Quota 100
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
“Quota 100” è una proposta di revisione della Riforma delle pensioni, che permetterebbe di andare in pensione anticipatamente (rispetto alla Legge Fornero) a coloro che vantano un’anzianità lavorativa che, sommata all’età anagrafica, risulti 100. Ad esempio, sarebbe possibile andare in pensione con 38 anni di contribuzione e 62 anni di età per gli uomini, invece a 58 o 59 anni (se dipendenti o autonome) con 35 anni di contributi per le donne. Questo è un tema molto dibattuto in quanto novità sulla riforma pensioni prevista dal Disegno di Legge di Bilancio approvato dal governo nel corso del Consiglio dei Ministri del 15 ottobre 2018. Per alcuni, il provvedimento ha costi assolutamente accessibili per le casse dello Stato e darà la possibilità a diverse migliaia di lavoratori di scegliere se andare in pensione prima del previsto, senza subire modifiche sui compensi mensili percepiti, oltre a favorire il ricambio generazione nel mondo del Lavoro. I contrari, invece, sostengono che la manovra favorirà solo coloro che hanno una carriera lavorativa lunga e costante e graverà sul bilancio statale, con possibili ripercussioni soprattutto sulla Sanità, dal momento che la maggior parte dei lavoratori di questo settore, visto il crescente disagio lavorativo, approfitterebbe del prepensionamento, andando ad aggravare il problema della carenza di personale.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
“Quota 100” è una proposta di revisione della Riforma delle pensioni, che permetterebbe di andare in pensione anticipatamente a coloro che vantano un’anzianità lavorativa che, sommata all’età anagrafica, risulti 100. Per alcuni, favorirà un ricambio generazionale senza danni economici. Per altri, invece, favorirà solo carriere lavorative lunghe e costanti gravando sullo Stato e sulla Sanità.
Quota 100 non è un obbligo ma un’opportunità per i contribuenti: andare in pensione anticipatamente senza nessuna penalizzazione. L'introduzione di alcuni paletti permettono di contenere la richiesta in modo che non gravi né sulle casse statali né sui compensi percepiti dai contribuenti. Inoltre, si andrebbero ad attivare fondi di solidarietà e di esubero, che non costerebbero nulla allo Stato.
Lo Stato non ha fondi sufficienti per introdurre la Quota 100. Difatti, se tutti scegliessero questa formula, si otterrebbe un aumento di spesa lorda per le casse statali di 13 miliardi. Optare per questa soluzione significherebbe ridurre la pensione lorda del contribuente. La Quota 100, inoltre, favorirebbe solo chi ha un buon impiego e lavori stabili sfavorendo il settore sanitario.
Quota 100 non è un obbligo ma un’opportunità per chi va in pensione. Inoltre, favorisce il ricambio generazionale nel mondo del lavoro
La scelta della quota 100 è libera, non è un obbligo ma un'opportunità per il contribuente: andare in pensione anticipatamente e senza nessuna penalizzazione. L'introduzione di alcuni paletti (come i 62 anni di età, i 38 di contribuzione minima, l'introduzione di finestre di uscita e l'obbligo di comunicazione con preavviso da parte del lavoratore interessato, l'introduzione di un tetto massimo semestrale o annuale di prepensionabili) permettono di contenere la richiesta in modo che non gravi né sulle casse statali né sui compensi percepiti dai contribuenti. Inoltre, Quota 100 andrebbe di pari passo con l’attivazione dei fondi di solidarietà e fondi esubero, che non costerebbero nulla allo Stato perché sono alimentati dai datori di lavoro. Per quanto riguarda i giovani, poi, la mossa è pensata proprio per favorire il ricambio generazionale nel mondo del lavoro.