Per il governo Meloni, rinviare il riconoscimento dello Stato di Palestina non è soltanto una scelta di politica estera, ma anche un modo per preservare la coesione interna della maggioranza e contenere le fratture politiche nel Paese. L’esecutivo attuale si regge su una coalizione in cui la Lega e Fratelli d’Italia condividono una linea fortemente filoisraeliana, mentre Forza Italia adotta un approccio più diplomatico ma ugualmente prudente. Antonio Tajani ha sintetizzato questa posizione affermando che “il riconoscimento deve avvenire solo in contemporanea con quello dello Stato di Israele” (“Corriere della Sera”, “ANSA”). In questo contesto, un riconoscimento immediato potrebbe generare tensioni con i partner di governo. Matteo Salvini ha definito la mossa “un regalo a Hamas” e l’ha paragonata a “trattare con le Brigate Rosse” (“L’Espresso”, “ANSA”), parole che trovano eco in parte della base elettorale di centrodestra. Inoltre, la scelta di rinviare evita di aprire un fronte di scontro politico con segmenti dell’opinione pubblica italiana sensibili alla sicurezza di Israele e diffidenti verso le istituzioni palestinesi, specialmente dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023. Dal punto di vista interno, la linea prudente mira anche a evitare che la politica estera diventi un terreno di scontro polarizzante, che potrebbe essere sfruttato dalle opposizioni per accusare il governo di incoerenza o subalternità geopolitica. Le testate internazionali come “The Times of Israel” e “Reuters” riportano che le posizioni italiane sono attentamente monitorate sia dal governo israeliano sia dalle comunità ebraiche italiane, che vedono nel rinvio un segnale di continuità e affidabilità. Tale prudenza permette all’esecutivo di concentrarsi su altre priorità interne – dall’economia alla sicurezza – senza doversi difendere da accuse di scelte avventate in politica estera. Per la maggioranza, la stabilità interna e il mantenimento di una linea condivisa all’interno della coalizione sono prerequisiti per affrontare la questione palestinese in modo concertato e con un consenso politico più ampio.
Nina Celli, 13 agosto 2025