Sarebbe stato diminuito il numero dei parlamentari e abolito il CNEL, realizzando un notevole risparmio

La riforma avrebbe realizzato una semplificazione istituzionale, diretta conseguenza di un sistema bicamerale imperfetto. Sarebbe stato abolito il CNEL, considerato un organo dispendioso e superfluo e soppresse le Province e il riferimento ad esse come enti costitutivi della Repubblica.
Il Senato sarebbe stato privato di diverse competenze e dunque, in quest’ottica, è da considerarsi la riduzione del numero dei senatori che da 315 diventano 100, scelti tra consiglieri regionali e sindaci. Proprio tale appartenenza alle Regioni avrebbe comportato una riduzione della spesa pubblica, perché essi avrebbero continuato a percepire l’indennità dell’ente che rappresentano, che tra l’altro non avrebbe docuto superare un certo tetto stabilito dalla riforma e parametrato alla grandezza della città.
Era inoltre previsto il divieto per i consigli regionali di distribuire soldi ai gruppi consiliari e da subito sarebbero stati fusi gli uffici delle due Camere. Si prevedeva un risparmio complessivo di 500 milioni di euro l’anno.
Così il fronte del Sì su tale aspetto: “La riduzione del numero dei senatori è strettamente connessa al fatto che essi rappresentano le istituzioni territoriali. Essa è l’effetto di un mutamento qualitativo” (Basta un Sì, Botta e Risposta alle critiche, “bastaunsi”, consultato il 14 luglio 2016).

Claudio Alessandro Colombrita, 6 ottobre 2016

Sull’abolizione del CNEL non sembrano esserci posizioni contrarie degne di nota, anche se non sono previste le modalità con cui garantire sedi di necessario confronto fra istituzioni politiche e rappresentanze sociali dopo la sua eventuale soppressione.

Particolari perplessità ha suscitato invece la riduzione dei senatori. Il fronte del No ha fatto leva sul fatto che il buon funzionamento delle istituzioni non dipenda dal numero di persone effettivamente impiegate nelle cariche pubbliche ma dall’equilibrio e dal raccordo fra gli organi.
Il rapporto tra componenti della Camera e del Senato risultava essere squilibrato, l’abolizione delle Province in toto non consentiva le dovute differenziazioni, le Città metropolitane sono una novità creata ad hoc per non guardare al reale problema del paese: la razionalizzazione delle dimensioni territoriali di tutti gli enti in cui si articola la Repubblica.
Così si esprime il presidente emerito della Consulta Gustavo Zagrebelsky, Referendum costituzionale, i 15 motivi per dire no, “ilfattoquotidiano.it”, 6 marzo 2016: “ A parte il Cnel, che in effetti s’è dimostrato in questi anni una scatola quasi vuota, la riduzione dei costi della politica avrebbe potuto essere perseguito in diversi altri modi: riduzione drastica del numero dei deputati, perfino abolizione pura e semplice del Senato in un contesto di garanzie ed equilibri costituzionali efficaci. Non è stato così”.