Nel linguaggio della diplomazia, i confini non sono solo linee sulla mappa, ma leve di potere e moneta di scambio. In questa prospettiva, l’ipotesi di “scambi di territori” ventilata da Donald Trump e riportata da fonti come “Il Sole 24 Ore” e “The Guardian” non deve essere necessariamente letta come una resa, ma come una potenziale mossa tattica. “Ci saranno scambi di territori, lo so dalla Russia”, ha dichiarato Trump, aggiungendo che alcune aree potrebbero essere restituite mentre altre scambiate, a seconda delle trattative. Se inserito in un pacchetto negoziale più ampio, questo approccio potrebbe offrire concessioni simboliche a Mosca in cambio di vantaggi strategici per Kiev. Per esempio, la Russia potrebbe rinunciare a rivendicazioni su aree ancora contese o ad alto valore simbolico, in cambio del riconoscimento temporaneo del controllo su zone già occupate. In cambio, l’Ucraina otterrebbe garanzie di sicurezza vincolanti, come la protezione NATO o l’installazione di sistemi difensivi avanzati. “Sky TG24” ricorda che nei colloqui di Istanbul era stata discussa la possibilità di legare qualsiasi tregua a impegni verificabili: smobilitazione delle truppe, esclusione di forze straniere, fine degli aiuti militari russi alle forze separatiste, scambi di prigionieri e ritorno dei minori deportati. In questo contesto, la questione territoriale potrebbe diventare una leva per ottenere tali concessioni, piuttosto che un fine in sé. Dal punto di vista politico, l’apertura a discutere di confini può anche abbassare la tensione retorica. Come nota “NBC News”, Trump è ansioso di “sbandierare un cessate il fuoco” come vittoria politica; se questo obiettivo può essere raggiunto offrendo a Putin un riconoscimento parziale sul piano territoriale, il resto del pacchetto potrebbe contenere elementi favorevoli a Kiev, come il congelamento delle ostilità e l’avvio di un percorso di ricostruzione finanziato anche da asset russi congelati. La storia offre esempi in cui compromessi territoriali, pur dolorosi, hanno aperto la strada a accordi duraturi. In un contesto in cui la vittoria militare totale è improbabile per entrambe le parti, usare la questione territoriale come moneta di scambio può essere la chiave per sbloccare un negoziato altrimenti impossibile.
Nina Celli, 12 agosto 2025