Nr. 228
Pubblicato il 05/11/2019

Erdoğan è un presidente democratico

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Recep Tayyip Erdoğan nasce il 26 febbraio del 1954 a Istanbul, in Turchia, da una famiglia di origini georgiane. Nella metà degli anni ‘70 si avvicina alla politica come militante dell'Unione Nazionale degli Studenti Turchi, un gruppo anticomunista. Dopo il 1980 entra nel Partito del Benessere. Nel 1991 è eletto in Parlamento, più tardi diventa sindaco di Istanbul. Nel 1998 finisce in prigione per incitamento all’odio. Scontata la pena, fonda l’Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, che diventa la prima forza politica del Paese. Nel 2004 diviene primo ministro della Turchia e nel 2014 vince le elezioni presidenziali. Il 15 e il 16 luglio 2016 sono i giorni del tentato golpe militare, che provoca centinaia di morti. Erdoğan ordina l'arresto di migliaia di persone.
Nel 2018 convoca le elezioni anticipate con l'obiettivo di assumere nuovi poteri e il popolo turco, alla fine di giugno, si esprime ancora una volta in suo favore. Alle elezioni amministrative del 31 marzo 2019 l’Akp di Erdoğan , pur confermandosi prima forza del Paese, superando il 50% delle preferenze e mantenendo il 56% dei comuni, perde la capitale Ankara e Istanbul. A Istanbul, in realtà, l’Akp vince un ricorso per presunti brogli elettorali, ma il ritorno alle urne del 23 giugno seguente conferma la vittoria del Chp guidato da Imamoglu.
Il 9 ottobre 2019 Erdoğan invade il nord-est della Siria, un’azione volta a contrastare – a detta del governo turco – la minaccia terroristica costituita dalle milizie curde in Siria. Per alcuni, lo scopo principale è quello di impedire la creazione di una regione indipendente curda.

 
01

L’annullamento dei primi risultati delle amministrative a Istanbul è la dimostrazione della politica dittatoriale di Erdoğan

FAVOREVOLE

Binali Yildirim, il candidato del partito Akp di Erdoğan , ha spiegato i motivi del ritorno alle urne a Istanbul, accusando gli avversari di ostruzionismo. Si sarebbero rifiutati, secondo Yildirim, di conteggiare nuovamente le schede dubbie. Il 23 giugno, però, il candidato del Chp vince nuovamente le elezioni con il 54% dei voti. Erdoğan non può far altro che congratularsi con il nuovo sindaco di Istanbul e guardare al futuro con l’obiettivo di riconquistare il consenso perso.

CONTRARIO

Il vice presidente del partito socialdemocratico Chp Onursal Adiguzel ha rilasciato un duro commento in merito alla decisione della Commissione elettorale suprema (Ysk) di Ankara sul ricorso presentato dall’Akp del candidato sindaco Binali Yildirim. Anche il candidato sindaco del Chp, che aveva vinto le elezioni secondo i risultati del primo aprile, ha rilasciato dichiarazioni pubbliche all’indomani della sentenza dei giudici di Ankara, invitando i compagni di partito e i cittadini alla calma. Il 23 giugno Imamoglu è tornato a parlare al popolo dopo la conferma della vittoria elettorale.

 
02

In Turchia non c’è libertà di stampa

FAVOREVOLE

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si è difeso dalle accuse di aver imprigionato centinaia di giornalisti per la loro attività in un’intervista rilasciata alla “Bbc” nel luglio del 2017. Secondo Erdoğan i motivi per cui sono in carcere sono altri, legati alle rivolte del tentato golpe o a legami con associazioni terroristiche.

CONTRARIO

A Istanbul le manifestazioni per la libertà di stampa si sono moltiplicate, soprattutto dopo il fallito colpo di Stato del 2016 e la conseguente repressione messa in atto da Erdoğan nei confronti di oppositori, minoranze e giornalisti. “La Repubblica”, il I marzo 2018 ha pubblicato una lettera firmata da 38 premi Nobel e indirizzata al presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan . Nel testo si chiede al presidente uno sforzo per migliorare la situazione turca in merito alla libertà di stampa.

