Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr)
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
I Cpr, Centri di permanenza per i rimpatri, sono strutture di detenzione amministrativa nelle quali sono trattenuti i cittadini non comunitari che non possiedono un regolare permesso di soggiorno o che hanno già ricevuto un provvedimento di espulsione. I Cpr presenti sul territorio nazionale sono dieci: Bari, Brindisi, Caltanissetta, Gradisca d’Isonzo (GO), Macomer (NU), Milano, Palazzo San Gervasio (PZ), Roma, Torino, Trapani. Tuttavia, il governo Meloni ha stanziato nuovi fondi per aumentarne il numero, ipotizzando di collocarne almeno uno per ogni regione. Ha esteso anche il limite massimo di permanenza per i cittadini stranieri a 18 mesi e introdotto la possibilità di pagare una somma pari a 4.938 euro come “garanzia finanziaria” per non essere trattenuti. Il governo italiano ha inoltre ratificato un accordo sull’accoglienza e la gestione dei migranti con il governo dell’Albania, che prevede l’apertura di due Centri di permanenza per i rimpatri in territorio albanese.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
Le scelte del governo sui Cpr rientrano a pieno titolo in una cornice europea, che prevede anche la possibilità di trattenere i cittadini senza permesso di soggiorno fino a 18 mesi.
Gli sforzi e gli investimenti dovrebbero essere indirizzati all’accoglienza e all’integrazione, non all'apertura di centri di detenzione amministrativa.
I contrari all'accordo tra Italia e Albania per l'apertura di Cpr in suolo albanese lo considerano uno spreco di risorse pubbliche e una sconfitta degli ideali democratici.
L’intesa raggiunta tra Italia e Albania per l'apertura di due Cpr in suolo albanese è un investimento importante che l’Italia fa per affrontare la questione dei flussi migratori.
È fondamentale aumentare il numero dei Cpr per gestire i flussi migratori e i rimpatri
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha difeso le scelte del governo sui Cpr. Secondo il ministro, le nuove norme introdotte rientrano a pieno titolo in una cornice europea, che prevede, tra le altre cose, la possibilità di trattenere i cittadini senza permesso di soggiorno fino a 18 mesi. Anche per il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, le nuove disposizioni del governo sui Cpr sono fondamentali per “fronteggiare clandestini e delinquenti”. Elena Meini, capogruppo della Lega in Consiglio regionale della Toscana, auspica l’apertura di un Centro di permanenza per i rimpatri anche in Toscana. Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia, si è detto favorevole all’aumento del numero dei Cpr sul territorio nazionale. Stesse posizioni sono state assunte dal presidente della Liguria, Giovanni Toti, e dal sindaco di Ventimiglia, Flavio Di Muro.
Secondo CILD (Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili) il sistema dai Cpr in Italia rappresenta un affare economico importante che ha attirato l’interesse di grandi multinazionali e cooperative. Per CILD la privatizzazione della gestione dei Cpr rappresenta uno degli aspetti più controversi di questa forma di detenzione amministrativa. Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani si è detto contrario all’apertura di Cpr sul territorio regionale. Secondo Giani, gli sforzi e gli investimenti dovrebbero essere indirizzati all’accoglienza e all’integrazione. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha definito i Cpr “buchi neri del diritto”, precisando che la scelta del governo di prolungare il limite massimo di detenzione è controproducente, in quanto la maggior parte dei migranti trattenuti non verrà mai rimpatriata. Anche la Cgil e molte associazioni, tra le quali “Mai più Lager, no Cpr”, si sono pubblicamente schierate contro la strategia del governo sui Cpr. Per il sociologo Luigi Manconi, i Centri di permanenza per il rimpatrio hanno carattere illegittimo, in quanto la detenzione delle persone non è motivata da reati connessi.
L’accordo Italia-Albania sui Cpr viola le norme del Diritto internazionale
L’intesa raggiunta tra Italia e Albania prevede l’istituzione di due Cpr in territorio albanese, che potranno ospitare contemporaneamente fino a tremila migranti presi in consegna dalle navi italiane. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha difeso gli accordi siglati dal governo Meloni in Albania. Secondo il leader di Forza Italia, sono investimenti importanti che l’Italia fa per affrontare la questione dei flussi migratori. Per Sara Kelany, deputata e responsabile immigrazione di Fratelli d’Italia, si tratta di un accordo innovativo, “unicum nel panorama mondiale”. Mario Esposito, professore di Diritto costituzionale alla Luiss, ha difeso l’intesa tra Italia e Albania dal punto di vista giuridico. Secondo Esposito, il testo non presenta grandi profili critici ed è un atto importante di cooperazione tra Paesi.
Amnesty International ed Emergency hanno duramente criticato gli accordi firmati da Italia e Albania sui migranti, che prevedono la costruzione di due Cpr sul territorio albanese. Dure critiche sono arrivate anche da una parte del mondo cattolico: l’arcivescovo Mons. Gian Carlo Perego, presidente di Cemi e Fondazione Migrantes, ha parlato di spreco di risorse pubbliche e di sconfitta degli ideali democratici; mentre per il presidente della CEI, il cardinale Matteo Zuppi, l’accordo suona per l’Italia come “un'ammissione di non essere in grado” di gestire il fenomeno dei flussi migratori. Secondo la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein l’accordo tra Italia e Albania “sembra in aperta violazione delle norme di diritto internazionale e di diritto europeo”.