Sebbene l’operazione militare israeliana in Iran non abbia ricevuto un’esplicita benedizione internazionale, è evidente che Tel Aviv ha agito con una tacita legittimazione da parte di numerose potenze occidentali, in primis gli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump ha evitato critiche dirette all’azione israeliana, dichiarando invece che “l’Iran ha avuto troppi anni per ingannare il mondo” e aggiungendo che “è tempo che Teheran impari a negoziare da una posizione di inferiorità”. Il G7, pur non approvando ufficialmente l’offensiva, ha rilasciato un comunicato che definisce le azioni iraniane “provocatorie e inaccettabili”, evitando qualsiasi condanna esplicita di Israele. Anche la Germania, tramite il suo ministro degli Esteri, ha parlato di “legittima preoccupazione israeliana” per la sicurezza nazionale. In sostanza, molti Stati hanno preferito lasciare agire Israele come “braccio armato non ufficiale” della coalizione occidentale in Medio Oriente, evitando così l’impopolarità di un intervento diretto. Anche in ambito ONU, nonostante la richiesta di una sessione d’emergenza da parte di Cina e Russia, il Consiglio di Sicurezza non è riuscito a emettere una risoluzione di condanna. Gli Stati Uniti hanno posto il veto, sottolineando che “ogni Paese ha il diritto di difendersi da minacce esistenziali”. L’India, membro della SCO, ha rifiutato di firmare la dichiarazione di condanna nei confronti di Israele, pur essendo partner commerciale e strategico dell’Iran. Come spiegato in un’analisi di “Al Jazeera”, l’India ha scelto la neutralità per mantenere buone relazioni con Israele, un fornitore chiave di tecnologia militare. Anche il comportamento degli alleati iraniani è indicativo: Hezbollah non ha reagito in modo coordinato, la Siria è rimasta silente e persino la Russia – formalmente alleata – ha mantenuto una posizione ambigua, limitandosi a una nota diplomatica. L’assenza di una condanna decisa e la scelta di molti attori globali di “guardare altrove” rappresentano una forma implicita di legittimazione. Israele ha agito come potenza regionale con diritto di iniziativa, coperta dalla tolleranza delle superpotenze. Non è solo diplomazia, è realpolitik.
Nina Celli, 18 giugno 2025