Uno degli aspetti più trascurati ma profondamente destabilizzanti dell’ascesa dei BRICS è la sua funzione di piattaforma legittimante per regimi autoritari. Con l’inclusione di paesi come Iran, Russia, Cina, Etiopia, Egitto, e la prospettiva di future adesioni da parte di regimi illiberali in Asia e Africa, il blocco si è progressivamente trasformato in un consorzio di Stati che sfidano apertamente il liberalismo democratico come fondamento dell’ordine globale. L’analisi di Ashley J. Tellis, pubblicata su “Foreign Affairs”, mette in luce come l’India stessa, pur formalmente democratica, stia vivendo un’involuzione autoritaria sotto la guida nazionalista di Narendra Modi, rendendola sempre più vicina ai partner autocratici del blocco. Il paradosso è che il principale sostenitore del “Sud globale democratico” è sempre più allineato a un’alleanza che promuove interessi politici e strategici in conflitto con i valori dell’ordine liberale. Questa convergenza autoritaria ha effetti diretti sul sistema internazionale. Come si legge su “Foreign Policy”, l’erosione dei principi di trasparenza, libertà di stampa, diritti civili e rule of law non è solo un fenomeno interno ai BRICS: è diventata parte del loro export ideologico. Le iniziative per costruire “alternativi standard normativi” in ambiti come cybersicurezza, finanza, intelligence e persino diritti digitali sono veicolate attraverso alleanze parallele che affiancano l’infrastruttura BRICS. Nel documento del “Carnegie Endowment”, Sustainability, Climate, and Geopolitics, emerge un altro elemento allarmante: paesi membri dei BRICS tendono a subordinare anche le politiche climatiche e ambientali agli interessi geopolitici, rendendo le alleanze internazionali sul clima più deboli e meno vincolanti. In particolare, la Cina ha utilizzato il suo potere economico per “comprare silenzi” nei consessi multilaterali da parte di partner BRICS minori. L’effetto sistemico di questa convergenza è un indebolimento della coesione morale dell’ONU, del G20, della Banca Mondiale e dell’OMC. Gli standard sui diritti umani, sullo stato di diritto e sulla governance trasparente vengono contestati da una narrazione alternativa: quella della “sovranità assoluta”, cara ai BRICS, secondo cui ogni ingerenza esterna è un atto neocoloniale. Questo discorso, ben radicato in alcuni paesi africani e asiatici, sta trovando eco sempre più forte nei fori internazionali, normalizzando pratiche repressive e svuotando di senso le clausole condizionali per l’accesso agli aiuti multilaterali. Inoltre, come sottolineato da Alia Brahimi, l’alleanza strategica tra Russia, Iran e Cina in seno ai BRICS ha di fatto impedito la formulazione di risoluzioni ONU unitarie su crisi come quelle in Ucraina, Siria o Sudan. La legittimazione politica reciproca che si sviluppa tra questi paesi blocca la responsabilizzazione internazionale e compromette il funzionamento delle istituzioni multilaterali. L’ascesa dei BRICS, lungi dal promuovere un multipolarismo equilibrato, sta creando una nuova egemonia ideologica fondata sull’autoritarismo e sull’impunità. La sua forza crescente non rappresenta semplicemente una sfida economica, ma una vera e propria minaccia ai principi democratici e ai diritti fondamentali su cui si fonda l’equilibrio globale.
Nina Celli, 29 giugno 2025