Dietro le luci colorate e le proiezioni monumentali, le mostre immersive celano un rischio profondo: la spettacolarizzazione e la semplificazione dell’arte, che viene ridotta a contenuto visivo consumabile, senza spessore critico o tensione estetica. Le critiche più aspre provengono da una crescente corrente di storici dell’arte, curatori ed esperti museali. Secondo Federica Schneck, giornalista culturale, si tratta di veri e propri “parchi tematici culturali”, che: “Non offrono l’opera, ma una sua ombra elettronica. È un museo senza opere, un’estetica senza rischio. [...] Il tempo dell’arte, che è anche attesa, silenzio, tensione, viene spianato”. Il problema non è (solo) tecnologico. È filosofico e pedagogico: l’arte, quando privata della sua aura, del contesto e della materialità, perde la capacità di generare frattura, crisi, domanda. Le mostre immersive offrono un’esperienza “facile”, emozionale, ma raramente generano conoscenza o interpretazione. In termini pratici, l’impatto sul sistema museale può essere dirompente. Secondo Live Drønen, in un’analisi sulle politiche espositive norvegesi, il trionfo delle mostre immersive coincide con una “managerializzazione spettacolare dei musei”, dove conta più il numero di biglietti venduti che il progetto culturale: “L’arte viene ridotta a brand da animare, la curatela a regia spettacolare”. Anche Davide Pugnana, su “Antinomie”, attacca il concetto stesso di mostra immersiva come “esposizione dell’assenza”: “Sono pseudo-mostre dove l’opera è sostituita da immagini digitali, con un impatto da luna park e nessuna tensione intellettuale”. C’è, inoltre, l’effetto di desensibilizzazione estetica: un pubblico abituato a vedere tutto in formato gigantesco e animato rischia di perdere il senso del dettaglio, della lentezza, del silenzio. Come scrive Schneck: “Si esce dicendo wow, ma senza essersi fermati a guardare davvero”. Le mostre immersive, dunque, non educano all’arte, ma a una sua simulazione emozionale semplificata, in cui ciò che conta è l’impatto sensoriale e non il significato.
Nina Celli, 7 agosto 2025