Truman avrebbe deciso di lanciare la bomba atomica anche se l’Unione Sovietica non avesse rappresentato per gli Stati Uniti un potenziale problema

Spesso ho visto affermare che il vero motivo del lancio delle due bombe sarebbe stato quello di mostrare all’Unione Sovietica tutta la potenza distruttrice di cui le forze armate americane potevano usufruire ed erano disposte a utilizzare. In altre parole il lancio delle bombe atomiche sul Giappone sarebbe stato deciso dagli Stati Uniti soprattutto per avere una posizione di vantaggio nei rapporti diplomatici con l’Unione Sovietica a guerra terminata. Si sarebbe così trattato, come è stato anche scritto, del primo atto della guerra fredda e non dell’ultimo della guerra combattuta.

Personalmente non ho maturato questa convinzione. È assolutamente verosimile che mostrare ai russi una tale potenza militare sia stato un fatto di cui gli americani abbiano tenuto conto: ma, come dire, in quanto beneficio ‘incidentale’, aggiunto. Non credo cioè che questo sia stato il motivo principale. Fatti che presentarono benefici incidentali di questo tipo avvennero, del resto, in molte altre situazioni simili durante il conflitto. Per esempio posso fare il caso del bombardamento di Dresda. Ebbene, un memorandum interno della RAF, secretato per anni, getta ulteriore luce sui motivi del bombardamento: Dresda, la settima città tedesca in ordine di grandezza, poco più piccola di Manchester, è altresì il centro nemico nettamente più esteso che non sia mai stato bombardato finora. A metà inverno, con i rifugiati in fuga massiccia diretti a ovest e le truppe in cerca di un qualche riposo, il bene più prezioso sarà un tetto sopra la testa. Le intenzioni dell’attacco sono di colpire il nemico nel punto di maggiore vulnerabilità, dietro un fronte già parzialmente collassato per impedire che la città possa costituire un problema nell’avanzamento ulteriore del fronte, e incidentalmente per far vedere ai russi quando arrivano in città ciò di cui è capace il Comando Bombardieri quando colpisce.

Secondo molti racconti tutti i marine che avevano partecipato a missioni nel Pacifico furono assolutamente a favore dell’uso della bomba atomica. Lo storico Paul Fussel, che a quei tempi era in uniforme proprio in quella parte del mondo, ha scritto:

Quando la bomba fu sganciata e iniziò a circolare la notizia che l’operazione Olympic non sarebbe stata avviata, che noi non saremmo stati obbligati a correre verso le spiagge vicino Tokio per essere bersaglio di mortai e cannoni, e a dispetto della nostra virilità di facciata, cominciammo tutti a piangere letteralmente dalla gioia e dal sollievo. Avremmo continuato a vivere. Saremmo diventati adulti, dopo tutto […]. La bomba significava per noi la fine della guerra.

Quegli uomini non applaudivano il fatto di aver “mostrato i muscoli” all’Unione Sovietica. Piangevano dalla gioia di aver salvato la vita.

Personalmente sono quindi convinto che gli americani siano stati certamente compiaciuti di poter dimostrare a Stalin la propria potenza militare, ma che Truman avrebbe deciso di lanciare le bombe anche se l’Unione Sovietica non avesse mai presentato il seppur minimo e potenziale problema per gli Stati Uniti.