L'aniconismo islamico, il divieto di produrre immagini (comportamento sanzionato come peccaminoso tentativo di sostituirsi alla divinità creatrice), motiva la distruzione, operata da gruppi religiosi estremisti sunniti e salafiti, di monumenti, complessi templari e reperti archeologici di svariate religioni e civiltà risalenti a periodi precedenti l'islamizzazione delle regioni abitate dai musulmani. Sono andate perdute per sempre, nel 2001, i grandi Buddha di Bamyan, in Afghanistan, nel 2012 la tomba del profeta Giona, a Mosul, e nel 2015 gran parte delle testimonianze della civiltà assira e sumera a Ninive, in Iraq. Tali monumenti sono andati distrutti in quanto idoli proibiti, con danno irreparabile alla memoria storica dell'umanità intera.
“Il nostro Profeta ci ha ordinato di farlo”, rivendica un miliziano dell'Isis in un video propagandistico che ha scandalizzato il mondo intero. Ma a ben vedere non solo l'Islam radicale: ogni culto totalitario vuole fare tabula rasa del resto della storia umana, in un comune fanatismo che colpisce prima di tutto la cultura.