Le ipotesi che al Pentagono non sia caduto un aereo di linea sono state rigorosamente smentite dalle prove e testimonianze disponibili. Subito dopo l’attacco, oltre 100 testimoni oculari – tra cui personale militare, impiegati e passanti – riferirono di aver visto un aereo di linea volare a bassa quota e colpire il Pentagono. In particolare, almeno 55 testimoni chiave confermarono di aver identificato un Boeing American Airlines nell’impatto e nessuno parlò di missile. Queste testimonianze concordanti (raccolte anche dal Washington Post e dagli investigatori ufficiali) da sole demoliscono la teoria alternativa: sarebbe infatti impossibile orchestrare decine di falsi testimoni credibili in pochi istanti. Sul piano materiale, poi, vi sono i rottami: nelle ore successive, squadre forensi recuperarono migliaia di frammenti dall’area d’impatto. Tra essi furono identificati parti del carrello d’atterraggio, segmenti di fusoliera con livrea argento-blu tipica American Airlines, resti di motori Rolls-Royce (compatibili col Boeing 757) e persino la scatola nera di bordo (Flight Data Recorder), il cui contenuto – decodificato – corrisponde al volo AA77. Le analisi strutturali hanno chiarito perché i danni al Pentagono appaiono differenti da quelli delle Torri: il Boeing colpì un edificio rinforzato (muri spessi di cemento armato) volando rasoterra. Le ali e la coda, meno massicce, si sarebbero in gran parte disintegrate all’esterno, mentre la fusoliera e i motori (più densi) penetrarono. Il foro iniziale di circa 5 metri corrisponde alla sezione di fusoliera/motore in ingresso; l’ampia breccia centrale e l’incendio successivo causarono poi il collasso di una porzione di edificio, ampliando il danno. Non c’è nulla di inspiegabile: un rapporto dell’ASCE (Società Americana Ingegneri Civili) del 2003 concluse che “i danni al Pentagono sono interamente consistenti con l’impatto di un Boeing 757, senza alcuna indicazione di uso di esplosivi aggiuntivi”. Altre prove tangibili includono i resti umani: nei giorni seguenti furono rinvenuti e identificati tramite DNA i resti di 184 delle 189 vittime del Pentagono, inclusi i passeggeri e l’equipaggio del volo AA77. È impensabile che tali reperti (compatibili con un disastro aereo) siano stati “piazzati” ad arte. Per quanto riguarda la difesa aerea, le inchieste hanno appurato che nessun caccia fu sulla traiettoria in tempo utile: l’allarme sui dirottamenti fu caotico e il primo caccia su Washington decollò troppo tardi. Non c’è quindi evidenza di un “ordine di stand-down” – al contrario, i piloti militari cercarono di reagire ma non fecero in tempo a intercettare. In definitiva, tutti gli elementi concreti puntano al medesimo scenario: il volo 77 fu dirottato e fatto schiantare sul Pentagono dai terroristi. Le teorie alternative nascono da un ragionamento per assurdo (ci si aspetta di vedere un buco sagomato da aereo, o rottami enormi intatti, cosa poco realistica) e dalla sfiducia alimentata dal segreto sui video di sorveglianza – segreto dovuto semplicemente alle prassi investigative. Persino chi inizialmente dubitava si è ricreduto di fronte alle prove. Ad esempio, il generale Stubblebine, famoso per aver creduto a un missile, più tardi ammise l’errore. Dunque, la comunità internazionale degli esperti e investigatori non ha alcun dubbio: fu un aereo di linea, non un ordigno, a colpire il Pentagono l’11 settembre, e nessun elemento concreto suggerisce un auto-attacco.
Nina Celli, 24 ottobre 2025