La prostituzione non è un’attività illecita dal punto di vista penale, cioè non è considerata un reato (lo è solo il suo sfruttamento e il favoreggiamento).
Cambiare la normativa vigente, abrogando alcuni punti della vecchia Legge Merlin, in modo da regolamentare l’attività di prostituzione intervenendo con misure di natura fiscale contributiva, nonché forme di assistenza e previdenza obbligatoria per i “lavoratori del sesso”, sottrarrebbe il fenomeno al dominio della criminalità e garantirebbe la possibilità di ottenere una nuova forma di entrata per l’erario pubblico (attraverso la tassazione di quella che diverrebbe una normale attività lavorativa).
In termini di legge, attraverso alcune recenti sentenze, la Suprema Corte di Cassazione e la Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo (organo dell’UE) hanno stabilito che la prostituzione dovrebbe essere tassata laddove tale attività sia riconosciuta come legale.
Di conseguenza, Il “lavoro sessuale” va considerato come qualsiasi altra attività lavorativa e, dunque, oltre che tassato, decriminalizzato.