Critici e analisti avvertono che la “pace” celebrata da Trump è per ora poco più che una facciata, mancando di contenuti sostanziali come la giustizia per i crimini commessi e un vero mutamento dello status quo. “Middle East Monitor” ha definito l’operazione una “sfilata di pace vuota”: una tregua travestita da accordo storico, mentre le vere richieste dei palestinesi – stato, diritti, ritorno dei profughi – sono state sepolte sotto i festeggiamenti. Trump e Netanyahu hanno ripetuto instancabilmente la parola “pace”, senza mai pronunciare “cessate il fuoco” o “trattativa”: termini che avrebbero implicato compromessi e responsabilità reciproche. Parlare genericamente di “pace” – notano i critici – è comodo perché non vincola a nulla: nella retorica trumpiana la pace sembra coincidere con una resa incondizionata di Hamas e un congelamento della situazione a vantaggio di Israele. “Al Jazeera” evidenzia come questa retorica evanescente serva a coprire la realtà: Trump ha annunciato “la fine di un’era di terrore e l’alba di un’età di fede e speranza”, parole altisonanti che però non affrontano concretamente i nodi politici. Che succederà di Gaza tra 6 mesi o un anno? Il discorso non lo chiarisce: “dietro le parole, di sostanziale non è emerso molto”, scrive “Il Manifesto”. In effetti l’unica misura concreta menzionata è una futura conferenza sulla ricostruzione. Nessun accenno invece alla rimozione del blocco di Gaza (definito “illegale” da ONU e ONG), all’apertura di corridoi umanitari stabili, o alla sorte di Gerusalemme Est e Cisgiordania. Human Rights Watch ammonisce che il piano in 20 punti “non affronta direttamente questioni di diritti umani né l’accountability per i crimini gravi commessi”. Questo vuoto di giustizia è per molti inaccettabile: come può esserci pace senza riconoscere e punire i massacri di civili, sia quelli di Hamas il 7 ottobre sia quelli dell’esercito israeliano a Gaza? HRW esorta la comunità internazionale a “non aspettare il piano USA” ma agire subito per prevenire nuove violazioni, ad esempio imponendo un embargo sulle armi a Israele e sostenendo le indagini della Corte Penale Internazionale sui crimini contro l’umanità e atti di genocidio commessi a Gaza. Trump, invece, nel suo discorso non ha fatto alcun riferimento a “giustizia” o “tribunali”: ha enfatizzato “non dimenticare mai” per gli israeliani, ma non ha parlato di processi o verità per i palestinesi. Il rischio, segnalano molti osservatori, è quello di una pace “groviera” (per citare “MEMO”) – piena di buchi – dove tutto rimane com’era tranne la fine momentanea delle armi. “Il Manifesto” parla esplicitamente di “vertice del colpo di spugna”: secondo Michele Giorgio, la pace di Trump è costruita sull’impunità totale di Netanyahu (che non dovrà rispondere di alcun crimine di guerra) e sulla “riabilitazione” di Hamas come interlocutore di ordine pubblico, il tutto mentre gli attori internazionali fanno finta di nulla rispetto al dramma vissuto dai civili. La critica chiave è che questa pace non corregge le ingiustizie, le normalizza: Gaza resta sotto blocco, i suoi abitanti restano profughi nella loro terra distrutta, Hamas viene paradossalmente legittimata (da terrorista a poliziotto) per evitare il caos e Israele non paga nessun prezzo (anzi incassa nuovi accordi e garanzie). Una pace così sbilanciata e priva di giustizia rischia di non reggere: vari commentatori avvertono che “questa tregua, come le precedenti, non terrà” se non sarà accompagnata da cambiamenti reali. “MEMO” prevede addirittura un imminente collasso, con Trump e Netanyahu pronti a scambiarsi colpe appena un razzo volerà di nuovo. Il discorso di Trump, dunque, ha venduto come “pace storica” quella che in realtà è una pausa fragile e cosmetica, dove nessuna questione di fondo è stata risolta. Senza affrontare nodi come lo status di Gaza e Cisgiordania, il diritto all’autodeterminazione palestinese, la rimozione del blocco e il disarmo vigilato di tutte le parti, la “pace” di Trump rischia di essere un castello di carte pronto a crollare alla prima folata.
Nina Celli, 21 ottobre 2025