Uno degli effetti peggiori del One Big Beautiful Bill riguarda la sua incidenza sui diritti sociali, in particolare sull’accesso alla sanità pubblica e ai programmi di sostegno al reddito. A fronte di un risparmio stimato in circa 930 miliardi di dollari per Medicaid – secondo le proiezioni del Congressional Budget Office – il disegno di legge si traduce concretamente in una serie di misure che colpiscono le fasce più vulnerabili della popolazione. Il cambiamento più radicale è l’introduzione di requisiti di lavoro obbligatori per tutti gli adulti abili, comprese le madri con figli sopra i 15 anni, per poter accedere o mantenere i benefici di Medicaid. Questa misura, già adottata in forma limitata in alcuni Stati, viene ora estesa su scala nazionale, senza tener conto della realtà socioeconomica e occupazionale delle diverse aree del paese. Il Center on Budget and Policy Priorities ha stimato che l’impatto netto del provvedimento comporterà la perdita di copertura sanitaria per oltre 12 milioni di persone entro il 2034. Altre proiezioni, come quella elaborata da “Energy Innovation”, parlano addirittura di 17 milioni di cittadini potenzialmente esclusi, includendo le conseguenze dei tagli all’Affordable Care Act e al programma SNAP. Il meccanismo previsto dalla legge non tiene conto delle barriere strutturali all’occupazione – disabilità, carenze di trasporto, mancanza di assistenza all’infanzia – che rendono l’obbligo di lavoro non solo penalizzante, ma di fatto discriminatorio per molte categorie, tra cui donne sole, disoccupati cronici e anziani non ancora coperti da Medicare. A questi dati si aggiunge la preoccupazione per gli effetti indiretti delle modifiche al Federal Medical Assistance Percentage (FMAP). La riduzione della quota federale di copertura dei costi sanitari spingerà molti Stati – in particolare quelli con bilanci già fragili – a ridurre i servizi offerti o a restringere l’accesso ai programmi. Il senatore Thom Tillis, pur appartenendo al Partito Repubblicano, ha dichiarato pubblicamente il suo dissenso, affermando: “il mio Stato [North Carolina] sarà costretto a scegliere tra tagliare servizi essenziali o far uscire centinaia di migliaia di persone dal sistema sanitario pubblico”. L’impatto sanitario si accompagna a conseguenze economiche e sociali più ampie. Il taglio dei programmi di sostegno rischia di spingere ulteriormente nella povertà milioni di famiglie, aggravando disuguaglianze già crescenti. Secondo un report del “Washington Post”, numerosi economisti temono che la riforma possa annullare i progressi compiuti durante la pandemia in termini di accesso alla salute e riduzione della povertà infantile. In particolare, le donne e le minoranze etniche sono le categorie più esposte agli effetti della nuova normativa, come confermato anche dal “The Guardian”. Dal punto di vista morale e costituzionale, la critica principale rivolta alla legge è che essa sovverte il principio di universalismo selettivo su cui si fonda la protezione sociale americana: la possibilità, per chi versa in condizione di bisogno, di accedere a un minimo di sicurezza economica e sanitaria. Il nuovo approccio introduce una logica condizionata, punitiva e fortemente ideologica, che equipara il bisogno alla colpa e riduce l’intervento pubblico a mera redistribuzione meritocratica. Non sorprende, dunque, che l’opposizione alla legge sia stata particolarmente intensa da parte di associazioni sanitarie, gruppi di difesa dei diritti civili, ordini medici e organizzazioni religiose. Come riportato da “AP News” e “MarketWatch”, si moltiplicano le proteste e le azioni legali contro le nuove regole, in particolare nei confronti dell’attivazione automatica dei tagli a Medicare previsti dalla clausola PAYGO, che potrebbe sottrarre fino a 500 miliardi di dollari ai programmi sanitari per anziani tra il 2027 e il 2034. Il Big Beautiful Bill, sul piano sociale, si pone come una riforma regressiva che penalizza i più deboli, frammenta il sistema di protezione sanitaria e mina la coesione sociale. Più che una modernizzazione del welfare, si tratta di una ritrazione dello Stato in settori fondamentali per l’uguaglianza e la dignità dei cittadini.
Nina Celli, 3 luglio 2025