I sostenitori di Musk sostengono che l’Unione Europea non solo opprime i propri membri, ma agisce in modo da colpire la sovranità e gli interessi di paesi esterni, in particolare gli Stati Uniti. In quest’ottica, abolire l’UE sarebbe nell’interesse non solo degli europei ma anche di altre nazioni che subiscono l’influenza o le politiche comunitarie considerate ostili. L’esempio concreto su cui si innesta questa tesi è la reazione dell’amministrazione Trump: la multa a X è stata descritta come “un attacco al popolo americano da parte di governi stranieri”. Qui si posiziona l’UE come una entità “aliena” che osa sanzionare un’azienda americana e, nel farlo, lederebbe addirittura i diritti dei cittadini USA online. Di fronte a quello che viene percepito come uno sconfinamento di sovranità (l’UE che si arroga il potere di multare e regolare aziende globali), i pro-Musk invocano una linea dura: Ted Cruz ha sollecitato il governo USA a imporre sanzioni contro i funzionari europei responsabili finché la multa non venga ritirata. Questa reazione estrema illustra l’idea che l’UE starebbe agendo in modo illegittimo nella sfera d’azione di altri Stati e che quindi contrastarla (fino alla sua abolizione, nella visione più radicale) sia non solo lecito ma doveroso per proteggere la propria sovranità. Sotto questo profilo, l’UE viene dipinta come un “attore ipocrita e prevaricatore” sulla scena internazionale. Ad esempio, si fa notare (come in effetti ha fatto Musk) che l’UE pretende standard elevati su trasparenza e libertà online dagli altri, ma poi essa stessa chiude un occhio quando a censurare è un paese come la Cina o la Russia – interpretazione questa vicina alla narrativa trumpiana: infatti Rubio e altri non menzionano mai le pratiche censorie di Russia/Asia, concentrandosi solo sull’UE, quasi a dire che Bruxelles è un nemico tanto quanto i regimi autoritari. La nuova dottrina strategica USA (Trump 2025) afferma apertamente la necessità di “un revival della Dottrina Monroe” per opporsi ad ogni ingerenza europea negli affari americani. Nel contempo, la stessa dottrina dichiara di voler “coltivare la resistenza all’attuale traiettoria dell’Europa all’interno delle nazioni europee”. Questa frase, rivelatrice, allude a un sostegno degli USA ai movimenti anti-Ue in Europa – in pratica risuona con l’auspicio del “Telegraph” che “gli USA supportino i movimenti indipendentisti in Europa”. Ciò inquadra l’abolizione dell’UE come un obiettivo in linea con l’interesse nazionale americano: l’Europa “delle patrie” sarebbe preferibile a un blocco coeso in grado di sfidare gli USA su regole e commercio. I pro-Musk sottolineano come il conflitto con l’UE su X faccia parte di una guerra commerciale e di valori più ampia. Donald Trump, fin dal suo primo mandato, accusava l’UE di approfittare degli USA sul piano commerciale; ora nel secondo mandato la sua amministrazione spinge l’acceleratore: “L’UE viene dipinta come la radice di tutti i mali… quasi un luogo oppressivo e invivibile” nota “Polskie Radio”. L’abolizione dell’UE viene quindi anche legata a un possibile riequilibrio economico: la retorica “America First” vede di buon occhio un indebolimento o dissoluzione dell’UE, poiché esso spezzerebbe un importante rivale economico e politico. Non a caso l’UE appare come “bersaglio” in dispute su dazi: la “Süddeutsche” riferisce che gli americani hanno minacciato tariffe su automobili e altri beni se l’Europa non allenterà DSA e DMA. I pro ribaltano questo ricatto in un argomento: per loro, se un alleato come gli USA arriva a tanto, significa che l’UE ha passato il segno, ponendo regole ingiuste che richiedono risposte forti. Abolire l’UE eliminerebbe queste frizioni, riportando il controllo delle politiche commerciali e digitali ai singoli Stati, che sarebbero più piccoli e gestibili nei negoziati bilaterali con gli USA. C’è poi l’elemento della sovranità difensiva: Musk ha sostenuto (e Vance pubblicamente) che l’UE non si occupa del vero problema per l’Occidente, che sarebbe la sicurezza e identità culturale minacciata da immigrazione incontrollata e estremismi interni, spostando invece il focus su normative digitali e ambientali “ideologiche”. In un discorso al summit di Monaco 2025, Vance disse addirittura che “la più grande minaccia per l’Europa non è la Russia, ma l’immigrazione incontrollata e l’esclusione dei partiti di destra”, difendendo Musk dalle critiche europee sulla sua ingerenza politica. I pro interpretano questo come una critica all’UE che, ossessionata dal regolare i social di Musk, avrebbe trascurato o represso questioni identitarie e di sicurezza in casa propria. In altri termini, l’UE viene vista come un ostacolo per quegli Stati europei (Polonia, Ungheria, Italia in parte) che vorrebbero politiche più sovrane su confini, costumi, alleanze, ma si scontrano con Bruxelles. Abolirla libererebbe le energie nazionali per affrontare quei temi secondo le proprie tradizioni e priorità, e non secondo un’agenda “liberal globalista” dettata dall’alto. I sostenitori di Musk evidenziano come la sua chiamata alle armi anti-Ue abbia fatto emergere l’ipocrisia europea: dopo esser stati criticati dall’UE per anni (pensiamo alle ingerenze russe nelle elezioni USA, o alle lamentele UE verso Facebook per Cambridge Analytica), ora i leader europei si lamentano di Musk e addirittura insinuano collusioni con Mosca. Per i pro, questa è una doppia morale: l’UE accusa Musk di fare gli interessi russi semplicemente perché lui propone di abolirla, ma in realtà è l’UE stessa che con la sua debolezza in Ucraina e le divisioni interne facilita Putin. Così un argomento che essi portano è che un’Europa di nazioni sovrane coese in un’alleanza occidentale flessibile potrebbe essere più efficace contro la Russia di questa UE burocratica e rissosa. Da qui, alcuni sostengono che la NATO (cui Musk ha espresso supporto in passato) potrebbe benissimo esistere senza UE, anzi meglio.
Nina Celli, 13 dicembre 2025