Le confutazioni basate su evidenze ingegneristiche mostrano che il collasso delle Torri Gemelle e del WTC7 può essere pienamente spiegato senza ricorrere ad alcun esplosivo occulto. In primo luogo, gli esperti evidenziano la devastazione causata dall’impatto iniziale dei Boeing: ciascun aereo (del peso di oltre 110 tonnellate) colpì le Torri a circa 800 km/h, tranciando decine di colonne portanti esterne e interne. L’urto asimmetrico compromise immediatamente la resistenza strutturale a un lato degli edifici. Subito dopo, l’esplosione del carburante (circa 35.000 litri per aereo) innescò incendi multipiano con temperature stimate di 1000 °C e oltre. L’acciaio strutturale, pur ignifugato, a quelle temperature perde gran parte della sua resistenza (diventa morbido e cedevole al 50% del carico che reggerebbe a freddo). Nelle Torri, costruite con struttura “tubolare” in acciaio relativamente leggero, il fuoco indebolì progressivamente i solai e i pilastri ai piani d’impatto, che alla fine cedettero, facendo collassare la sezione superiore (decine di piani) su quella inferiore. Una volta iniziato, il crollo progressivo fu inevitabile: l’energia enorme del collasso dei piani superiori ha travolto a cascata tutti gli altri piani sottostanti. Questo meccanismo, noto come pancake collapse, è ben documentato e visibile nei video: ogni piano cede in rapida successione sotto il peso e l’energia cinetica di ciò che cade dall’alto. Non si osserva nulla di incompatibile con una caduta gravitazionale. I debunker sottolineano che in una demolizione controllata classica gli esplosivi tagliano le colonne alla base, facendo partire il crollo dal basso – mentre nelle Torri l’innesco del collasso è chiaramente in alto, dal punto dell’impatto, evidenza che smentisce l’ipotesi di esplosioni preposte altrove. Inoltre, se fossero state piazzate cariche in tutto l’edificio, ci sarebbero stati fortissimi boati prima del crollo: invece audio e sismografi non hanno registrato alcun segnale di esplosioni ordinatamente temporizzate. Nessuna traccia di esplosivi è stata trovata nelle polveri o nei resti delle colonne – e ricordiamo che tonnellate di acciaio delle Torri furono analizzate nei giorni seguenti presso il NIST e altri laboratori senza riscontrare residui tipici da detonazione. Le teorie complottiste spesso citano “pozze di metallo fuso” trovate sotto Ground Zero come indizio di termite (che fonde l’acciaio), ma gli esperti spiegano che la presenza di metallo fuso non è strana: era alluminio degli aerei e altri metalli, colati a causa degli incendi prolungati. Anche l’edificio WTC7 – che i complottisti ritengono il graal del complotto – ha una spiegazione razionale: colpito dai detriti incandescenti delle Torri, sviluppò incendi incontrollati su più piani e subì gravi danni strutturali alla base. Nel primo pomeriggio, privato dell’acqua antincendio, il WTC7 bruciò per ore, deformando le travi e causando il cedimento di una colonna centrale al piano inferiore; ciò innescò un collasso interno seguito dal crollo globale dell’edificio attorno alle 17:20. Il WTC7, dunque, cadde dal basso verso l’alto, proprio come prevedibile per un cedimento strutturale causato dal fuoco (e al contrario di quanto accadrebbe con una demolizione deliberata, che di norma inizia simultaneamente alla base). Il NIST ha pubblicato un rapporto dettagliato su WTC7 nel 2008, basato su simulazioni, che conferma questo scenario senza dover invocare esplosivi. Tutta la fenomenologia dei crolli dell’11/9 risulta coerente con gli impatti aerei e gli incendi e incompatibile con demolizioni preimpostate. Gli ingegneri strutturisti e i fisici che hanno studiato l’evento – compresi quelli indipendenti – convergono su questa conclusione. Finora, i complottisti non hanno fornito alcuna prova concreta di esplosivi (come spezzoni di miccia, detonatori o residui chimici univoci) a Ground Zero, né spiegato come si sarebbero posizionate tonnellate di cariche segretamente in edifici operativi. La tesi delle demolizioni interne nasce quindi da un’illusione ottica comprensibile (i crolli assomigliano visivamente a implosioni), non supportata da alcuna evidenza scientifica.
Nina Celli, 24 ottobre 2025