Se vista dalla prospettiva di Kiev, la proposta di “scambi di territori” rappresenta non una leva diplomatica, ma un cedimento. “NBC News” e “Reuters” avvertono che partire dalla premessa della cessione territoriale sposta l’intero asse del negoziato a favore di Mosca, che può presentare l’accordo come una vittoria storica: la legittimazione internazionale delle sue conquiste. L’esperienza recente avverte: nel 2014, l’annessione della Crimea non ha portato alla stabilità, ma ha aperto la strada all’invasione del 2022. Come sottolinea “Reuters”, “ogni concessione invita a ulteriore aggressione”. Accettare oggi un compromesso territoriale significherebbe inviare a Mosca e ad altri attori internazionali il messaggio che l’uso della forza per cambiare i confini è un’opzione praticabile. “The Guardian” riporta che i diplomatici europei sono allarmati dalla vaghezza di Washington sui dettagli territoriali richiesti da Mosca. L’assenza di Kiev dal tavolo principale accentua il pericolo: la parte direttamente interessata non ha modo di opporsi in diretta a un eventuale scambio che ritenga inaccettabile e si ritroverebbe a doverlo subire. C’è poi un elemento di irreversibilità: mentre garanzie di sicurezza e impegni politici possono essere revocati o violati, la cessione di territorio ha un carattere permanente. Una volta riconosciuto il controllo russo su una regione, tornare indietro richiederebbe uno sforzo militare enorme o un mutamento radicale degli equilibri geopolitici. Zelensky lo ha detto con chiarezza: “La risposta alla questione territoriale ucraina è già contenuta nella Costituzione… Gli ucraini non regaleranno la loro terra all’occupante” (“Il Fatto Quotidiano”). Accettare scambi di territori come condizione iniziale del negoziato rischia di spostare il baricentro da una discussione sui principi (integrità territoriale, sovranità) a una mera contrattazione di appezzamenti di terra. Questo cambierebbe la narrativa del conflitto: da resistenza a un’aggressione illegale, a disputa territoriale tra due parti equivalenti, minando il sostegno internazionale all’Ucraina. Come sintetizza “Internazionale”, il vertice in Alaska potrebbe diventare per Putin “l’occasione per ottenere per via diplomatica ciò che non riesce a ottenere militarmente”. In questo scenario, lo scambio di territori non sarebbe una leva, ma la chiave per consolidare un’espansione ottenuta con la forza, con conseguenze durature per la sicurezza europea.
Nina Celli, 12 agosto 2025