Il vertice bilaterale in Alaska, pur segnando un’esclusione formale dell’UE dal tavolo principale, ha prodotto un effetto imprevisto: un’accelerazione nella cooperazione interna europea. Nelle ore e nei giorni precedenti l’incontro, si è assistito a un’intensa attività diplomatica tra le capitali del continente, che ha coinvolto anche la NATO. “Il Fatto Quotidiano” riporta che leader di Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Polonia e Finlandia hanno organizzato, insieme ai vertici di UE e NATO, una serie di videoconferenze per fissare “linee rosse” comuni da comunicare agli Stati Uniti prima dell’incontro con Putin. Una di queste riunioni è stata seguita da un secondo appuntamento, alla presenza del presidente americano e del vicepresidente JD Vance, proprio per sottolineare che l’Europa intende restare parte attiva del processo. Questa mobilitazione non è solo formale. “Euronews” evidenzia come 26 Stati membri (tutti tranne l’Ungheria) abbiano firmato una dichiarazione congiunta che riafferma l’integrità territoriale dell’Ucraina e ribadisce che “il percorso di pace non può essere deciso senza Kiev”. Questo documento, redatto dal presidente del Consiglio UE António Costa, non è soltanto un atto politico, ma un segnale di compattezza interna e di volontà di condizionare il quadro negoziale, anche dall’esterno. Dal punto di vista strategico, il fatto che l’Europa si sia trovata esclusa dal tavolo può fungere da campanello d’allarme: se il rischio è di essere tagliati fuori dalle decisioni chiave, aumenta la motivazione a rafforzare il coordinamento e a presentarsi come blocco compatto nelle fasi successive. In altre parole, il vertice in Alaska può diventare un catalizzatore per un salto di qualità nella politica estera europea, con l’UE che punta a trasformarsi da osservatore a protagonista. Come osserva l’“ISPI”, la marginalizzazione attuale potrebbe essere “un’occasione per ricalibrare la postura diplomatica europea” e per spingere a un maggiore investimento nella propria capacità di proiezione internazionale. Da un punto di vista pratico, la pressione esercitata prima del vertice ha già ottenuto risultati tangibili, come la promessa di Trump di consultare Zelensky e i leader europei subito dopo l’incontro con Putin. Questo impegno, sebbene non sostituisca la presenza diretta, mantiene un canale formale di coinvolgimento e offre all’UE l’opportunità di influenzare la fase di follow-up.
Nina Celli, 12 agosto 2025