I sostenitori del riconoscimento immediato dello Stato di Palestina ritengono che un gesto forte da parte dell’Italia migliorerebbe la sua posizione internazionale, rafforzando la credibilità diplomatica e la coerenza con i principi dichiarati. Secondo questa visione, la mancata azione italiana trasmette un messaggio di passività e subalternità, in particolare verso gli Stati Uniti e Israele. Giuseppe Conte ha accusato il governo di “ipocrisia” e di “atto di sudditanza” verso potenze terze (“Il Manifesto”, “ANSA”). In un contesto in cui 147 Stati membri dell’ONU già riconoscono la Palestina, tra cui la Santa Sede e diversi Paesi UE, l’Italia rischia di rimanere indietro rispetto alla tendenza internazionale (“Notizie Geopolitiche”). Emmanuel Macron, Keir Starmer e Pedro Sanchez stanno spingendo per un riconoscimento coordinato a livello europeo, e unirsi a questo fronte significherebbe per l’Italia rafforzare l’unità politica dell’UE su un tema cruciale. Restare fuori potrebbe invece accentuare la percezione di un’Italia diplomatica “a rimorchio” e priva di iniziativa autonoma. Il riconoscimento immediato, sostengono i fautori di questa tesi, non romperebbe necessariamente i rapporti con Israele: molti Paesi che hanno compiuto questo passo continuano a intrattenere relazioni economiche e politiche con Tel Aviv. Al contrario, mostrerebbe che Roma è capace di mantenere rapporti bilaterali maturi, basati sul rispetto reciproco anche in presenza di divergenze politiche. Sul piano del soft power, un riconoscimento italiano avrebbe un valore simbolico rilevante nel mondo arabo e nei Paesi del Sud globale, dove la questione palestinese è percepita come una cartina di tornasole dell’impegno internazionale per la giustizia e il Diritto internazionale. La Santa Sede, per voce del cardinale Parolin, ha già ricordato che “riconoscere la Palestina è la soluzione”, e un allineamento italiano a questa posizione rafforzerebbe anche il peso morale e culturale di Roma sulla scena internazionale (“Today”). Le testate internazionali confermano che una scelta italiana in questa direzione avrebbe eco globale. “The Guardian” ha sottolineato come il dibattito europeo sul riconoscimento si stia intensificando man mano che la crisi umanitaria a Gaza peggiora, e che la posizione italiana di immobilismo contrasti con la spinta di altri leader. “The New Arab” evidenzia che il riconoscimento immediato invierebbe un segnale politico forte ai palestinesi, rafforzando la loro legittimità diplomatica. Secondo “AP News”, la decisione australiana di procedere con il riconoscimento non ha interrotto i rapporti con Israele, dimostrando che il rischio di isolamento politico è meno grave di quanto temuto. Assumere una posizione netta darebbe all’Italia maggiore capacità negoziale nei futuri tavoli di pace. Invece di restare un attore marginale, il Paese potrebbe proporsi come promotore di un’iniziativa europea per il riconoscimento coordinato, portando a un fronte comune in grado di incidere realmente sulla dinamica del conflitto. Per i sostenitori del riconoscimento immediato, è proprio l’inerzia diplomatica a minare l’influenza internazionale italiana, non il coraggio di prendere posizione.
Nina Celli, 13 agosto 2025