La Legge di Bilancio 2026 consolida i conti pubblici italiani, evitando derive finanziarie e rafforzando la credibilità del Paese a livello europeo. Con la manovra, l’Italia anticipa al 2025 il rientro nel limite del 3% di deficit/PIL, un anno prima del termine raccomandato dall’UE. Inoltre, programma per il 2026 un disavanzo al 2,8%. Questo risultato, definito “un buon risultato” dallo stesso Osservatorio sui Conti Pubblici, è stato ottenuto mantenendo “i numeri in regola con l’Europa” e senza ricorrere a manovre correttive straordinarie. La solidità dei saldi di bilancio ha avuto un impatto immediato sulla fiducia: i mercati finanziari e le agenzie di rating hanno reagito positivamente, con una riduzione dello spread e prospettive di miglioramento del rating sovrano italiano. In sostanza, la prudenza della manovra – che non aumenta la spesa a debito – evita tensioni con Bruxelles e con gli investitori. Il governo sottolinea che, grazie a questi conti “in ordine”, l’Italia potrà beneficiare di margini di flessibilità futuri, ad esempio per investimenti strategici (come la difesa, sfruttando la “escape clause” UE). La stabilità finanziaria attuale, inoltre, scongiura la necessità di sacrifici in seguito: non vi saranno manovre d’emergenza a metà anno, né aumenti generalizzati di imposte o tagli draconiani ai servizi. Anzi, il 2026 si profila come il primo anno – da quasi trent’anni – senza una manovra correttiva d’urgenza, come evidenziato dal ministro Giorgetti. Questo clima di ritrovata disciplina fiscale viene considerato un presupposto essenziale per garantire tassi d’interesse contenuti, stabilità macroeconomica e un ambiente favorevole alla crescita di lungo periodo. Persino alcuni osservatori tradizionalmente critici riconoscono il valore di questo consolidamento: la Banca d’Italia e l’UpB, pur chiedendo maggiori dettagli sulle coperture, hanno definito “prudente” l’impostazione complessiva. I favorevoli alla nuova Legge di bilancio ritengono che la manovra 2026 dia prova di responsabilità finanziaria, consolidando risultati che l’Italia inseguiva da tempo (come l’uscita anticipata dalla procedura per deficit eccessivo) e restituendo al Paese credibilità e peso in Europa. Ciò getta basi solide per qualunque politica economica futura, in netto contrasto con l’instabilità e le crisi di fiducia che in passato hanno penalizzato l’Italia.
Madeleine Maresca, 6 novembre 2025