La moneta unica è stato un errore ma questo non implica che uscirne riparerebbe l'errore commesso

Secondo Guido Iodice, “La moneta unica è stato un errore ma questo non implica che uscirne riparerebbe l'errore commesso: il rischio è che la cura sia peggiore della malattia”. Questa è la tesi di Guido Iodice, ideatore e curatore del blog economico keynesblog.com.

Una riforma progressista dell'eurozona è possibile

Nell'articolo L’impossibile uscita “da sinistra” dall’euro, pubblicato il 13 settembre 2016 su Micromega, Guido Iodice argomenta come la posizione di coloro i quali sostengono la tesi dell'impossibilità politica di riformare l'unione monetaria è smentita dai fatti. L'unione monetaria ha subito lenti cambiamenti, più sul fronte monetario che su quello fiscale, quasi impercettibili anche per attenti osservatori, “che hanno sconvolto le previsioni di quanti avevano dato per certa, quasi imminente, la fine dell'euro. […] L’euro di oggi è già molto diverso da quello fondato nel 1992 e da quello che abbiamo visto nella prima fase della crisi (2008-2012)”.

Iodice porta alcuni 'fatti' a sostegno della tesi: Sul fronte monetario: “Si diceva che la Germania non avrebbe mai permesso allentamenti monetari significativi: oggi il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali è zero. Si diceva che la banca centrale europea non poteva acquistare massicciamente titoli di stato. Oggi la BCE sta acquistando massicciamente titoli di Stato, portando l’onere del debito pubblico del nostro paese al 4% del Pil (per avere un’idea, nel 1995 era pari all’11%) e i tassi sui nostri titoli al minimo storico”. E sul fronte fiscale: “il Fiscal Compact è rimasto lettera morta e anzi paesi come Spagna e Portogallo sono stati “perdonati” per eccessi di deficit abnormi. Ovviamente questo è molto meno di quanto servirebbe, ma è decisamente di più di quanto ci si poteva aspettare da un’Unione che quattro anni fa ha costretto gli stati membri ad inserire il pareggio di bilancio nelle proprie costituzioni”.

L'unica uscita realistica dall'euro è a destra

Secondo Iodice, non solo la sinistra, sia italiana che europea, che sostiene l'uscita dall'euro e si prepara a fantomatici piani B, non riuscirebbe ad ottenere un consenso sufficiente per avere uno spazio d'azione politico ma anche un'uscita “da sinistra” dall'euro non può essere messa in pratica. L'unica uscita realistica dall'euro è a destra.

In primo luogo, perché una deflagrazione dell'eurozona avrebbe conseguenze finanziarie negative e ridurrebbe lo spazio di manovra per politiche espansive. Argomenta, infatti, Iodice: “l’uscita unilaterale dell’Italia dalla moneta unica segnerebbe la fine dell’euro entro pochi mesi, se non settimane, a causa dell’intreccio finanziario del nostro paese con il resto dell’area euro. Lo scenario più probabile, del resto riconosciuto anche dagli economisti noeuro più ragionevoli, sarebbe una pesante recessione continentale con effetti di contagio finanziario anche nel resto del mondo. Se questo scenario si concretizzasse, la svalutazione della lira ci servirebbe davvero poco. Abbandonando il vincolo esterno dell’euro, ci troveremmo comunque davanti al vincolo della domanda estera. Ma persino ipotizzando che si possa davvero controllare la tumultuosa sparizione della seconda valuta di riserva del mondo, lo scenario appare molto meno roseo di quanto si possa immaginare. I paesi che hanno svalutato la loro moneta negli ultimi anni, soprattutto dopo il 2011-2012, hanno potuto godere di pochissimi benefici, se non nulli. [...] La bassa domanda globale, le misure protezionistiche adottate da molti paesi in questa fase di deglobalizzazione, la guerra valutaria, ci dicono che almeno per qualche tempo l’ “elasticity pessimism” è più che giustificato”.

In secondo luogo, perché l'introduzione di misure di indicizzazione dei salari, che l'uscita “da sinistra” presuppone, renderebbe la svalutazione inefficace e recessiva. Argomenta Iodice: “Se però si vuole almeno provare a sfruttare l’effetto della svalutazione per riconquistare competitività di prezzo per le nostre merci, la reintroduzione della scala mobile rischia di mangiare rapidamente il vantaggio ottenuto dal ritorno ai cambi flessibili. Gli economisti di destra che propongono l’uscita dall’euro, come Roger Bootle, sono estremamente sinceri in proposito, e purtroppo non si vedono chiare ragioni per dare loro torto: i salari nominali vanno tenuti al palo. Questo implica che l’inflazione importata ridurrà significativamente il salario reale dei lavoratori”. Inoltre, “l’effetto combinato dell’aumento dei prezzi delle importazioni, del ritardo di reazione dell’export alla svalutazione (ammesso che si materializzi) e del peggioramento della posizione patrimoniale di banche e imprese indebitate in valuta estera, rischierebbe di produrre effetti recessivi significativi”.

In terzo luogo, perché la proposta, interna all'ipotesi dell'“uscita da sinistra” dall'euro, di un labour standard sulla moneta, cioè una riforma progressista del sistema monetario internazionale finalizzato al controllo dei movimenti di capitale, è irrealistica.

Secondo Iodice, la risposta della sinistra deve essere, sul piano politico, quella di creare un fronte dei paesi mediterranei. Sul piano economico: “un passo indietro nel processo di integrazione, senza cadere nel burrone della dissoluzione della moneta unica. Solo così se ne potranno fare, in seguito, due avanti”.

Giorgio Lunghini: "forse sarebbe stato meglio non entrare, ma una volta dentro è impossibile uscire"

Ad una medesima conclusione giunge Giorgio Lunghini, economista e membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei, nell'articolo Le conseguenze di un’uscita dall’euro, pubblicato dal quotidiano Il Manifesto il 23 settembre 2016, riprendendo le stime di Carluccio Bianchi sulle conseguenze nefaste di una uscita dall'unione monetaria: “Costi enormi, che genererebbero disordini civili e rivolte popolari, e la storia dell’Europa insegna che da crisi di questa portata si esce a destra. In breve, l’Unione Economica e Monetaria europea è come l”Hotel California” nella canzone degli Eagles: forse sarebbe stato meglio non entrare, ma una volta dentro è impossibile uscire”.

M.G., 14 ottobre 2016