La narrativa secondo cui l’AI ci controllerà perché “deciderà al posto nostro” trascura una verità fondamentale: l’intelligenza artificiale, se progettata con scopi umanistici, non sostituisce il giudizio umano, ma lo rafforza. Lungi dall’essere uno strumento autoritario, l’AI ben regolata può essere una forza di emancipazione, riducendo bias, ampliando l’accesso alle informazioni e supportando decisioni più consapevoli. Il caso di Amburgo, documentato dall’OECD nel 2025, mostra come l’AI possa liberare capacità umane piuttosto che sostituirle. Qui l’AI ha accelerato l’assegnazione di sussidi sociali durante la pandemia, risparmiando 3.000 giornate lavorative senza eliminare personale, ma spostando l’attenzione su funzioni a maggiore valore umano. Il potere decisionale è rimasto umano, mentre la macchina ha svolto la parte ripetitiva. Anche nel campo giudiziario, l’adozione di strumenti AI per analisi documentale o simulazione di scenari legali non implica un’automazione del giudizio, ma un suo arricchimento. È l’essere umano che interroga il modello, non il contrario. Come mostrano i dati dell’OECD, le AI odierne restano confinate tra i livelli 2 e 3 su una scala di 5, ben lontane da capacità morali, empatiche o interpretative tipiche del giudizio umano complesso. La vera minaccia non è l’AI, ma l’uso irresponsabile che se ne potrebbe fare. È qui che entrano in gioco modelli di “governance agile”, come quelli promossi dall’OECD nel 2025: iterativi, co-creati con cittadini e sviluppatori, orientati a proteggere i valori fondamentali. Una governance intelligente non solo previene abusi, ma crea sistemi che restituiscono controllo all’utente: spiegabilità degli algoritmi, possibilità di rifiuto, diritto di contestazione. In questo senso, l’AI diventa un’alleata dell’autonomia: amplifica la conoscenza, riduce i margini di errore, smaschera bias inconsapevoli e restituisce tempo all’essere umano. Delegare non significa cedere autorità, ma potenziare la capacità di scegliere con più strumenti. Per questi motivi, parlare di “controllo” è fuorviante. L’AI, se ben progettata e gestita, non decide al posto dell’uomo, ma insieme all’uomo – in una nuova alleanza cognitiva fondata sul rispetto reciproco.
Nina Celli, 13 giugno 2025