I sostenitori del riconoscimento immediato sostengono che il suo impatto umanitario e simbolico sarebbe significativo e immediato, soprattutto in un contesto di sofferenza estrema come quello attuale a Gaza. Le fonti internazionali, tra cui “The Guardian” e “AP News”, descrivono una crisi che peggiora ogni giorno, con carestia diffusa, ospedali distrutti e oltre 58.000 morti, di cui più di 20.000 bambini, secondo le denunce ONU. In questo scenario, un riconoscimento formale invierebbe un messaggio chiaro: la comunità internazionale non accetta più lo status quo e si schiera a favore del diritto dei palestinesi all’autodeterminazione. Dal punto di vista umanitario, i fautori di questa linea ritengono che il riconoscimento aumenterebbe la pressione politica e diplomatica su Israele per consentire l’accesso degli aiuti e per allentare l’assedio. “The New Arab” evidenzia che un atto di questo tipo fornirebbe legittimità ai rappresentanti palestinesi nei consessi internazionali, facilitando la raccolta di fondi e il coordinamento degli aiuti umanitari. Inoltre, il sostegno simbolico potrebbe rafforzare la coesione interna palestinese, dando nuova linfa a un’identità nazionale comune oggi frammentata. Sul piano simbolico, il riconoscimento avrebbe un impatto profondo anche nel mondo arabo e nei Paesi del Sud globale, dove la questione palestinese è vista come un test della credibilità internazionale sul rispetto dei diritti umani. La Santa Sede, per voce del cardinale Pietro Parolin (“Today”), ha definito il riconoscimento “la soluzione”, sottolineando che la Chiesa cattolica lo ha già attuato. Josep Borrell, ex Alto rappresentante dell’UE, ha accusato l’Europa di restare “muta davanti a un genocidio” e ha sostenuto che passi concreti, come il riconoscimento, siano necessari per invertire la rotta. Esempi concreti dimostrano che la mossa non comporta necessariamente una rottura diplomatica irreparabile: “AP News” ricorda che l’Australia ha recentemente riconosciuto la Palestina senza interrompere le relazioni con Israele. Al contrario, questo tipo di decisione ha rafforzato l’immagine internazionale di Canberra come attore indipendente e coerente con i propri principi. Un riconoscimento italiano, insomma, potrebbe fungere da catalizzatore per un’azione coordinata a livello UE, rompendo l’attuale immobilismo. Per i sostenitori di questa tesi, il valore simbolico e umanitario di un atto immediato supera di gran lunga i rischi politici, rappresentando un segnale di speranza concreto per milioni di persone che vivono in condizioni disumane.
Nina Celli, 13 agosto 2025