Le statue non sono solo testimoni silenziosi del passato: esse comunicano valori. Quando quei valori includono il suprematismo bianco, come nel caso di monumenti confederati, il messaggio implicito è di tolleranza o addirittura di celebrazione dell’odio. Secondo lo storico Henry Louis Gates Jr., questi simboli “alimentano il timore che alcuni vogliano riportare l’America a un’epoca di segregazione razziale”. L’impatto psicologico è significativo: Tommye Finley, cittadina afroamericana di Richmond, afferma: “Perché costruire un viale per dei perdenti? È un sistema che dice: abbiamo ancora il potere”. Le statue attraggono tutt’oggi movimenti suprematisti, come dimostrato dal raduno del 2017 a Charlottesville o dalla radicalizzazione di Dylann Roof nel 2015.