Quest’argomento segue la logica dello slippery slope. Si sostiene che la legalizzazione dell’eutanasia è il primo passo verso una trasformazione psicologica collettiva nei termini di deterioramento del valore della vita. A livello sociale, tale ideologia si riscontrerebbe in una sempre più diffusa pratica di concedere l’eutanasia non solo ai malati terminali, ma ampliando la categoria di coloro i quali potrebbero risultare “non degni” di vivere. I criteri, dunque, per decidere chi è passibile di eutanasia, sarebbero sempre più vaghi e sfumati, fino ad arrivare a coinvolgere casi di vecchiaia, depressione, o ‘mancanza di voglia di vivere’. Inoltre si aprirebbe il passaggio all’eutanasia involontaria. Infine si rischierebbe di utilizzare criteri ‘economici’ per decretare il fine vita di pazienti le cui cure rappresentano un costo notevole per la società. I consiglieri in materia dello Stato di New York dichiarano che “legalizzare il suicidio assistito costituirebbe una politica pubblica avventata e pericolosa” (TdR) (New York Task Force on Life and Law, “Healt.ny.gov”, novembre 2012), con il rischio di passare da una eutanasia volontaria a una eutanasia obbligata.