Dal punto di vista occupazionale, Expo rappresenta un luogo di sfruttamento legalizzato: contratti con retribuzioni del 20-30% più basse, utilizzo indiscriminato di tirocini e stage, reclutamento coatto da scuole e carceri, turni massacranti di lavoro.
Il tipo di contratto offerto da Manpower (agenzia interinale di Expo che si occupa delle assunzioni), non siglato dalle maggiori organizzazioni sindacali, è il “CNAI”, che costa appunto il 20-30% in meno rispetto al contratto nazionale. Tale contratto prevede retribuzioni medie di 1.100 euro lorde per un orario di lavoro tra le 28 e le 36 ore settimanali (circa 800 o 900 euro al mese).
I contratti da 1.300 euro tanto pubblicizzati da Manpower riguardano solo un’esigua parte dei giovani, mentre la maggior parte ha rifiutato contratti di stage il cui stipendio era ben più modesto.
Altro elemento negativo è la precarietà. I lavoratori assunti con contratti precari, o addetti di cooperative, che hanno lavorato per mesi o anni nei cantieri di Expo, una volta terminata la fase di realizzazione torneranno nell’anonimato.