Contrariamente alle aspettative che temevano un conflitto lungo e devastante, l’intervento militare statunitense contro l’Iran nel giugno 2025 si è trasformato in una campagna militare rapida e contenuta. Il presidente Trump ha definito l’operazione la “12 Day War”, sottolineando l’efficienza e la capacità degli Stati Uniti di eseguire un’azione militare di alta precisione senza trascinare il Paese in una guerra prolungata. Le fonti come “AP News” e “CNN” confermano che le operazioni si sono concluse nel giro di due settimane, con danni mirati e nessun impiego massiccio di truppe terrestri. L’obiettivo di limitare l’escalation è stato perseguito con attenzione diplomatica parallela. Il cessate il fuoco è stato raggiunto anche grazie a una mediazione del Qatar e al ruolo di facilitatori svolto da funzionari americani come Marco Rubio e Steve Witkoff. Washington ha fornito canali di comunicazione indiretta a Teheran per chiarire i limiti dell’operazione e prevenire fraintendimenti. Secondo “American Progress”, l’attacco alla base USA in Qatar – pur simbolico – è stato preannunciato e non ha causato vittime, dimostrando la volontà iraniana di evitare una risposta sproporzionata. Israele, pur mantenendo la pressione militare su altri obiettivi, ha rispettato la tregua negoziata, e ciò ha ridotto il rischio di un ampliamento del conflitto. La maggioranza dei Paesi del Golfo ha mantenuto una posizione attendista, segnale che l’operazione non ha infranto equilibri regionali troppo sensibili. Le informazioni raccolte da “CSIS” indicano che le diplomazie occidentali hanno sfruttato l’intervallo creato dal cessate il fuoco per riattivare contatti multilaterali, in particolare con l’ONU e l’AIEA. Dal punto di vista operativo, il conflitto si è mantenuto circoscritto: nessuna mobilitazione di massa, nessun coinvolgimento diretto di terze potenze come Russia o Cina, e un impatto economico contenuto sulle borse e sul mercato petrolifero. Anche il traffico aereo in Qatar è stato riaperto entro 48 ore, segno che la tensione si è rapidamente riassorbita. Secondo l’amministrazione Trump, questo dimostra la capacità americana di proiettare forza in modo chirurgico, senza degenerare in occupazioni militari. Sul piano interno, la brevità del conflitto ha ridotto i costi politici e militari. Pur essendoci state critiche per la mancata consultazione del Congresso, la velocità e l’efficacia dell’intervento hanno disinnescato molte delle accuse più gravi. Per i sostenitori, si tratta di una dimostrazione che gli Stati Uniti possono ancora agire con decisione, mantenendo il controllo e contenendo i danni collaterali.
Nina Celli, 27 giugno 2025