Il conflitto in Ucraina è entrato in una fase di logoramento che, secondo i dati riportati da “Sky TG24”, ha visto “112 scontri sul fronte orientale ucraino nella sola giornata del 10 agosto, con 38 attacchi aerei russi, 66 bombe aeree guidate e 1.691 attacchi con droni kamikaze”. Ogni giorno di guerra significa vittime, distruzione di infrastrutture critiche e pressione insostenibile su civili e militari. In questo contesto, la possibilità di un cessate il fuoco immediato, anche se parziale, assume un valore concreto e urgente. Nei colloqui di Istanbul del 2 giugno 2025, Kiev aveva chiesto un “cessate il fuoco incondizionato” di almeno un mese, mentre Mosca proponeva una pausa di 2-3 giorni su settori limitati. Sebbene la distanza fosse enorme, l’apertura al dialogo esisteva già allora. Secondo “Il Sole 24 Ore”, alcune fonti diplomatiche europee riferiscono che Kiev sarebbe disposta a “congelare la linea del fronte” accettando che la Russia mantenga temporaneamente i territori già occupati, purché ottenga in cambio garanzie di sicurezza, forniture militari costanti e un percorso verso la NATO. Questa posizione, pur controversa, nasce dalla consapevolezza che l’attuale intensità del conflitto non è sostenibile a lungo termine. Come dichiarato dal vicepresidente USA JD Vance, “l’accordo alla fine non farà felice né Mosca né Kiev”, ma il valore di una tregua sarebbe innanzitutto umanitario: un’immediata riduzione delle vittime e delle sofferenze. Un cessate il fuoco preliminare, anche imperfetto, può creare spazi di manovra diplomatica. “NBC News” sottolinea che Trump punta a “sbandierare un cessate il fuoco” come successo politico, e questo obiettivo, se sfruttato bene, può essere trasformato in leva per ottenere risultati tangibili sul terreno: corridoi umanitari, scambi di prigionieri, stop ai bombardamenti sulle città. Come affermava Erdogan durante i colloqui di Istanbul, “solo una tregua incondizionata potrà essere la base per iniziare un negoziato vero e proprio” (“Sky TG24”). È una logica che si ritrova in altri conflitti: un cessate il fuoco non è la pace, ma può essere il primo passo concreto verso di essa. Dal punto di vista politico, un congelamento della linea del fronte potrebbe anche rassicurare gli alleati europei, stremati dal peso economico e militare del sostegno a Kiev. “Internazionale” osserva che “sono loro a fornire la maggior parte degli aiuti economici e militari all’Ucraina”, e che la prospettiva di un rallentamento delle ostilità darebbe ossigeno alle opinioni pubbliche e ai bilanci nazionali. C’è inoltre un elemento di realpolitik: “The Guardian” e “Il Fatto Quotidiano” riportano che Trump vede possibile un “scambio di territori” come parte del compromesso. Per quanto questa ipotesi sia divisiva, ammettere un negoziato su confini e status dei territori contesi potrebbe servire come moneta di scambio per garanzie di sicurezza più solide, inclusa la protezione internazionale di Kyiv e l’accesso a sistemi difensivi avanzati. Un cessate il fuoco immediato, dunque, anche se non risolve il conflitto alla radice, può salvare vite, aprire canali diplomatici e ridurre i rischi di escalation incontrollata.
Nina Celli, 12 agosto 2025