 
03

Erdoğan è contro i curdi

FAVOREVOLE

Erdoğan ha più volte espresso la propria posizione sulle organizzazioni curde siriane e turche. Per il presidente della Turchia non ci sono dubbi: è necessario un intervento militare contro i gruppi armati curdi in Siria perché rappresentano una minaccia per la Turchia in quanto legati al Pkk. Dello stesso parere Ibrahim Kalin, il portavoce del presidente turco, intervenuto più volte sulla questione. Per Kalin, infatti, la Turchia non combatte i curdi ma i terroristi appartenenti ai gruppi siriani e turchi come il Pyd, Ypg e Pkk. Il giornalista Carlo Panella ha pubblicato un controverso articolo su “Lettera 44” nel quale afferma che Erdoğan ha ragione a voler attaccare militarmente i curdi siriani. Secondo Panella, c’è uno stretto legame tra i curdi turchi appartenenti al Pkk e i gruppi siriani Ypg e Pyd. Questi ultimi, afferma, proteggono i militanti del Pkk, aiutandoli nell’organizzazione di attentati sul territorio turco.

CONTRARIO

Tra le questioni che Erdoğan, secondo i suoi detrattori, affronterebbe in maniera non democratica c’è quella della minoranza curda. I curdi in Turchia, secondo la stima del CIA factbook, rappresenterebbero il 18,3% della popolazione, contando circa 14milioni di persone. Linda Dorigo, in un articolo pubblicato su “L’Espresso”, sintetizza le azioni intraprese dal presidente turco contro la minoranza durante la situazione eccezionale creatasi dopo il fallito colpo di Stato che ha permesso alle autorità turche di arrestare giornalisti, avvocati, attivisti, politici e oppositori di qualsiasi natura. Il sito della Onlus UIKI (Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia) ha pubblicato il Reportage di Fonti di Pace Onlus sulla sessione del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP), svoltosi a Parigi il 15-16 marzo 2018 relativo alla criminale politica di Erdoğan contro il popolo curdo. Onur Erem, giornalista del quotidiano d’opposizione indipendente “Birgün”, si è occupato della questione curda in Turchia e ha sottolineato la grave manipolazione delle notizie e le pressioni del governo su giornali e operatori del settore.

 
04

Turchia-Siria: operazione Fonte di pace per combattere il terrorismo

FAVOREVOLE

A seguito dell’annuncio da parte del presidente Trump di voler ritirare le forze americane dalla Siria, il presidente turco Erdoğan ha iniziato un attacco contro le milizie curde dell’Unità di Protezione Popolare (YPG), in quanto identificabili come organizzazioni terroristiche.
Dopo due tregue concordate con Washington prima e con Mosca poi, il 28 ottobre le milizie curde hanno lasciato la cosiddetta safe zone, una zona cuscinetto di circa 32 km oltre il confine siriano che resterà sotto il controllo congiunto di Ankara e Mosca.
Nonostante il parere contrario dell’ONU e della maggioranza dei Paesi occidentali, l’operazione “Fonte di pace” è considerata dal presidente turco fondamentale per la sicurezza nazionale del paese.

CONTRARIO

Al di là dei proclami del governo turco, l’attacco alla Siria da parte di Erdoğan non ha nulla a che vedere con la lotta la terrorismo. Le ragioni sono da ricercare nella volontà di impedire qualunque forma di autonomia della popolazione curda al confine con la Siria, nella necessità di aumentare i consensi interni, crollati anche a seguito della crisi economica, che ha portato a percepire come insostenibile l’ospitalità ai milioni di siriani rifugiati in Turchia. La zona cuscinetto che Erdoğan puntava ad ottenere aveva il duplice obiettivo di impedire che si creasse una regione autonoma a maggioranza curda e a creare un’area dove trasferire i profughi siriani presenti entro i confini turchi.

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