I sostenitori del riconoscimento immediato dello Stato di Palestina ribaltano l’argomento del governo: per loro, proprio la divisione interna all’UE è un motivo per agire rapidamente e posizionarsi come leader dell’agenda politica europea sul Medio Oriente. Emmanuel Macron, con l’annuncio del riconoscimento francese a settembre, ha dimostrato che l’iniziativa unilaterale può imprimere un’accelerazione al dibattito, spingendo altri Stati a prendere posizione (“The Guardian”, “Politico.eu”). L’Italia ha l’opportunità di uscire dall’ombra diplomatica e affermarsi come attore proattivo. L’allineamento con il gruppo di Paesi già favorevoli (Francia, Spagna, Irlanda, Slovenia) rafforzerebbe il fronte europeista che chiede un ruolo più incisivo dell’UE nella crisi israelo-palestinese. “The New Arab” sottolinea che i Paesi che hanno riconosciuto la Palestina hanno guadagnato prestigio politico nel mondo arabo e credibilità come difensori del diritto internazionale. Sul piano strategico, un riconoscimento immediato italiano potrebbe contribuire a spostare l’asse del dibattito europeo verso un’azione più concreta e coordinata a favore della soluzione dei due Stati. “AP News” ricorda che scelte nazionali coraggiose spesso fungono da catalizzatori per processi di allineamento, anche in contesti inizialmente frammentati. Inoltre, la Santa Sede, che ha già riconosciuto la Palestina, costituirebbe un alleato simbolico di peso per l’Italia in questo percorso (“Today”). I sostenitori di questa linea sostengono anche che l’inerzia italiana rischia di farci percepire come un attore secondario e timoroso, rafforzando l’idea che l’Italia segua piuttosto che guidare. In un’UE dove la leadership politica è sempre più contendibile, prendere l’iniziativa significherebbe non solo incidere sul dossier palestinese, ma anche riaffermare il nostro ruolo di promotori di pace e mediazione. Secondo questo punto di vista, il riconoscimento immediato non comprometterebbe la coesione europea, ma al contrario la stimolerebbe, spingendo l’Unione a definire una linea comune più rapidamente e rendendo l’Italia uno degli attori principali di questo processo.
Nina Celli, 13 agosto 2025