Durante la campagna referendaria del 1987, il giudice Giovanni Palombarini bollava come inaccettabile la responsabilità civile dei magistrati, in quanto “incrinerebbe la loro autonomia di giudizio” (Franco Recanatesi, “In pericolo l’autonomia dei giudici", “La Repubblica”, 3 marzo 1987).
Il magistrato e scrittore Giancarlo De Cataldo sostiene che “il principio è giusto: se un giudice sbaglia per dolo o per colpa grave, il cittadino deve essere risarcito. Il problema è che il diritto è attività di interpretazione delle leggi [...]: puoi essere punito se hai voluto favorire qualcuno ai danni di qualcun altro […] ma non per aver ‘spiegato’ una norma spesso oscura in un certo modo piuttosto che in un altro. E in ogni caso, a pagare dev’essere lo Stato e non il singolo giudice: altrimenti nessuno darà più torto al ricco” (Giancarlo De Cataldo, In giustizia, Rizzoli 2011, p. 31).
Di fatto, come affermato dall’allora presidente della Suprema Corte di Cassazione Ernesto Lupo, “la responsabilità del giudice, in linea di principio, limita sempre l'indipendenza” (Lupo: "Responsabilità mina indipendenza". Pdl: "Voto non può essere ignorato",“La Repubblica”, 3 febbraio 2012).