Israele ha invaso lo spazio aereo iraniano, colpito obiettivi nel cuore di Teheran e bombardato impianti sensibili senza un’autorizzazione dell’ONU, senza un attacco preventivo iraniano e senza che vi fosse un’immediata minaccia letale. È a tutti gli effetti un’“aggressione unilaterale”. In un sistema di Diritto internazionale fondato sul principio della sovranità, l’azione di Tel Aviv ha violato in pieno l’articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite: nessuno Stato può usare la forza contro l’integrità territoriale di un altro, salvo in caso di attacco armato o con autorizzazione del Consiglio di Sicurezza. La narrazione dell’autodifesa preventiva, tanto evocata da Israele, ha un problema giuridico: non esistono prove verificate che l’Iran stesse preparando un attacco imminente. L’AIEA ha confermato che, pur essendo avanzato, il programma nucleare iraniano non ha raggiunto la soglia critica per la costruzione di una bomba, e soprattutto, “non sono state riscontrate fughe o anomalie nei siti colpiti”. Secondo Stefania Maurizi, giornalista investigativa, “i principali siti nucleari erano intatti, e le accuse israeliane si basano su presunzioni e non su prove concrete”. Questa discrepanza tra retorica e realtà mina la credibilità dell’azione. Non si tratta solo di legittimità politica, ma di tenuta dell’intero ordinamento internazionale. Inoltre, l’assenza di un mandato ONU rende l’azione ancora più grave. Nessuno Stato, nemmeno alleati storici come Germania e Francia, ha riconosciuto formalmente la legittimità dell’attacco. Il Regno Unito si è limitato a “muovere asset militari nella regione” come misura di contenimento, mentre la Cina e la Russia hanno condannato l’azione israeliana come “una minaccia alla stabilità globale”. Il pericolo maggiore, però, è il precedente. Se Israele può attaccare l’Iran in nome di una minaccia presunta, quale sarà il limite per altri Stati? Domani sarà l’India a bombardare il Pakistan preventivamente? O la Turchia ad agire unilateralmente in Siria? La legalità internazionale non può essere riformulata sulla base delle percezioni soggettive di rischio, altrimenti si aprono le porte all’anarchia strategica. L’attacco israeliano, dunque, non solo è illegittimo sul piano normativo, ma è pericoloso sul piano storico. Non ha fermato il programma nucleare iraniano, non ha ottenuto l’approvazione delle Nazioni Unite e ha solo esasperato un conflitto già acceso, portando l’intera regione a un passo da una guerra generalizzata.
Nina Celli, 18 giugno 2025