Dietro l’immagine di perfezione tecnica proposta dai promotori, numerosi esperti mettono in guardia sui rischi legati alla fattibilità del ponte. L’economista Marco Ponti, citato dal “Quotidiano Nazionale”, sottolinea che “sui ponti sospesi le ferrovie non vanno”: la flessibilità dell’impalcato è incompatibile con le esigenze di rigidità del trasporto ferroviario, il che potrebbe costringere a fermare i treni “molti giorni all’anno” per ragioni di sicurezza, specialmente in caso di venti forti. Le criticità non si fermano qui. Uno studio pubblicato su “Earth-Science Reviews” individua una faglia sismica attiva proprio sotto il tracciato previsto per il ponte, collegata al terremoto di Messina del 1908. Ciò alimenta i timori di eventi sismici potenzialmente superiori alle previsioni progettuali. Il progetto, inoltre, è stato approvato dal CIPESS con 62 prescrizioni della Commissione VIA/VAS e 239 richieste di integrazione del Ministero dell’Ambiente. Queste osservazioni spaziano dall’analisi dei rischi sismici alla gestione delle acque e dei rifiuti, fino alla protezione della fauna migratoria. La quantità di condizioni non ancora soddisfatte dimostra, per i critici, che l’opera non è tecnicamente matura per essere realizzata. Dal punto di vista della struttura, le torri alte 399 metri e i pilastri di fondazione richiedono calcestruzzi speciali e lavorazioni in ambienti marini estremi. Gli ingegneri avvertono che eventuali problemi nella presa del calcestruzzo o nella posa delle fondazioni potrebbero generare deformazioni strutturali tali da compromettere la tensione dei cavi. Anche la logistica del cantiere è una sfida enorme: l’area dello Stretto è caratterizzata da correnti molto forti, variazioni di marea e venti irregolari, tutti fattori che potrebbero rallentare i lavori e aumentare i costi. Infine, la vita utile stimata di 200 anni è considerata da molti un’ipotesi ottimistica. L’esposizione continua a salsedine, venti e vibrazioni ferroviarie potrebbe richiedere interventi di manutenzione molto più frequenti e costosi del previsto, riducendo drasticamente il rapporto benefici/costi. Per i critici, dunque, il Ponte sullo Stretto rischia di essere un’opera “di facciata”: imponente sulla carta, ma estremamente complessa e costosa da realizzare e mantenere, con un margine di incertezza troppo alto rispetto ai benefici attesi.
Nina Celli, 9 agosto 2025