Uno degli elementi più rilevanti emersi dall’attacco israeliano in Iran è l’indiscutibile dimostrazione di forza militare da parte dello Stato ebraico. L’offensiva, coordinata su più fronti – Iran, Libano, Siria e, indirettamente, Yemen – ha evidenziato la superiorità tecnologica e informativa delle forze armate israeliane non solo rispetto all’Iran, ma anche rispetto a tutta l’architettura di resistenza regionale sostenuta da Teheran. L’operazione ha avuto un impatto dirompente su ciò che molti definivano “l’asse della resistenza”, smantellando in pochi giorni l’illusione di un equilibrio strategico. Secondo la “CNN”, Israele ha distrutto circa il 35% delle piattaforme missilistiche a lungo raggio iraniane, neutralizzando una parte importante della capacità offensiva dell’Iran. Parallelamente, attacchi mirati in Siria e nel sud del Libano hanno colpito magazzini militari, centri di comando e veicoli missilistici. L’efficienza dell’operazione ha lasciato molti osservatori internazionali sorpresi, compresi i funzionari del Pentagono, che hanno elogiato – pur restando pubblicamente neutrali – “la rapidità con cui l’IDF ha eseguito l’azione multilivello”. L’impatto va oltre il piano tattico. La deterrenza è un pilastro fondamentale per Israele, Nazione che vive in un contesto regionale ostile fin dalla sua fondazione. Gli attacchi hanno inviato un messaggio inequivocabile non solo all’Iran, ma anche ai suoi alleati: nessuna escalation sarà tollerata senza risposta. Netanyahu lo ha chiarito in un discorso al Knesset: “Abbiamo dimostrato che non siamo più disposti ad attendere. Chiunque sostenga la nostra eliminazione, sappia che colpiremo per primi”. Secondo “Haaretz”, nonostante le critiche internazionali, il successo dell’operazione ha rafforzato Netanyahu sul piano interno, diminuendo la pressione dell’opinione pubblica che temeva una guerra prolungata come quella del 2006 con Hezbollah. L’attacco ha inoltre messo a nudo l’inefficacia della difesa iraniana. Nonostante il dispiegamento di batterie antiaeree russe e cinesi, le forze iraniane non sono riuscite a difendere né gli obiettivi civili né quelli strategici. In un solo giorno, secondo “Al Jazeera”, Israele ha colpito oltre 80 infrastrutture militari e logistiche. Questo ha dissuaso anche i partner dell’Iran: né la Russia né la Cina si sono attivamente impegnate, lasciando Teheran isolata diplomaticamente. Israele ha quindi dimostrato di poter colpire ovunque e con precisione, senza un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti. In un contesto in cui gli USA cercano di ridurre la propria presenza in Medio Oriente, Israele si posiziona come attore capace di azione autonoma ad alta intensità.
Nina Celli, 18 giugno 2025