L’arma nucleare era più efficace delle bombe convenzionali.

Certamente il fatto di uccidere con una sola bomba e in pochi istanti lo stesso numero di esseri umani assassinati in un giorno di bombardamenti convenzionali ha posto l’umanità di fronte a problemi politici ed etici nuovi ed enormi.

I bombardamenti convenzionali sul Giappone nel ’44 e agli inizi del ’45 avevano avuto una forte escalation. Poche settimane dopo il suo incarico come responsabile di tutte le azioni aeree, il generale LeMay giunse alla decisione che l’unico modo per distruggere le capacità produttive di quel paese era quello di metter in atto dei raid incendiari a basso impatto con un bombardamento a oltranza. Il materiale militare scelto fu la nuova bomba incendiaria MK-69, di recentissima invenzione, con una carica di ‘benzina gelatinosa’ nota con il nome di napalm. Queste bombe di 3 chilogrammi erano sì piccole, ma distruggevano tutto quello che toccavano.

Il primo di questi raid letali avvenne nel marzo del 1945 con il bombardamento incendiario di Tokyo. Nella notte tra il 9 e il 10 di quel mese, il 21esimo comando bombardieri colpì la capitale giapponese con 1.665 tonnellate di bombe incendiarie attraversando la città con uno sciame di oltre 300 bombardieri B-29.

L’attacco notturno e a bassa quota devastò la parte industriale di Tokyo (un quarto del totale!) e uccise 84.000 persone. Questo tipo di incursioni furono prese da modello per altri raid che vennero condotti contro molte altre città giapponesi. Nonostante le crescenti perdite anche sul proprio campo, inevitabili in attacchi a bassa quota perfino con aerei caccia da scorta, il 21esimo comando bombardieri continuò a effettuare questo tipo di raid fino a giugno inoltrato, fino a che tutte le principali città del Giappone furono devastate. LeMay sottopose i propri reparti a un’attività estenuante, dove gli unici fattori che condizionavano le incursioni aeree erano le condizioni atmosferiche e le scorte di bombe. Mano a mano che il 21esimo comando bombardieri aumentava il proprio numero raggiungendo le 1.000 unità di B-29, nel ‘45 aumentarono le incursioni, notturne o diurne, che riducevano le città colpite in macerie, distruggendo i bersagli militari e industriali. La notte tra il 25 e il 26 maggio i bombardieri americani colpirono di nuovo una vasta area di Tokyo nella quale si trovavano importanti obiettivi militari, ma che erano circondati da centri commerciali e residenziali. I risultati furono devastanti anche a causa delle forti raffiche di vento che diffusero la tempesta di fuoco per trenta chilometri quadrati della città.

La bomba atomica non era materialmente più dannosa, ma psicologicamente più spaventevole dei vecchi ordigni. Sebbene a Hiroshima e Nagasaki siano rimaste uccise meno persone che nei bombardamenti a tappeto incendiari di Tokyo, nondimeno vennero uccise con una tremenda facilità. Fu un salto qualitativo, non quantitativo. Se sottoponiamo il disagio che indubbiamente ci induce il nostro senso morale ad una attenta riflessione, scopriremmo che la bomba atomica fu spaventosa non per quello che aveva fatto, ma per quello che poteva fare. Non fu, a ben vedere, una bomba atomica (o due) che portò i giapponesi alla resa. Fu l’idea di quello che poteva avvenire. Che cosa sarebbe accaduto se le centinaia e centinaia di bombardieri che sino ad allora avevano bombardato senza pietà il Giappone fossero stati armati con i nuovi ordigni?