Rinviare il riconoscimento dello Stato di Palestina, secondo la linea sostenuta dal governo Meloni, è anche una questione di equilibrio nei rapporti internazionali. L’Italia si trova in una posizione delicata: storicamente ha mantenuto buone relazioni sia con Israele che con i Paesi arabi, bilanciando interessi economici, energetici e strategici. Un riconoscimento immediato, specie in un momento di alta tensione, rischierebbe di compromettere le relazioni con partner chiave come Israele e gli Stati Uniti, due alleati fondamentali nella NATO e sul piano della sicurezza. Giorgia Meloni ha più volte ribadito che la politica estera italiana mira alla “pace, non alla vittoria di uno sull’altro” (“Il Manifesto”, “ANSA”). In questo quadro, un riconoscimento anticipato potrebbe essere interpretato come una presa di posizione netta a favore di una delle parti, incrinando la capacità dell’Italia di mantenere un ruolo di mediazione. Antonio Tajani ha spiegato che l’obiettivo è arrivare a una soluzione “due popoli, due Stati” come punto di arrivo e non come mossa unilaterale di rottura (“Corriere della Sera”). Dal punto di vista geopolitico, c’è anche il timore di fratturare ulteriormente l’Unione Europea. La scelta di Emmanuel Macron di annunciare per settembre il riconoscimento ha già diviso gli Stati membri: alcuni, come Spagna, Irlanda e Slovenia, sono favorevoli; altri, come Germania e Paesi Bassi, restano cauti. L’Italia, in questa logica, non vuole posizionarsi in uno schieramento che potrebbe risultare minoritario e potenzialmente isolato nei prossimi negoziati UE-Israele. Un altro elemento di cautela è il legame con gli Stati Uniti. L’amministrazione americana, pur sostenendo la soluzione dei due Stati, considera il riconoscimento immediato un passo prematuro. Allinearsi alla posizione di Washington permette all’Italia di mantenere un fronte diplomatico comune con il suo principale alleato strategico, evitando tensioni che potrebbero ripercuotersi su dossier cruciali come la sicurezza nel Mediterraneo e le politiche energetiche. Le fonti internazionali confermano queste preoccupazioni. “Politico.eu” ha riportato le parole di Meloni secondo cui un riconoscimento prematuro “rischia di ridurre la pressione sulla comunità internazionale per un vero accordo politico”, mentre “Reuters” ha evidenziato che Roma teme di compromettere la cooperazione con Israele in ambito di sicurezza e tecnologia. “The Jerusalem Post” sottolinea come Israele consideri il riconoscimento immediato un indebolimento della propria posizione negoziale, e il governo Netanyahu ha già reagito duramente alla mossa francese. Il governo ritiene che un riconoscimento ora non migliorerebbe le condizioni sul terreno, ma potrebbe invece irrigidire le posizioni di Israele, limitando la capacità dell’Italia di influire sui negoziati futuri. In sintesi, per Roma, mantenere una postura diplomatica prudente serve a preservare relazioni fondamentali e a non bruciare le carte negoziali in un momento di forte instabilità.
Nina Celli, 13 agosto 2025