I tre gradi di giudizio sono una garanzia di cui il sistema italiano non può fare a meno. Il fatto che il numero delle sentenze riformate superi il 50%, dimostra che il margine di errore possibile è, in primo grado, altissimo, con enorme rischio per la presunzione di innocenza.
Non è, inoltre, sostenibile che i tre gradi di giudizio provochino contraddizione. È vero il contrario, ovvero che un solo grado potrebbe non essere sufficiente a garantire che il processo soddisfi le sue effettive finalità, ovvero l’accertamento della verità, avendo contestualmente maggiore possibilità di condannare innocenti.
Il processo, infatti, è lo strumento per accertare se è stato commesso un reato ed è fondamentale garantire i cittadini finché questo non sia terminato.
Più che i tre gradi di giudizio dovrebbe essere valutato il livello di aderenza del nostro sistema processuale al modello accusatorio, ereditato dai paesi anglosassoni in sostituzione del precedente italiano di tipo inquisitorio. La commistione tra i due, e in particolare l’eredità di quello inquisitorio che si è realizzata nel caso italiano, sarebbe la vera causa dei limiti del sistema processuale.