Il “consenso interazionista”, che caratterizza le scienze sociali, viene contestato da studiosi provenienti sia dalle scienze sociali che da quelle naturali: da una parte, l'indirizzo psicologico, che mira a riunire mente e corpo in un unico complesso, solo artificiosamente separato nella cornice della cultura occidentale, e che contesta i troppo semplici interazionismi che sfociano in tentativi di riduzione fisiologica della cultura; dall'altro, sono gli stessi evoluzionisti che operano al di fuori del consesso del neodarwinismo a contestare il rigido impianto del determinismo genetico dell'ortodossia della “Sintesi Moderna”: il genetista Richard Lewontin, per esempio, contesta la separazione tra organismo e ambiente, che obbliga a pensare le forme viventi in termini di dimensione biologica innata – i geni – e dimensione variabile e contingente, determinata a vario grado dall'ambiente fisico e da quello sociale, o, nel caso di Homo sapiens, culturale. Per Lewontin, la continuità tra organismo e ambiente smentisce ogni possibilità di riduzione nei confronti dell'uno o dell'altro termine: le reali dinamiche di determinazione vanno studiate nella loro dimensione relazionale.