La classificazione delle sostanze stupefacenti in “pesanti” e “leggere” non è accettata dagli studi scientifici: “è necessario sottolineare un aspetto che fa giustizia di alcune superficiali valutazioni circa la pericolosità delle droghe e, quindi, della loro classificazione in ‘leggere’ e ‘pesanti’ (definizioni create e sostenute dal movimento antiproibizionista), che non ha senso e non solo perché in dottrina è inesistente ma perché è ovviamente più corretto fare riferimento agli effetti che le sostanze determinano sull'organismo; in tal caso, va ulteriormente sottolineato che vi possono essere ‘effetti pesanti’ da un uso di droghe cosiddette leggere ed ‘effetti leggeri’ da quello di droghe cosiddette pesanti: tutto infatti è condizionato dalla quantità di sostanza assunta, da come viene ‘acquisita’ dall’organismo (iniettata, fumata, aspirata), dalle condizioni fisiche dell'assuntore e, infine, dal fatto che l’uso sia intenso e ripetitivo o del tutto occasionale” (Pietro Soggiu, Droga, Il libro dell’Anno “Treccani.it”, 2002).