L’intervento militare del giugno 2025 è stato criticato non solo per le sue implicazioni internazionali, ma anche per le gravi questioni costituzionali e politiche che ha sollevato negli Stati Uniti. Il presidente Trump ha ordinato l’operazione senza consultare il Congresso, aggirando di fatto il War Powers Resolution del 1973, che richiede l’autorizzazione legislativa per ogni azione militare prolungata. Secondo quanto riportato da “PBS”, “CBS News” e “Center for American Progress”, la decisione ha sollevato allarme bipartisan, con molti parlamentari che hanno denunciato un abuso del potere esecutivo. Le critiche non si sono limitate ai Democratici. Anche esponenti del Partito Repubblicano hanno espresso riserve sulla modalità con cui è stato avviato l’intervento. Il senatore libertario Rand Paul e altri membri della corrente non-interventista hanno denunciato la mancanza di trasparenza e la strumentalizzazione elettorale dell’operazione. Una parte del movimento MAGA, storicamente scettico rispetto agli interventi militari, ha evidenziato l’incoerenza tra la retorica isolazionista della campagna 2024 e l’azione intrapresa nel 2025. Sul piano mediatico, l’intervento ha esacerbato la polarizzazione politica. Le emittenti conservatrici hanno sostenuto Trump, ma giornali come il “New York Times”, “Washington Post” e reti come MSNBC hanno dedicato ampio spazio alle implicazioni costituzionali e ai rischi di trascinare il Paese in un nuovo conflitto. Il sondaggio CBS News del 24 giugno 2025 ha mostrato che il 65% degli americani ritiene che l’azione militare avrebbe dovuto essere autorizzata dal Congresso, con una netta maggioranza tra gli elettori indipendenti e giovani. Candidati democratici e indipendenti hanno usato l’intervento come argomento per rafforzare la richiesta di riforma del War Powers Act e di riduzione dei poteri presidenziali in ambito militare. Progressisti come Ro Khanna e Bernie Sanders hanno introdotto nuove proposte di legge per subordinare ogni impiego di forza all’approvazione parlamentare. Secondo “PBS”, anche senatori centristi hanno preso le distanze. L’intervento militare del 2025, quindi, ha riaperto un vecchio dibattito sulla separazione dei poteri in politica estera. Sebbene sia stato efficace nel colpire obiettivi specifici, ha mostrato i limiti di un sistema in cui il potere esecutivo può agire senza controllo, minando la fiducia nelle istituzioni e alimentando il senso di impotenza del Congresso. Per molti analisti, il vero rischio non è solo lo scenario internazionale, ma la progressiva erosione delle garanzie costituzionali nel contesto democratico americano.
Nina Celli, 27 giugno 2025