Il vaccino antinfluenzale è utile

Lo Stato e le raccomandazioni sull’influenza

Anche il virus dell’influenza viene considerato, al pari dei virus più pericolosi per la salute del cittadino e della comunità intera, un problema di sanità pubblica piuttosto critico. Lo Stato, nella figura del Ministero della Sanità, ha un ruolo cruciale nel tutelare la salute del cittadino. Per questo motivo, non fa mancare le sue raccomandazioni attraverso delle vere e proprie circolari come la recente Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2014-2015. Inoltre, sul portale del Ministero della Sanità, è pubblicata una nota dal medesimo titolo della circolare sopra citata (Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2014-2015, “salute.gov.it”, 10 settembre 2014) in cui si legge: “l'influenza è una malattia che ricorre in ogni stagione invernale; può avere un andamento imprevedibile e, ogni anno, impegna importanti risorse del SSN”. I soggetti da tutelare maggiormente dal contagio influenzale sono “donne che si trovino nel 2° e 3° trimestre di gravidanza”, “tutti i soggetti a rischio di complicanze per patologie pregresse o concomitanti”, “i soggetti di età pari o superiore ai 65 anni”, “gli operatori sanitari che hanno contatto diretto con i pazienti” e “altri soggetti a rischio il cui elenco è contenuto nella circolare”.

 

Influenza: un problema di sanità pubblica

“Un importante problema di sanità pubblica”, così viene definita l’influenza in un articolo pubblicato sul sito della sanità della Regione Lombardia (Campagna antinfluenzale 2014-2015, “sanita.regione.lombardia.it”, 21 gennaio 2015). Il problema è rilevante “a causa del numero di casi che si verificano in ogni stagione e che può essere più o meno elevato a seconda della trasmissibilità del virus influenzale circolante. I virus dell’influenza tendono a presentare ogni anno variazioni e proprio per questo si determina ogni anno l’epidemia influenzale nel mondo che può interessare anche coloro che hanno già subito una infezione o che sono stati vaccinati l’anno precedente. […] I casi gravi e le complicanze dell’influenza sono più frequenti nelle persone al di sopra dei 65 anni di età e in persone con malattie quali ad esempio il diabete, immunitarie o cardiovascolari e respiratorie.
Ogni anno l’influenza determina elevati costi a carico della comunità, sia in termini di spesa sanitaria (farmaceutica e ospedaliera) che di costi sociali, per le assenze dal lavoro per cure proprie e dei familiari; inoltre il ricorso all’ospedalizzazione per il trattamento di forme influenzali, anche non complicate, soprattutto in persone anziane comporta serie ripercussioni sulla ricettività dei reparti ospedalieri con possibili disfunzioni operative”.

 

Vaccini antinfluenzali: dubbi su efficacia

Sull’efficacia dei vaccini antinfluenzali, Franca Porciani, in un suo articolo (Vaccino antinfluenzale: quanto serve veramente? “Corriere della Sera”, 12 Novembre 2006) riporta l’analisi di un esperto epidemiologo, Tom Jefferson, uno dei fondatori della Sezione vaccini della Cochrane Collaboration. Nell’articolo vengono descritti i risultati che Jefferson ha pubblicato sul “British Medical Journal”, in merito ad una indagine riguardante alcuni studi sui vaccini antinfluenzali. Jefferson giunge alla conclusione che tali studi presentano una attendibilità discutibile. In particolare: “per quanto riguarda gli anziani, gli studi ci sono, ma non sono realizzati con metodi di selezione validi”. Su 40 studi riguardanti la popolazione che vive nelle case di riposo, Jefferson ha trovato che “solo 26 riportavano i dati sui ceppi virali influenzali in circolazione in quella stagione e solo 21 fornivano informazioni su quelli contenuti nel vaccino. Pochissime anche le ricerche in cui il gruppo dei vaccinati fosse messo a confronto con un gruppo di non (il famoso ‘controllo’). Ma emergono anche limiti sulla sicurezza del vaccino, sul fatto, cioè, che non causi effetti collaterali importanti nella settimana successiva all'iniezione: dei tantissimi studi fatti, solo cinque hanno preso in considerazione quest'aspetto. Se le certezze per gli anziani vacillano, si disintegra nel nulla qualsiasi convinzione di un effetto protettivo sulla popolazione sana in generale: non c'è dimostrazione che la vaccinazione risparmi giorni di lavoro, riduca i ricoveri in ospedale e, in ultima analisi, la mortalità in chi ha meno di sessantacinque anni. Altro punto debole, anzi debolissimo, è l'efficacia della vaccinazione nei bambini sotto i due anni di vita che risulta pari a quella del placebo, cioè di un vaccino che contenga acqua fresca (e pensare che negli Stati Uniti è vivamente raccomandato in questi piccolissimi!)”. Nel medesimo articolo, in merito a quanto portato alla luce da Jefferson, si esprime Luisella Grandori, “responsabile delle vaccinazioni dell'Associazione Culturale Pediatri e consulente per le vaccinazioni della Regione Emilia-Romagna”. Grandori afferma: “‘Jefferson ha gettato il sasso nello stagno dimostrando che è indispensabile condurre studi accurati, ad esempio, in paesi dove la vaccinazione non è ancora offerta dal Servizio Sanitario Nazionale, come quelli dell'Europa dell'Est’”. Nell’articolo, anche Fabrizio Pregliasco, virologo ed esperto di influenza del Dipartimento di Sanità Pubblica e Microbiologia dell'Università di Milano, commenta l’indagine di Jefferson: “‘anch'io sono convinto che a questo punto devono essere avviati studi più rigorosi finanziati - perché no? - sia dalle aziende produttrici di vaccini sia dallo Stato nell'intento di chiarire questi dubbi’”. Porciani riporta poi un’altra considerazione di Jefferson: “Jefferson affonda ancora di più il coltello nella piaga, affermando che tutta l'emergenza influenza è un artefatto, creato facendo un gran miscuglio di virus influenzali e para-influenzali. La verità è che non disponiamo di una rete di sorveglianza capace di distinguerli”. L’autrice dell’articolo quindi aggiunge: “alla luce delle considerazioni emerse dal lavoro di Jefferson, ci chiediamo però se abbia senso continuare, come se niente fosse successo, le campagne per arrivare a vaccinare tutti gli over 65; obiettivo quasi raggiunto dalla Regione Emilia-Romagna (70% di copertura), seguita dal Lazio, dalla Lombardia e dalla Toscana”.