la linea rossa dell’integrità territoriale ucraina, ha dimostrato la disponibilità a valutare soluzioni parziali che garantissero pause umanitarie o corridoi di evacuazione, mostrando un approccio realista e non ideologico. Questa flessibilità, abbinata a una forte determinazione, è uno dei fattori che spiegano la sua sopravvivenza politica e la relativa coesione interna.

Nina Celli, 4 marzo 2025

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