Nell’economia digitale i dati personali hanno assunto un ruolo equiparabile (se non superiore) a quello delle risorse naturali tradizionali per determinare la ricchezza e la potenza di uno Stato. Con la frase “data is the new oil” si indica che l’accumulo di enormi moli di dati conferisce un vantaggio competitivo in termini di innovazione, crescita e controllo dei mercati. Le grandi piattaforme tecnologiche (quasi tutte statunitensi o cinesi) valgono trilioni di dollari grazie alla capacità di estrarre valore dai dati degli utenti (pubblicità mirata, servizi personalizzati, sviluppo di algoritmi). Questo soft power economico delle Big Tech si traduce de facto in influenza geopolitica dei Paesi che le ospitano. Ad esempio, gli Stati Uniti, patria di Google, Amazon, Facebook, hanno potuto espandere il proprio modello culturale e normativo nel mondo interconnesso, mentre la Cina, con campioni come Alibaba e Tencent, esporta sistemi di pagamento e infrastrutture digitali conformi ai propri standard. Inoltre, il possesso di dati alimenta il settore dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie emergenti. Nella competizione globale sull’IA (considerata decisiva per la supremazia militare ed economica), disporre di più dati per addestrare gli algoritmi significa ottenere migliori risultati: basti pensare al vantaggio della Cina, con la sua popolazione digitalizzata e minori vincoli di privacy, che offre ai propri sviluppatori un bacino immenso di informazioni per il machine learning. Esperti di strategia evidenziano che l’IA può esacerbare la disparità: “il vulnerabile accesso ai dati di massa sta esacerbando i timori di sorpasso tecnologico”, poiché i Paesi autocratici possono combinare set di dati differenti per svelare segreti di governi stranieri e migliorare i propri sistemi bellici. Dunque, chi possiede dati abbondanti e di qualità domina i settori più innovativi (dall’e-commerce alla biotecnologia), accumulando ricchezza e capacità di proiezione globale. Per questo le potenze considerano i dati personali come “infrastrutture strategiche” da sviluppare: l’India, ad esempio, con il progetto Digital India, ha definito i dati “nuovo oro” e intende sfruttare il suo enorme mercato internet come leva per diventare hub tecnologico mondiale. La geopolitica del XXI secolo sarà, quindi, sempre più determinata dal possesso e dal controllo dei dati, una ricchezza intangibile che però muove industrie, mercati finanziari e innovazione, proprio come il petrolio muoveva le economie industriali del ’900.
Madeleine Maresca, 28 ottobre 2025