La tesi secondo cui pensare è una funzione propria solo di chi possiede un’anima immortale creata da Dio (chiamata nella letteratura sul test di Turing “obiezione teologica”), si fonda – muovendo dalle intuizioni del filosofo e matematico francese Cartesio – su una concezione dualista, secondo la quale il pensare è una funzione correlata a una sostanza non materiale, separata e indipendente dal corpo materiale e dalle sue funzioni. Avere un corpo materiale, pertanto, non garantisce la presenza in esso dell’attività di pensiero. Questo vale a fortiori se si asserisce che il pensare è una funzione propria solo dell’anima immortale, ossia di qualcosa che appartiene solo all’uomo e che è stata creata da Dio e donata solo all’uomo e non agli altri animali e, tanto meno, agli altri esseri materiali.
L’obiezione teologica può essere formulata nel seguente modo:
(a) Pensare è una funzione dell’anima immortale dell’uomo;
(b) Dio ha dato un’anima immortale ad ogni uomo e donna;
(c) Dio non ha dato un’anima immortale agli altri animali e alle macchine;
quindi
(D) Nessun animale o macchina può pensare.
Matteo D'Angelo, 11 luglio 2016