I partiti euroscettici (M5S, Lega Nord) hanno sostenuto e divulgato la cosiddetta “versione delle Cassandre”, cioè la tesi secondo cui l’applicazione, voluta dalla tecnocrazia europea e dal governo tedesco, del Fiscal Compact costringerebbe l’Italia ad una riduzione del debito pubblico di circa 40-50 miliardi all’anno per vent’anni a partire dal 2015, riduzione che è nei fatti impossibile in quanto implica una profonda riduzione della spesa pubblica ed un forte aumento della tassazione su cittadini ed imprese, che comporterebbe danni catastrofici al sistema produttivo.
Molti studiosi hanno, inoltre, sottolineato gli effetti recessivi ed il circolo vizioso che il consolidamento fiscale comporta. La tesi è quella secondo cui un consolidamento fiscale così congegnato ha l’effetto perverso di far aumentare tendenzialmente sia il rapporto debito pubblico/PIL sia i tagli di spesa pubblica e la tassazione su cittadini e imprese. Pertanto, il Fiscal Compact è insostenibile e la sua applicazione provocherebbe un massacro sociale.